Mario De Luca
artista
Sono nato nel 1959 a Sant’Elia Fiumerapido, un piccolo paese del centro Italia.
Provengo da una famiglia di umili origini, ma nonostante questo, si è sempre respirata in casa una grande apertura mentale nei confronti dell’arte.
Mio nonno Pietro in particolare, si dedicava con passione alla pittura come una sorta di secondo lavoro, riuscendo molto bene nel mestiere di affreschista di chiese.
Era un pittore classico, ma dotato della capacità di riprodurre qualsiasi opera in modo impeccabile, tanto da faticare a distinguerla dall’originale, in un periodo precedente allo sviluppo in Italia del mercato del falso d’autore.
Amava riprodurre anche le stesse tonalità dei colori d’epoca e questo nascondeva un’attenta ricerca da parte sua, nonostante fosse completamente autodidatta.
Mi tornano in mente le numerose riviste sui grandi artisti quali Raffaello, Tintoretto, Michelangelo, che comprava e conservava nel suo studio completamente intriso dell’odore di trementina, la resina che utilizzava per miscelare i colori ad olio; ricordo le sue tele incompiute e quasi lo rivedo curare in modo certosino i minimi particolari dei suoi soggetti, che una volta terminati, regalava alle persone del paese.
Da piccolo entravo in punta di piedi nella stanza, mi sedevo alle sue spalle e restavo a lungo ad osservarlo, senza intralciare, rapito dai suoi movimenti e da quelle figure che prendevano magicamente vita sulla tela. Ho conservato lo stesso atteggiamento fino ad oggi, quel rispetto sacrale per il silenzio, l’attesa, la rivelazione, che possono prendere forma soltanto attraverso una profonda introspezione e tramite la riflessione, processi fondamentali che mi guidano verso la realizzazione dell’opera.
Crescendo è stata quasi una conseguenza naturale dedicarmi ad un percorso di studi artistici, ma non conservo un bel ricordo, perché a partire dal liceo, l’impostazione dei tempi sembrava costringermi a regole e schemi che percepivo come gabbie da cui sentivo il bisogno esasperato di fuggire. Preferivo prendere un brutto voto, piuttosto che attenermi a quelle regole, ma poi avvenne qualcosa di inaspettato perché fu una supplente a rivolgersi a me con parole nuove. “Mario” mi disse “hai una mano d’oro. Il segno per un artista è tutto, tu lo possiedi ed è vibrante”. Ricordo che rimasi disorientato e continuai a disegnare impreparato a questa visione, ma lei se ne accorse e scherzò sul fatto di buttare fuori dalla finestra la gomma per cancellare, tanto le apparivo determinato nella mia creazione; immediatamente dopo mi regalò una simpatica similitudine tra una sciabola e la mia matita, per i tratti sicuri che sferzavo sulla carta.
Per la prima volta qualcuno mi aveva fatto credere in me stesso ed io conservo ancora oggi quella matita.
L’arte non si insegna. E’ questo il mio pensiero, si possono apprendere delle tecniche, ma confrontarsi con la propria anima è un discorso estremamente personale.
Io sento di essere nato scultore, nonostante abbia dedicato e dedichi gran parte della mia vita a dipingere.
Ho avvertito solo in una fase già matura della mia vita l’esigenza di dare tridimensionalità alle mie figure e trasportare nello spazio ciò che raffiguravo su una tela, ma l’illuminazione avvenne grazie all’incontro con l’artista Mario Velocci, che non conoscevo all’epoca, ma aiutai ad allestire una mostra basata su dei filamenti realizzati in acciaio. Quel materiale mi rimase dentro.
Si creò inconsapevolmente un legame, come se il metallo si stesse plasmando fino a fondersi con la mia anima; sentii una pulsione, lo stimolo per sperimentare una mia strada fatta di rame, bronzo ed ottone.
In quel periodo avevo deciso di spostarmi dal mio paese e fu l’arte a guidarmi e a farmi trasferire di lì a poco a Casalvieri, un piccolo centro della Valle di Comino, luogo silenzioso e pacifico dove aprii uno studio e trovai lo spazio di riflessione che cercavo e l’ambiente creativo ideale per comprendere cosa stesse accadendo nella mia vita.Mi riferisco soprattutto alla disabilità dei miei figli, un argomento di cui raramente parlavo in passato, ma che riverso da sempre inevitabilmente nella mia arte.La malattia è un tema difficile da affrontare, ma è stato attraverso le persone che mi hanno percepito in modo profondo, che sono riuscito a trovare la via. Nel tempo c’è stato chi si è commosso, chi addirittura ha pianto davanti alle mie sculture giustificandosi nell’aver conosciuto la mia storia e di aver reagito istintivamente perché “da tanta sofferenza, nasce tanta bellezza”.
Quei corpi strappati avevano comunicato fin troppo, ma per la prima volta, mi avevano anche fatto sentire meno solo…
So che la vita mi ha tolto tanto, ma mi ha anche restituito tanto dal punto di vista umano.
Ineluttabilmente ho mirato a dare movimento e vita alla materia statica, fredda e considerata inutile.
Così l’arte è divenuta la ragione della mia esistenza, la mia battaglia sociale, la medicina, ciò che mi fa sentire Uomo/Artista.
Potevo cercare nuova energia nella materia rifiutata ed abbandonata.
Antichi lampadari, borchie, maniglie, sculture, sono divenute la fonte delle mie composizioni.
In queste ogni oggetto ritrovato prende la sua nuova collocazione: la serratura diventa bocca, la maniglia il naso, il braccio di un lampadario un arto.
Il filo di rame cuce tutti gli elementi, l’argento diventa una lega preziosa per le saldature.
Nelle mie opere cerco di tirar fuori da questi oggetti intrisi di vita vissuta, una nuova energia densa di contenuti e simbolismi, nella speranza di far riflettere su come ciò che è considerato superato ed inutile, può dare vita a nuove e impensabili emozioni.La mia carriera artistica mi ha regalato risultati inaspettati, a partire dal terzo classificato nel lontano 1999 al Premio Calabria Cultura e Turismo che fu per me un vero e proprio trampolino di lancio. Da allora ho vinto numerosi premi, esposto in gallerie nazionali ed estere, avuto pubblicazioni, articoli, citazioni, conferenze e da sempre collaboro con altri artisti e chiunque voglia proporre un progetto valido, interessante e stimolante.
Posso citare la Biennale di Venezia, l’Expo di Milano, la mostra a Bergamo insieme a nomi come Andy Warhol, Mimmo Rotella, Maurizio Galimberti, ancora Montecassino, la Reggia di Caserta e Roma in diverse gallerie e presso La Nuvola, ma anche Londra, Malta, Madrid, Maastricht e Windsor in Canada; non dimentico di aver esposto nel 2013 in Sardegna accanto a “La donna in fiamme” di Dalì; ho avuto inoltre il privilegio di donare un dipinto a papa Giovanni Paolo II.
Nel tempo ho conosciuto molti personaggi illustri che hanno descritto la mia arte, quali il prof. Vittorio Sgarbi, il prof. Sergio Rossi, Giulio Caporaso, presidente dell’Associazione Italiana per la Cultura che segue e promuove ormai da anni i miei lavori.
Una delle persone che più ha creduto in me e che si è impegnata per la promozione delle mie opere, che conosceva in modo profondo fino a descriverle tutte, è stata il prof. Angelo Calabrese, critico d’arte e letterario di fama internazionale, giornalista, docente, autore di centinaia di pubblicazioni.
Abbiamo stretto nel tempo un’amicizia profonda e sincera che è durata fino alla sua scomparsa.
Lui coniò per la mia arte l’espressione “Archeologia futura” e mi ritrovo in questa visione, nell’azione del recuperare oggetti e frammenti che hanno avuto una vita ed ancora la racchiudono, fino a fonderli tra loro ed a trasformare dando una nuova esistenza, proiettandoli verso il futuro. Ogni filamento è un tendine e determina la fisionomia, l’espressione, l’equilibrio. Non sono soddisfatto fino a che gli elementi non si accordano, come in un arrangiamento musicale, elemento sempre presente come sottofondo durante l’atto creativo, a completare attraverso il metallo l’armonia che percepisco. Le opere che creo sono intrise di racconti e si possono guardare “dentro” e sono come le persone che prediligo, quelle che solo apparentemente sembrano più deboli, fragili e prive di grande vitalità, ma se amorevolmente e pazientemente stimolate, possono riservare inaspettate emozioni, che insieme alle sofferenze e ai dolori, sono i sentimenti che attraversano l’uomo.
Bibliografia
1998 CASSINO (Mostra Personale)
1998 REGGIO CALABRIA – Premio “Calabria Cultura e Turismo” (Concorso)
1999 VERONA – Piazza dei Signori (Collettiva)
2000 SALERNO – “Solorosso” – Palazzo Genovese (Collettiva)
2001 REGGIO CALABRIA – Premio “Calabria Cultura e Turismo” (Concorso)
2001 SPINETOLI (AP), Museo d’Arte Contemporanea – Concorso Nazionale di Scultura di Spinetoli
2001 WINDSOR, Ontario, Canada – Santuario della Madonna di Canneto (Installazione)
2001 CITTA’ DEL VATICANO, Roma – Realizzazione di un’opera commissionata per Giovanni Paolo II
2002 CASSINO, Aula Pacis – Performance teatrale “Bucaneve” (Scenografie)
2002 ROMA, via Margutta, Galleria Giovanni Morabito – ModArt
2003 BARI, Galleria Artestruttura – “24° Art Expò” Mostra d’arte contemporanea
2003 MILANO, Museo della Permanente di Milano – “A tutto tondo” a cura di Duilio Zanni
2003 MORCIANO DI ROMAGNA, Rimini – Fiera di Arte Contemporanea
2003 CALVI DELL’UMBRIA, Terni – Collettiva
2006 TRENTO, Palazzo della Regione Trentino Alto Adige – “Tondi d’Autore” a cura di Duilio Zanni
2007 VITERBO – Vitarte, Fiera d’arte moderna e contemporanea
2009 SERMONETA – “Essere o apparire” Arte al chiodo a cura di Claudio Muolo
2009 PORTO CERVO – “SmeraldArte” a cura di Associazione Italiana per la Cultura”
2010 VELLETRI – “PAF – Presente Arte Futura” a cura di Prof. Angelo Calabrese e AIPLC
2010 CASSINO – “Ora et Labora” Abbazia di Montecassino – a cura del Prof. Angelo Calabrese e Prof. Antonio Ricci
2011 ROMA, Sofitel – “Materia & Energia” a cura di AIPLC
2011 ROMA – “Profilo d’Artista: incontro con Mario De Luca” a cura di Prof.ssa Maria Grazia Tetti
2011 VENEZIA – “LIV Esposizione Internazionale Biennale di Venezia”
2011 PORTO CERVO, Giardini – “I nuovi volti della Pop Art Italiana” a cura di Stefania Pieralice, Randini Tedeschi e AIPLC
2011 LONDRA, ICILONDON – Italian Cultural Institute London – a cura del Prof. Angelo Calabrese e del Prof. Antonio Ricci
2013 MILANO, Expo – “Scultura ed architettura: L’arte irripetibile di Mario De Luca” a cura di AIPLC
2014 MILANO, Expo – “Le sculture di Mario De Luca” a cura di AIPLC e Banca Mediolanum
2014 PORTO CERVO, MDM Museum
2014 BAJA, Cala dei Ginepri, L’Ea Bianca Luxury Resort – “L’arte di Mario De Luca. Materia & Energia” a cura di AIPLC e Banca Mediolanum
2014 ROMA, Holtel de la Ville – “L’arte di far rivivere l’Arte: L’Arte irripetibile di Mario De Luca” a cura di AIPLC e Banca Mediolanum
2015 MILANO, Triennale – “L’arte irripetibile di Mario De Luca” a cura di Triennale di Milano e AIPLC
2016 SATURNIA, Terme di Saturnia – “Benessere e Cultura. L’arte irripetibile di Mario De Luca” a cura di Terme di Saturnia e AIPLC
2016 NEW YORK – “Mario De Luca: Archivio Generale della Scultura” a cura di AIPLC
2017 SPERLONGA, Centro Storico – “Sculture nella chiesa sconsacrata”
2017 ROMA, Galleria la Nica – “Ri-Dare Forma”
2018 BERGAMO, Castello di Pagazzano – “Ritratti di donna” a cura di Fondazione Mazzolemi
2019 ROMA, Ospedale Gemelli – Personale
2022 POSTA FIBRENO, Centro Storico – Festival della Biodiversità del Lazio
2022 CASSINO, Rettorato dell’Università degli Studi di Cassino – Personale
2023 POSTA FIBRENO, Centro Storico – Festival della Biodiversità del Lazio