Olimpia Pino
pittrice
OLIMPIA PINO, nata a Scaletta Zanclea, nella provincia di Messina. Attualmente è Professore Associato di Psicologia Generale al Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università di Parma, dopo essere stata borsista all’Università di Padova e ricercatore all’Università di Palermo. Ha studiato per anni come le persone ricordano in laboratorio e nella vita quotidiana. Per capire come il cervello cambia in funzione dell’esperienza da alcuni anni si occupa di Brain Computer Interface e robotica. Il suo talento espressivo è riemerso dopo un lungo periodo di isolamento e cambiamento personale (https://olimpiapino.wordpress.com/). Le sue opere sono esposte su siti di arte nazionali ed internazionali.
Formazione
Ha cominciato a dipingere sotto la guida del padre e migliorato le proprie competenze al Liceo Scientifico.
Nella biografia sul tuo sito ho letto che hai iniziato a dipingere sostenuta e incoraggiata da tuo padre. In che modo il suo contributo è stato determinante? In che misura gli studi da te compiuti hanno migliorato le tue competenze?Mio papà era un uomo riservato e silenzioso, dedito al lavoro. Mi ha messo i pennelli in mano insegnandomi la pittura ad olio, quella che tutt’oggi uso prevalentemente e incoraggiando in modo critico i miei progressi; lui era autodidatta e aveva un’impronta realistica, per cui cercava di spingermi verso l’osservazione attenta e la riproduzione della natura correggendo gli errori e i difetti tecnici. Era un uomo mite ma vedevo i suoi occhi brillare quando realizzavo un’opera effettivamente bella ed era soddisfatto quando portavo a casa un premio o un riconoscimento. In questo devo anche ringraziare mia sorella che mi accompagnava in giro per la Sicilia quando ancora non avevo la patente per poter raggiungere luoghi dove si svolgevano eventi ed estemporanee. Il contributo di mio padre è stato importante perché mi ha anche instillato l’amore per la letteratura, soprattutto i classici, così ho imparato ad apprezzare Dostoevskij, Hemingway, Sagan, le figure dei loro personaggi sempre in lotta con le parti peggiori di loro stessi o le grandi sfide umane, i conflitti, le riflessioni sulla connessione con il resto del mondo o sul tema della morte.Ho compiuto studi scientifici per una sorta di protettiva razionalità che mi ha spinto a tralasciare gli studi artistici dandomi altre opportunità professionali; e, in realtà, non sono affatto pentita, considerando il percorso che ha preso la mia vita lavorativa. Allo scientifico si studiava molto la storia dell’arte che mi ha fornito tante conoscenze e ci si occupava sia dello studio tecnico sia di quello più prettamente artistico. L’ultimo anno del liceo alcuni di noi studenti siamo stati selezionati per un progetto di collaborazione avviato dal nostro docente con il Museo di Messina, adesso Museo Interdisciplinare regionale (MuMe), per la catalogazione delle opere ed io, in quel periodo, ho avuto la possibilità di rappresentare in diverse tavole che ancora conservo alcune opere o dettagli, una bellissima esperienza tra opere di Caravaggio, Antonello da Messina o Montorsoli!
Ho seguito un tipo di formazione scientifica che mi ha condotto su un percorso apparentemente diverso ma con molti punti di contatto.Il mio cv professionale e accademico è visionabile in www.unipr.it e su linkedin
Tematiche
Nelle “creature” di Olimpia Pino talvolta è il cromatismo a prevalere dando senso alla materia, altre volte è l’immersione in una intimità profonda e universale a regolare la nascita di mondi paralleli e metamorfosi in cui l’esistenza non è di una sola dimensione. Le sue opere mostrano il percorso conoscitivo ed esperienziale che l’hanno portata ad abbracciare l’astrattismo con una evidente eleganza e pulizia compositiva. Olimpia Pino (www.olimpiapino.wordpress.com) ha scelto la pittura per raccontare la sua storia e renderla, attraverso gli strumenti che l’arte le mette a disposizione, universale.Per superare i limiti intellettuali c’è la rivalutazione di un forte legame tra arte e scienza, del loro porsi l’una in funzione dell’altra e soprattutto la capacità di saper mettere a frutto le esperienze maturate nel corso degli anni, che l’hanno vista confrontarsi con diverse realtà: tutto questo emerge nella sua pittura, teatro di sperimentazione di una vasta gamma di stili, tecniche, tematiche, da quelle più intimistiche a quelle sociali.Una pittura, quella di Olimpia Pino che spazia dalle forme astratte al recupero di un’organicità declinata talora in naturalismo e in altre in espressionismo.Nell’intervista che segue l’artista racconta se stessa e la sua arte, non mancando anche di approfondirne alcuni aspetti scientifici e culturali legati all’emergere di nuovi orizzonti e al mutamento del contesto sociale.La prima è una domanda che rivolgo sempre agli artisti con cui dialogo. Come definiresti te stessa come persona?Questa è la domanda più difficile, ti puoi definire sotto tanti aspetti, interiore, sociale, professionale, estetico, quello che per te conta di più. E questa è già un’opzione. Sarebbe meglio essere definiti da quel che dicono gli altri di te. E poi ci si evolve in continuazione.Adesso credo di sapere molto meglio chi sono. Essere sinceri con se stessi, a prescindere dal tempo e dalle circostanze della vita, è una delle cose più coraggiose che possiamo fare. Ho sempre saputo di essere una persona che vive per aiutare gli altri ma comprendere questo percorso non è un processo automatico e mi ha messo di fronte a molti ostacoli, cambiamenti, esperienze difficili. Sono convinta, poi, che siano la sofferenza e il dolore a darti tante possibilità di miglioramento continuo. Sono una persona solida, affidabile, lungimirante. Una visionaria.
Il mio essere siciliana d’origine conta adesso meno di quanto ha contato per giganti come Guttuso, Terruso o Migneco perché si fonde in una cultura più vasta che non aiuta o aiuta relativamente poco a decodificare i tanti enigmi della mia pittura che magari tali resteranno perché appartengono allo scrigno delle esperienze e al ricettacolo affollato dei miei ricordi.
Nei paesaggi più o meno fantastici attuali spesso si avverte il soffio di un vento delle origini (“Altamarea”) anche quando si intuisce che il quadro di riferimento è cambiato profondamente e che mi muovo in uno spettro inventivo che si amplia di continuo (vedi “Ritorno a Itaca”). “Mattanza a Lampedusa” ad esempio, non si riferisce ad una reale mattanza di tonni ma alle morti di profughi e migranti in mare. Penso, infatti, che spostare il punto di osservazione con cui si guarda alle cose favorisca un’apertura mentale che può davvero estendersi nell’immaginare spazi, tempi, altre razze cosmiche. Così gli stili vengono ad armonizzarsi ed acquisire una singolarità densa di spessore, di potenzialità espressiva venendo a costituire l’immutabilità di fondo del mio carattere e della mia personalità.
Tecniche
Soprattutto olio su tela, acrilico su tela e polimaterico
Quotazione
C’è una storia che si compone di immagini. Queste a loro volta sono formate da segni, forme, da luci ed ombre, da colori. Una storia che ne narra altre, ispirate dagli eventi, da esperienze, da emozioni; storie che nascono per istruire, per narrare o più semplicemente per stimolare istinti emozionali e percettivi in chi le osserva. Questa storia non vuole trasmettere verità, ma, a seconda dei punti di vista, vuole trasmettere percezioni.
L’indagine è alla base di tutte le opere: colore e spazio danzano fra loro dando luogo all’interno delle tele a una delicata tensione che regola l’equilibrio. La maturità raggiunta dall’artista si percepisce dalla luminosità e dai giochi cromatici nati dall’accostamento di sfumature profondamente ricercate.
Premi
E’ stata insignita, sin dai tempi della scuola, di premi e riconoscimenti per opere realizzate (tra cui alcuni murales) o presentate in estemporanee o eventi organizzati nella Sicilia orientale. Il trasferimento all’Università di Siena e l’avvio alla carriera universitaria hanno segnato l’arresto della sua attività artistica e il confluire di tutte le sue energie verso studi scientifici.
Partecipazione a mostre, eventi, esibizioni• Digital Exibition “Perspective of Receptivity Arte Architettura - Palazzo del Turismo Riccione 3 - 18 ottobre 2015• “L'Isola che c'è”, EA Editore a Palermo, Villa Castelnuovo 13-15 ottobre 2015• “Changing” (personale) Libreria Fiaccadori Parma, 4-31 gennaio 2016• “Dalla terra al cielo” (personale), Libreria Mondadori, Parma, 4-30 marzo 2016• “The artbox.project Miami 1.0”, Miami (CA), dicembre 2016• “Archetipi” (personale), Centro Accademico Maison d’Art, Padova, aprile 2017• “Invisible paths” (personale), Diari di Bordo, Parma, marzo 2018• Online Competition Spotlight contemporary art magazine, Honorable mention award, Aprile 2019
• “Proiezioni” (personale) - Psiche e natura, 27 luglio - 31 agosto 2019, Bore (PR).• Art San Diego – Word Wide Art and Artavita Pavillon Honorable distinction Circle Art Foundation, 2019• Concorso Nazionale Dantebus, Roma, 2021.• Artemente Collection, Jesolo, 27 luglio – 4 agosto 2024
Bibliografia
Attualmente è Professore Associato di Psicologia Generale al Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università di Parma, dopo essere stata borsista all’Università di Padova e ricercatore all’Università di Palermo.
Dalla Sicilia a Siena e poi a Parma. Tra luoghi diversi anche da un punto di vista culturale, che hai vissuto in tre differenti fasi della tua vita e, forse, quelle più importanti. Quanto di questi paesi hai assorbito e in qualche maniera hanno essi influito nella definizione della tua ricerca artistica?Studiare a Siena sul finire degli anni ‘80 e, successivamente, vivere a Palermo per più di dieci anni hanno rappresentato un distacco dall’ambiente familiare e sociale ma anche il distacco dalla pittura. Avevo deciso, da un lato, di non volere che i miei quadri rappresentassero un hobby perché la pittura è la rappresentazione di te stesso, della tua vita e non può essere limitata a qualche raro momento. D’altro canto, ritenevo che intraprendere seriamente una carriera in ambito scientifico richiedesse tutte le mie energie e il mio tempo; di conseguenza, ho smesso di dipingere.L’arrivo a Parma nel 2000, dopo le ovvie difficoltà di adattamento anche sul piano climatico, mi ha permesso di consolidare la mia carriera nell’Università. Qui ho dovuto far fronte alle prove più difficili della mia vita e, paradossalmente, proprio da queste è rinato il bisogno di dipingere. La pittura è stata il filo che mi ha tenuto attaccata alla vita. E mi ha permesso di superare i limiti intellettuali per giungere a una sintesi.
Ho studiato per anni come le persone ricordano in laboratorio e nella vita quotidiana. Per capire come il cervello cambia in funzione dell’esperienza da alcuni anni mi occupo di Brain Computer Interface e robotica.
Accantonata per diversi anni, durante i quali mi sono dedicata allo studio e poi alla professione di neuroscienziata, la pittura è diventata il mezzo attraverso il quale esprimermi per <<superare i limiti intellettuali>>.