In quest’ultima serie di opere, gli strumenti iconografici sono offerti non dal segno, né dal ritratto, né dalla figurazione; è il colore che assurge a protagonista narrante del teatro cromatico di Sarchiello; non è valore aggiunto; è valore intrinseco, nota dominante che crea quelle che sono le possibili chiavi di lettura dell’opera, in un processo inventivo che forse l’artista governa sino ad un certo punto; in una fase successiva è la stessa tavolozza cromatica, sono gli stessi segni che governano la scena: il regista scompare per lasciare spazio ad una cosmogonia in cui domina uno spiccato senso spirituale. Si affaccia un’ansia di un mondo migliore che passi per la ragione, fremente d’amore e di passione; ecco i guizzi di luce che campeggiano sulle tele di Sarchiello, a volte galassie immaginarie, il coraggio di guardare verso il cielo con una meraviglia antica, di un bambino, di fronte allo stupore perduto….Rosso, nero, …Colori dalla forte valenza simbolica.”
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