Viaggio nelle riserve indiane di Irene Cabiati per La Stampa
Viaggio nelle riserve indiane
IRENE CABIATI
21 Novembre 2021 alle 02:002 minuti di lettura
La foto di copertina della «Guida alle Tribù e Riserve Indiane degli Stati Uniti» (Mauna Kea Edizioni)
Ho camminato lungo i fiumi, attraversato praterie e mi sono affacciata sul ciglio dei canyon. Ho dormito intorno ai falò sotto le stelle, imparato la medicina delle piante, danzato ai raduni Pow Wow. Ho ascoltato antiche leggende e storie di violenza e soprusi, di pionieri in cerca di nuove terre e di sfilate di politici dalle intenzioni ambigue. Ho visitato le comunità dei nativi americani e i loro musei. Ho sentito la loro musica e le voci dei loro bambini.
Purtroppo non ho potuto gustare i loro cibi né sentire l’odore delle loro case. E nemmeno stringere le loro mani perché questo lungo viaggio è avvenuto davanti al computer, on line, seguendo la mappa tracciata da Raffaella Milandri, attivista per i diritti umani dei popoli indigeni, autrice della «Guida alle Tribù e Riserve Indiane degli Stati Uniti» (Mauna Kea Edizioni). Altre info qui www.gigarte.com/raffaellamilandri/home.
Il Pow wow è il raduno in cui ciascuna tribù ricorda costumi, danze e riti tradizionali ( tutte le foto pubblicate son di Raffaella Milandri
Il libro aiuta a prepararsi alla visita nelle riserve per comprendere la struttura sociale, l’organizzazione, i limiti e le aspettative delle tribù. Con la raccomandazione di comportarsi da turisti consapevoli, informati e rispettosi delle persone e dei luoghi che vanno a conoscere. Elenca numerosi siti delle varie comunità. Ne ho visitati alcuni e il viaggio virtuale ha alimentato il desiderio di andarci di persona. Nel sito dell’Hibulb Cultural Center delle tribù Tulalip, nello Stato di Washington, mi sono soffermata sul significato della scritta che anticipa l’ingresso «Dedicato a chi ci ha preceduti e a coloro che rimangono per tenere accesi i nostri fuochi culturali». Una di queste persone potrebbe essere proprio Raffaella Milandri.
Altri due libri di Raffaella Milandri dedicati ai Nativi Americani
Vivere nelle riserve
L’elenco dei siti delle riserve e di altre informazioni utili, è preceduto da un’introduzione - chiara e sintetica - di geografia, storia e antropologia. La Milandri segnala anche i dieci linguaggi nativi ancora praticati che caratterizzano le tribù: Navajo, Lakota-Sioux, Yupik, Keresan, Cherokee, Choctaw, Zuni, O’odham, Ojibwe, Hopi. L’americano, tuttavia, è diventato per molti la lingua più usata.
Un accompagnamento importante per arrivare alla comprensione del nocciolo della questione: come è stato possibile che alcuni popoli siano stati costretti a vivere in territori chiamati riserve. In questo caso quelle dei nativi degli Stati Uniti e dell’Alaska tenendo conto che il 70 per cento di loro vive fuori dalle riserve per motivi di lavoro, o per scelta inevitabile. Molte comunità hanno sofferto per povertà, sfruttamento, emarginazione, alcolismo, conseguenze di centinaia di anni di soprusi e ingiustizie.
Una giovane Crow sfila durante un raduno Pow Wow
Una storia da ricordare
Raffaella Milandri evoca la storia di un genocidio fisico e culturale lento e inesorabile, attivato all’epoca delle colonizzazioni, seguite da deportazioni, sterilizzazioni e abusi, adozioni forzate dei bambini, fosse comuni. Per non parlare della cessazione di alcune riserve con la perdita di sovranità e tutela: il provvedimento, poi considerato inumano e distruttivo, è stato sospeso alla fine degli anni Sessanta. Di qui in avanti è seguita una serie di riconoscimenti di diritti sull’educazione, la salute, lo sfruttamento di risorse, fino alla protezione dei prodotti artigianali.
La prateria della riserva Cheyenne
Il Covid ha imposto l’ennesima sfida, ma le microcosmiche nazioni dipendenti dal governo statunitense - scrive la Milandri -, hanno subito serrato i ranghi, imposto il lockdown e chiuso gli ingressi anche di fronte alla precarietà delle strutture sanitarie e, talvolta, anche di beni essenziali. Il grido di dolore per le persone colpite ha risuonato dovunque nelle danze propiziatorie e nelle preghiere. Sono riusciti a limitare i danni e si è riaffermata la consapevolezza di lottare ancora per conquistare l’autonomia dai prepotenti colonizzatori e dalle frivolezze del consumismo.
Irene Cabiati [Giornalista]
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