Ho letto le sue considerazioni sul procedere dell’arte, sull’impegno personale e sulla volontà di dedizione che in essa riversa. Ciò è lodevole, e mi fanno concretare riflessioni come: l’urgenza di avvertire una forte pulsione, vera e propria gemmazione da un qualcosa d’indistinto che potremmo chiamare genericamente ‘astrazione’, opportunamente posta fuori da quel demagogico sociologismo teso oggi a ridefinire l’arte quale performance votata ai binari del consumo, della moda, e ancor più dell’esasperazione tecnica. Quindi la necessità, come lei dice, di un’ascesi la trovo anche ‘pura’ per l’intenzionalità ansiosa di riflettere le proprie urgenze spirituali.
La citata necessità derridiana del sacro, del numinoso direbbe Eliade, costituisce motore di propulsione per tale ricerca. Una ricerca che trova sponda sulla valenza letteraria, sul suo umore, sulla dimensione e rafforzamento d’una poetica che, proprio attraverso l’immagine, segna il percorso di un’esistenza (calco di tante esistenze), senza però rinunciare all’umiltà che la faticosa ricerca della conoscenza impone. Ciò, fuori dal mito di Narciso: rompere, dunque, le barriere egotistiche e la teatralizzazione del gesto pittorico, del signum che marchia, contemporaneamente, esistenza e parole.
Ho visto anche il blog, ben centrato, con considerazioni critiche non sempre attente ai valori della speculazione e dell’analisi, comunque convenientemente aperte al dialogo.
Non ho suggerimenti particolari se non lavorare con lentezza, lenire le ansie, dosare le presenze, tutto ciò per mettere a nudo, fin dove possibile, la propria anima.
Un caro saluto, e buon lavoro
Aldo Gerbino
commento alla mia poetica del critico e letterato Aldo Gerbino
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