Una lastra non è riproduzione fedele d’un organo reale, ma approssimazione delle consistenze. Sostituisce la realtà effettiva, fisica e, come un’orma, ne contrassegna la presenza. La forma ha sempre avuto a che fare con l’idea e conseguentemente con il divino eco del perfetto mondo neo platonico. Il corpo stesso, infatti, perde la sua mortalità, nel momento il cui la sostanza svanisce. Le ossa non sono più ossa, ma presenze, tracce d’un’identificabile sostanza che si perde sciogliendosi nel colore dell’elaborazione virtuale. La fisicità diviene ideale. Un percorso alternativo tramuta il soggetto in altro. Per quanto, infatti, si tratti di forme richiamanti la decadenza corporea, tramite l’elaborazione cromatica delle radiografie, l’empiricità del corpo svanisce. Inoltre, il colore ne annienta il legame, tramutando qualcosa di reale, in un oggetto del tutto ideale, spirituale. I colori sono il legame princpale con il sentire, con l’essere. Divengono i protagonisti dissimulando qualsiasi nesso con la realtà la cui apparenza giace appena percepibile. Si contrappone, quindi, il senso di una radiografia effettiva, atta a constatare lo stato di salute d’un paziente e l’essenza ideale d’un corpo umano.