“L’arte non consiste nel rappresentare cose nuove, bensì nel rappresentarle con novità”. Se l’aforisma di Ugo Foscolo fosse verità incontestabile, Sandro Serra sarebbe a un passo dall’Olimpo dell’arte in quanto le sue opere pittoriche mostrano novità di rappresentazione non contestabile: forme, oggetti, colori, frasi e versi si alternano nel rigore geometrico della tela impreziosita da minute annotazioni cromatiche, solo in apparenza casuali, frutto invece di precisi calcoli e ritmi compositivi. Un rigore formale, quindi, non fine a se stesso, ma indispensabile all’illustrazione del tema che, nel caso specifico della mostra allestita in Castello, è in bilico fra il tempo e lo spazio, fra l'implacabile limite dell’esistenza e la drammatica inafferrabilità dello spazio.
Sono questi i temi nuovi su cui si confronta l’uomo contemporaneo? No di certo, non sono nuovi; come è certo che non è stata posta la parola fine sull’eterno dilemma esistenziale. Ma ogni parola che si aggiunge è un contributo alla riflessione e all’approfondimento. Lo stesso Jackson Pollock, con la sua schizofrenica pittura d’azione, non era consapevole dell’importante contributo che i suoi gesti violenti ed energici davano al movimento informale americano: la pioggia di colori che cadeva casualmente sulla tela, sovrapponeva toni su toni facendo emergere, alla fine, solo “l’essenza” della rappresentazione cosmica, della materia. È interessante riflettere anche sulle parole del critico americano Harold Rosemberg che sugli artisti come Pollock disse che “a un certo momento i pittori americani cominciarono a considerare la tela come un’arena in cui agire, invece che come uno spazio in cui riprodurre, disegnare, analizzare o esprimere un oggetto presente o immaginario. La tela non era più dunque il supporto di una pittura, bensì di un evento”.
Quanto vera e acuta fosse quella considerazione lo si capì presto perché fornì la chiave di lettura di una fetta consistente e fondamentale dell’arte contemporanea. Una lezione che, pur con i doverosi distinguo, deve essere stata recepita anche da Sandro Serra a cui non interessa più “riprodurre, disegnare, analizzare o esprimere un oggetto” sulla tela. La tela diventa (per mezzo del disegno, dell’oggetto, del colore, dei testi) il teatro di un “evento” artistico che serve a stimolare le intelligenze, a provocare reazioni, a ricordare concetti, a ragionare e discutere. In definitiva, a scuotere le coscienze. Se le opere di Sandro Serra riescono (come riescono) a provocare emozioni e riflessioni significa che l’artista è sulla buona strada. Significa cioè che il percorso iniziato è quello giusto, che la meta si intravede, ma va conquistata con tenacia, caparbietà, rigore e consapevolezza che l’impresa sarà faticosa. Estremamente faticosa.
Gianni Perrotti
Mostra "Tra Tempo e Spazio" di Sandro Serra
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