LA MEMORIA MUTILATA - What kind of man?

Foto e acrilico su tela, 2016

Con quest’opera si vuole ricordare una delle pagine più buie della storia dell’Umanità, quando si è sistematicamente  mirato all’eliminazione del diverso dalla società, ossia lo sterminio perpetrato dal regime nazi-fascista nei campi di concentramento, dove trovarono la morte oltre 15 milioni di persone. L’intento è anche quello di mettere in guardia le nuove generazioni dai pericoli di simili derive della società, soprattutto in un momento in cui si fanno sempre più marcate le spinte xenofobe. Perché, come ricordava giustamente Primo Levi: «Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre».L’opera prende le mosse da una foto scattata nel campo di concentramento di Dachau, vicino a Monacco di Baviera, visitato nel 2007. Il titolo La memoria mutilata si riferisce proprio al rischio che l’Umanità possa dimenticare questa orribile tragedia e ricommettere gli stessi errori. Così, sull’immagine che rappresenta l’ingresso al campo di concentramento, con la tristemente nota scritta ARBEIT MACHT FREI (“il lavoro rende liberi”), compaiono macchie nere a simboleggiare l’oblio e il negazionismo. Altri elementi suggeriscono le menomazioni che si infliggono alla memoria: sono i triangoli colorati, con cui erano identificate le diverse categorie di prigionieri (rosso per i dissidenti politici, rosa per gli omosessuali, marrone per gli zingari, viola per i testimoni di Geova, azzurro per gli emigrati, verde per i criminali, nero per gli “asociali”, ossia vagabondi, etilisti, malati di mente, prostitute etc), troppo spesso dimenticate, anche durante le commemorazioni, che fanno riferimento quasi esclusivo al genocidio di ebrei (identificati con un triangolo giallo o una stella di David), ossia la Shoah, menzionata intorno al corrispondente simbolo, mentre gli altri restano anonimi. Si intende, dunque, dare voce a tutte le vittime della ferocia nazifascista, che si abbatteva perfino sulle donne ariane ree di “profanare” la razza, quando erano accusate di avere una relazione con un uomo ebreo (triangolo giallo sovrapposto a uno nero). Riecheggiando l’opera più nota di Primo Levi, Se questo è un uomo, la domanda What kind of man…? (“Che genere di uomo…?”) non solo pone l’accento sulla disumanizzazione dei Lager (che genere di uomo può concepire un simile abominio?), ma pone anche un altro interrogativo, relativo a quale genere di uomo avrebbero voluto “creare” i fautori delle teorie eugenetiche naziste. Vuole, d’altro canto, esortare alla riflessione più importante: che genere di uomo/donna vogliamo essere? Sotto l’antico simbolo religioso e beneaugurale della svastica, impropriamente strumentalizzato dai nazisti, compare, infine, una scritta, Miserere (“Abbi misericordia”), quasi una preghiera, innalzata più che per le vittime per quanti si sono resi complici più o meno colpevoli di questo immane crimine: ci può essere il perdono per l’Umanità che ha rinnegato se stessa, la propria insita diversità?
L’opera è stata esposta per la prima volta nel 2016 in occasione della prima personale dell’artista dal titolo “DIVERSITY – Oltre i Pregiudizi” presso la sede di Napoli della Banca d’Italia. Successivamente, nel 2023, è stata inserita nella mostra virtuale promossa da QUIA APS per la Giornata della Memoria.

Informazioni generali

  • Categoria: Mista

  • Eseguita il: 2016

Informazioni tecniche

  • Misure: 50 cm x 70 cm x 2 cm
  • Tecnica: Foto e acrilico su tela

Informazioni sulla vendita

  • Disponibile: no

Informazioni Gigarte.com

  • Codice GA: GA217400
  • Archiviata il: 30/08/2024

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