L'arte di Andrea Muston
Il sorprendente, poliedrico, innovativo e mai banale autore Andrea Muston crea un proprio stile, una propria timbrica in un’arte composita, che unisce la pittura alle parole e l’idea alla rappresentazione fisica e materiale. Muston, maestro della grafica, sceglie in pittura di percorrere la via del segno, alla continua ricerca della conoscenza, il cui anelito interiore appare insaziabile. Di pari passo Muston sperimenta, così, svariate tecniche e molteplici materiali in percorsi, strade, rotte, vie, sentieri, molto diversi fra loro, ma tendenti univocamente ad una meta comune: il messaggio da esprimere. Un’arte pensata e organizzata teatralmente, sicché l’autore diviene contemporaneamente regista, scenografo e sceneggiatore. Ruolo fondamentale spetta, così, all’osservatore-lettore al quale è rivolta. Oltre al pregevole ed intrigante significante, “chi guarda” è invitato a volgere all’ermeneutica, all’interpretazione per cogliere il significato. L’arte di Andrea Muston, quindi, si pone l’obiettivo di scuotere le coscienze, di risvegliare gli animi per rendere l’uomo da spettatore ad attore protagonista. È il caso di Ora d’acqua – 2012, (visibile su YuoTube nella galleria dell'Artista) dove gli esseri umani, con l’ombrello in mano, girano in tondo come dei carcerati nell’ora d’aria. La porta è murata, fuori la finestra è buio. L'opera suggerisce senza equivoci che il difficile da trovare è il vivere. Allo stesso modo in Inganno – 2015 i legami amorosi intrecciano e annodano il volto della donna, su uno sfondo rosso che sembra più richiamare la passione ed il dolore, piuttosto che l’emozione. Come la Vita, anche L’Amore vero ed il rispetto dell'essere donna sono difficili da trovare. L’opera Be cool – 2012, (anche quest'opera visibile su YuoTube nella galleria dell'Artista) invece, con una testa fatta a strisce del soggetto rappresentato, sullo sfondo giallo del dubbio, suscita l’interrogativo, molto attuale, se “tagliare le proprie radici” possa aprire davvero la strada della felicità. Ma è con Esodo e con In morte del Physeter macrocephalus Linnaeus Albus noto Moby Dick – 2020, che Muston desta più fortemente i sensi, l’animo e la coscienza sopiti. Nel primo, la figura dell’uomo in trasparenza sta quasi per scomparire. Nel secondo il mitico leviatano Moby Dick non è ramponato e inseguito da Achab, ma è ucciso dalla banalità sconcertante di un’umanità di plastica. Il messaggio è chiaro: la vita e la morte del mondo dipendono da noi uomini, che abbiamo l’immenso potere di far divenire qualcosa il nulla e qualcuno il nessuno.
Massimo Gherardini [Critico d'Arte]
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