CRISTO E' RIPARTITO DA EBOLI (God is one of us)

Grafica digitale su tela, 2024

L'opera è "site-specific", pensata proprio per la rassegna "Lenzuola d'Arte" e per la città di Eboli ed è stata esposta dal 21 giugno al 21 settembre al Museo Archeologico Nazionale di Eboli e della Media Valle del Sele per la III edizione della rassegna "Lenzuola d'Arte".Già il titolo richiama, parafrasandolo, il titolo del celebre romanzo di Carlo Levi, "Cristo si è fermato a  Eboli". Alle suggestioni letterarie si uniscono altri riferimenti, primo fra tutti quello che forse è il "lenzuolo" più famoso al mondo, ovvero la reliquia della Sacra Sindone, conservata nella cappella a lei dedicata a Torino, nella quale l'immagine del volto di Cristo sembra quasi impresso per irradiazione.Il messaggio dell'opera, tuttavia, come suggerisce la scritta riportata in basso che riecheggia il ritornello ("What if God was one of us?") della famosa canzone "One of us", cantata da Joan Osborne nel 1995, è che in ogni essere umano c'è qualcosa di sacro e divino, non a caso nell'Antico Testamento si afferma che Dio ha creato l'uomo "a sua immagine". Qui è lo stesso artista a prestare il proprio volto per lanciare questo messaggio universale (già il noto artista rinascimentale tedesco Albrecht Durer nel 1500 si autoritrae come Salvator Mundi) e lo fa ricorrendo anche al suo simbolo-firma, quello dello "sguardo divino", che ricorre in altre sue opere, derivazione dal simbolo dell'infinito. Nello stesso vi è, inoltre, possibile, scorgere anche il segno di riconoscimento  pisciforme utilizzato dai primi cristiani: pesce in greco si dice "ichtys", che era anche un acronimo che tradotto dal greco voleva dire: "Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore". Se nell'opera di Carlo Levi Cristo si arresta ad Eboli per non procedere oltre, qui la prospettiva è rovesciata: Eboli diventa, così, il punto di partenza per portare Cristo (e l'opera) in qualsiasi luogo.

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