Mostra personale di Roberta Zucca
Il concetto espresso nella Tavola di Smeraldo con le parole: “Come è in alto così è in basso”, e che corrisponde al “Come in Cielo così in Terra” della preghiera cristiana, rappresenta la spiegazione del miracolo della pietra filosofale e della trasmutazione alchemica, che consente ad ogni individuo di trasformare il piombo che si annida nel suo Io in Oro. Secondo quanto scritto, il Microcosmo (l’uomo) corrisponde esattamente al Macrocosmo (Dio-il Tutto). Così come tutto è nel Tutto, il Tutto è in tutto. Ogni individuo è nato per essere strumento di realizzazione della propria Anima sotto la guida del suo daimon ed è un ingranaggio del meccanismo perfetto che è Dio.
Ciascun singolo pezzo esposto rappresenta una chiave o principio, esplicitato nella pergamena di accompagnamento che aprirà le 22 porte della “via del Risveglio”; 22 come i tarocchi, detti anche lame, poiché non sono altro che degli specchi per guardarci dentro e risvegliare il nostro Io immortale. La maggior parte degli esseri umani è tra dormienti o sognatori; sono pochi coloro che si risvegliano riscoprendo la loro vera natura.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora…
Roberta Zucca
Non sono un'esperta di pittura o scultura, ma come sceneggiatrice posso dire di lavorare da diversi anni nel campo dell'immagine, della comunicazione visiva e quindi dell'arte.
Credo che l'arte sia un modo estetico di esprimere la propria interiorità; il risultato di un percorso che parte dall'interno per arrivare all'esterno, attingendo dal nostro immaginario più profondo. Durante questo viaggio, accadono tantissime cose: ci trasformiamo, ci avviciniamo agli altri, ce ne allontaniamo, cerchiamo nuove forme, nuovi colori, nuovi materiali da plasmare e coi quali fonderci. Il fascino sta tutto nel percorso, la bellezza nello scoprire che, arrivati a destinazione, comincerà un nuovo viaggio.
Roberta Zucca fa il suo ingresso nel mondo dell'arte con la scioltezza e la consapevolezza di chi desidera ardentemente condividere il proprio percorso con gli altri, usando un linguaggio universale - quello degli archetipi - e lasciando il proprio inconscio libero di esprimersi e coinvolgere chi guarda. Lo fa da autodidatta, ma con una forza disarmante, frutto di una lunga incubazione durante la quale non ha mai abbandonato matita e colori, da sempre strumenti per lei di connessione con la propria spiritualità. Io le definirei “opere spirituali”, laddove spirituale rimanda al sentiero che l'artista ha sempre tracciato dentro e fuori di sé come legame sublime con il Divino e con l'Altro.
Carla Marcialis