Cronistoria

La mia vita artistica

Filtri: Tutti gli anni 2024 2023 2019

2024

Nell'ambito della rassegna dedicata ai mestieri del cinema "La bella estate", promossa dal Comune di Livorno e dalla Cooperativa Itinera, dal 30 luglio al 30 settembre 2024, sarà visitabile la mostra In praesentia della fotografa Manuela De Rosa, presso la Biblioteca Labronica di Villa Maria.
La mostra raccoglie scatti realizzati in eventi dal vivo dal 2010 al 2020.
 - Concept -

In praesentia.
La fotografia come costante che unisce eventi performativi rigorosamente “in praesentia”.
Dieci anni di eventi dal vivo e fotografie realizzate dall'autrice, Manuela De Rosa, in diverse città
italiane, dal 2010 al 2020, testimone di un ripetersi di concerti, performance teatrali, spettacoli di
danza, mai uguali a sé stessi, eppure quasi sempre elementi di una struttura definita, come un tour o
uno spettacolo inteso come commistione mediatica agìta e sperimentata.
Cosa caratterizza il rapporto tra la fotografia e la performance nelle sue variabili? Esistono costanti
nell'uso di un automatismo come quello del mezzo fotografico che ancora sembra “faccia tanta
paura?” (Marra, 2001)
Quale possibilità di interpretazione e quale grado di libertà restano al fotografo spettatore,
osservatore e partecipe di questi eventi? Avviene un cambiamento ipotizzato da Hans Georg
Gadamer nel suo Verità e Metodo mentre l'osservatore incontra un'opera d'arte o in questo caso il
fluire di un'esecuzione nella performance, o si presenta un'oggettività dello spettacolo? Spazio,
corpo e movimento costituiscono il soggetto dell'immagine o ne individuano le forme?
Nell'approssimarsi ad una riflessione, una selezione di immagini fotografiche si pone come invito a
riconsiderare il concetto di fotografia come “presenza in assenza”. L'immagine che resta è stata (ed
è) l'interazione tra macchina, fotografia un evento e il proprio (o i propri) tempo.

2024

71 gradi Nord, 10 minuti e 21 secondi, sono le coordinate della latitudine di Capo Nord, in Norvegia, uno dei punti estremi dell’Europa e lo stesso dal quale nel lontano 1998 scattai alcune fotografie, rigorosamente analogiche in bianco e nero. In realtà il promontorio di Knivskjellodden, visibile in una delle fotografie e situato sulla punta Nord dell’isola di Magerøya, costituisce il vero punto estremo settentrionale, ma spesso i turisti non sono a conoscenza di questo aspetto, come del resto non lo ero io.

In poche parole, il punto di ripresa costituiva nella mia mente l’estremità del continente. La ricerca di luoghi essenziali ed eccessivi nello spazio si accostava al mio interesse per una fotografia fortemente contrastata, ispirata ai paesaggi e alla fotografia del regista svedese Ingmar Bergman.

Il paesaggio come elemento di confronto si fonde, a distanza di tempo, con immagini digitali, realizzate in autoscatto, e sovrapposte attraverso l’elaborazione digitale. Successivamente intervengono ulteriori elementi, tramite acqua e oggetti, i quali ri-fotografati si vanno a stratificare sull’immagine originaria.

Nell’ambito della tematica “La natura ama nascondersi”, per l’edizione del Circuito OFF di Fotografia Europea 2024, come autrice intendo proprorre una riflessione sull’evoluzione delle tecniche fotografiche e le possibilità di elaborazione digitale che pongono in essere orizzonti e domande sul ruolo della fotografia. Questa serie vuole porsi come manifestazione di un percorso personale, condensando in una sola immagine, scelte e sperimentazioni realizzate in più di vent’anni, anche se realizzabili in pochi minuti con le tecnologie di oggi, se non per il viaggio, il quale richiede ancora tempi “analogici”, anche se sempre più rapidi.

I diversi livelli del tempo e gli esiti di un percorso personale, come le diverse esperienze che lo portano a svolgersi restano forse uno dei maggiori aspetti di specificità umana della fotografia, la quale, sebbene soggetta storicamente al cambiamento, rimane testimone e occasione di scoperta dell’esperienza.

Dal 26 aprile all’8 giugno presso il Relive Coffee and Lounge Bar Piazza della Vittoria 1/F Reggio Emilia.


2023

Brutal

Partecipazione a "L'altra donna", Festival di Fotografia Femminile, Prima edizione, Livorno 2023


“Ma come può essere controllata una produzione come

quella fotografica, diffusa così capillarmente

e così legata al desiderio individuale?

[…]

tutto quanto non rientrerà

in questo corpus verrà respinto

in un limbo, non solo di insignificanza,

ma anche di miserabilità”.

(Franco Vaccari, 1979)




L’automatismo del mezzo fotografico, fin dagli esordi, è stato spettro di una mancanza di riconoscibilità estetica e di mercato. Il controllo sul processo fotografico ha rappresentato il solo approccio capace di “traghettare” la fotografia verso il tanto agognato mercato dell’arte. Presto si è reso necessario stabilire dei canoni al fine di controllare una produzione ampiamente diffusa ed estremamente sfuggente e realizzata spesso al di fuori di un contesto professionale, per puro piacere o interesse personale. La storiografia dell’arte, o della fotografia stessa, (ma, si potrebbe dire, la storiografia in generale), trasmette ai posteri i nomi dei “grandi”, prevalentemente da un punto di vista maschile, ma soprattutto “borghese”. I canoni estetici attraverso i quali stabilire il valore o il significato di un’immagine fotografica hanno attinto inizialmente dai modelli della pittura, per poi essere gradualmente messi in discussione nel Novecento, finendo comunque per dialogare con il mercato delle immagini.

2019

Mostra Fotografica "Visioni", Pisa, Caffè Letterario Volta Pagina
29 maggio - 29 giugno 2019
Mostra realizzata con il patrocinio del Comune di Pisa, insieme all'artista Sara Vannucchi.

2018

1 dicembre 2018 – 14 gennaio 2019, “Magnitudo”, videoinstallazione, in collaborazione con l'artista Nicola Buttari.
Dipartimento Arti Visive del Comune di Soresina (CR), DAV, collettiva “Il Senso delle Parole”, a a cura di Francesco Mutti.

2018

Mostra "Flashtag", Spaziobono 19, Pisa.

Dal 6 al 31 luglio lo Spaziobono19 a Pisa ospiterà alcuni miei ritratti fotografici nell'evento #Flashtag.
Inaugurazione: venerdì 6 luglio ore 19.30, piazza Sant'Omobono.

Le immagini diventano occasione di esperienza, invitando l'osservatore alla partecipazione e non alla mera “visione”.

Partendo dalla fotografia, dal corpo e dagli oggetti, il medium diventa veicolo di ri-costruzione, rinsalda un legame tra la realtà fisica dietro la macchina, il vedere dell'osservatore, e un agire o co-agire, magari per poter dire la propria, o semplicemente per non far nulla.



Il termine “flashtag”richiama gli anni ottanta, ma anche la velocità e il passaggio nella memoria o nella rete della condivisione 3.0, per poi diventare strumento narrativo, performativo polisemico.

Anche se l'hashtag in questione non ci appartiene, l'invito è ad utilizzarlo come riferimento per la condivisione online.

Sta a voi, la transizione dall'immagine “vista”, all'immagine “agìta”, partecipata. Vi aspettiamo dunque, venerdì 6 allo Spaziobono 19.

2017

15 luglio - 30 settembre 2017, partecipazione ad "Artinsolite", Lajatico (PI), a cura di Carlo Alberto Arzelà. con la mostra "Pròlogo" e l'installazione "Calypso", in collaborazione con l'artista Nicola Buttari

Opera di riferimento: Pròlogo#1

2017

Partecipazione alla mostra collettiva "Rizomi", a cura di Carlo Alberto Arzelà, presso il Tempio della MInerva Medica a Montefoscoli (PI), con l'installazione "Prìstina".

2017

Mostra fotografica "Sleeping Beauty Strip", Spaziobono 19, Pisa.

Sleeping Beauty Strip
“Can’t you see my pocket knife
You can’t make me be a wife”.
(PJ Harvey, Pocket Knife)






Sleeping Beauty Strip nasce nel 2014 dall’incontro a Reggio Emilia con Ilaria Ruozzi, con la quale decidiamo di realizzare alcuni scatti all’interno dell’ex discoteca Marabù, ormai in disuso.

Ilaria mi propone di indossare l’abito da sposa della madre, abbinato ad un paio di Converse All Star rosse. Decido, forse per caso di aggiungere il mio velo da sposa all’abito e dopo un pranzo insieme al fusion lungo la strada ci mettiamo al lavoro. Prima che la giornata finisca riesco a pungermi la pianta del piede su un chiodo arrugginito, che trapassa le mie Converse, stavolta nere.
Scampata al tetano grazie ad una pronta iniezione di immunoglobuline, durante gli studi al Dams di Bologna, ho il tempo di imbattermi nella lettura del libro Sesso Arte e Rock’n’ Roll del Professor Fabriano Fabbri, grazie al quale scopro la canzone Pocket Knife di PJ Harvey, trovandomi io stessa nel limbo emotivo e giuridico che intercorre tra la separazione e il divorzio.

Nonostante la consuetudine ormai acquisita, la scelta di sciogliere un vincolo resta spesso condizionata dai rapporti che ci hanno formato nell’infanzia e che continuano a confondere la visione di sé stessi mentre si percorre il proprio cammino di ricerca.
Sleeping Beauty Strip è un modo per ricordare quanto i legami ancestrali, nella fattispecie quello con la propria madre per una donna, siano a volte un velo attraverso il quale filtriamo la percezione di noi stesse e degli altri, in un tentativo di emancipazione che spesso arriva solo in età adulta e a volte mai o solo in superficie.
Rinunciando ad una visione nitida in favore dell’azione corporea e del movimento in una sequenza di fotogrammi come un percorso che prevale sull’istante inteso come risultato, nell’immagine fotografica si rinsalda una relazione con la propria immagine interna, la quale modificandosi restituisce un’identità nuova, ma consapevole della propria natura fluida e permanentemente soggetta al cambiamento.
La Bella Addormentata attraverso l’incontro con l’altra, passa nel processo fotografico come nel tempo che porta a termine un ciclo, continuando in un nuovo essere a scomporre e ricomporre esperienze, fotografie, oggetti, spazi e quant’altro rimandi alla vita.

2017

Partecipazione alla collettiva "Vestigia", presso la TST Art Gallery di Livorno, con il progetto "Calypso", realizzato insieme all'artista Nicola Buttari.

Vestigia*

“…adgnosco veteris vestigia flammae…”
(Virgilio, Eneide, IV, 23)




Crocevia e incontro segnano la compresenza dei progetti Six Feet Under di Claudine Caribotti e Calypso di Nicola Buttari e Manuela Giorgia.

Convergono come vestigia, tracce, segni, processi di interazione e traduzione da un linguaggio verso l’altro e viceversa. Centro di smistamento semantico è il corpo, presente nella ricerca dei tre artisti, riconosciuto, conosciuto o disconosciuto in quanto tale e in quanto azione, che mostrando, ribadisce attraverso il medium la propria natura libera da costrizioni e significati consolidati.
Se come sosteneva McLuhan (1964) il “medium è il messaggio”, l’intersecarsi di media differenti rimescola le carte di un testo multimediale, dove ricerca estetica è esperienza fisica, intima, personale e relazionale, e possibilità di ridefinizione continua del senso.


*Vestigio: ve|stì|gios.m.av. 1306; dal lat. vest?g?u(m), der. di vestig?re “seguire le tracce”.

1. impronta del piede, orma: di vaga fera le vestigia sparse | cercai per poggi solitarii et ermi (Petrarca) | per anton., piede: ove vestigio uman la rena stampi (Petrarca) | fig., esempio, modello
2. fig., memoria, ricordo: vestigio del passato, le vestigia di un’antica fama | segno tangibile che rimane a memoria, monumento: le vestigia della civiltà cretese
3. spec. al pl., vesti, capi d’abbigliamento o d’equipaggiamento
4. anat. => rudimento

(Il Nuovo De Mauro, Dizionario della lingua italiana)

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