Un minuto.
Basta un solo minuto e ti ritrovi a mettere in discussione le certezze di una vita.
E ti chiedi che senso ha continuare a respirare, far battere il tuo cuore.
Perchè non c'è respiro, non c'è battito che non dipenda dai suoi respiri, dai suoi battiti, dai suoi sorrisi, dai suoi pensieri.
Poi, una mattina, senti di nuovo il caldo stringersi della sua mano nella tua, vedi un sorriso. Vuole una mela e i suoi occhiali.
E muta, rivolgi il tuo grazie, lassù, a chi sapeva che non ci sarebbe stata vita senza la sua vita.
Questa sequenza di immagini è stata la mia "fototerapia", che mi ha aiutata a somatizzare la più grande paura di una madre: la malattia di una figlia.
01
7
Ti piace questo sito?