Lucia Di Miceli

artista

Formazione

Lucia Di Miceli, nata a Palermo nel 1955, dopo alcuni anni si trasferisce a Roma dove frequenta il Liceo Artistico e la Facoltà di Architettura.
Si forma con i professori Giulio Carlo Argan, Leonardo Benevolo, Bruno Zevi. Rimane particolarmente affascinata dalle opere di Kupra e Malevich. Segue con particolare interesse il lavoro di Bruno Munari.
Negli anni '80 lavora nel campo dell'architettura di interni.
Nel 1990, a Roma, apre la Zenit, agenzia pubblicitaria, che opera fino al 2001.
La pittura e la poesia sono campi che l’accompagnano costantemente nel suo percorso espressivo.
Espone in mostre collettive in Italia e all'estero a Vienna ad Ajaccio a Parigi.  Le sue poesie sono pubblicate nella collana “Poeti contemporanei” presentata da Elio Pecora.
A Termoli, nel 2009, con l’artista Nino Barone, fonda l'associazione culturale Officina Solare e l’omonima Galleria, attiva fino al dicembre 2014. 
Nel 2015 viene premiata, dalla Commissione della Biblioteca Angelica, nella sezione grafica, del premio “Oltre il Libro”, con l’opera "Lorem Ipsum". Riceve la menzione Sgarbi per l’opera "Intrighi metropolitani" al Premio Isernia. Sempre nel 2015 entra a far parte dell’Associazione Arte Fuori Centro di Roma e,  nel 2018, il Il critico e storico Rosario Pinto la invita a far parte del Movimento Astractura.
In Molise le vengono commissionate alcune opere pubbliche:
-     la statua in bronzo di “Celestino V” collocata nella piazza di Sant’Angelo Limosano (CB);
-     la Pala “Madonna con Bambino” per  la chiesa dell’Immacolata Concezione in Riccia (CB); 
-     la “regione Emilia Romagna” per il monumento all’Unità d’Italia “Valturnant - 20 artisti per l’Italia” sito nella piazza di Rocchetta al Volturno (IS).
Il suo lavoro, nel tempo, passa dal figurativo all’astratto, esprimendosi attraverso linee, superfici e colori essenziali. I suoi lavori seguono, sempre più,  schemi geometrici rigorosi che affondano le radici negli studi di De Stijl e Bauhaus.
La sua più recente ricerca si articola attraverso la costruzione di volumi costituiti da superfici che, differentemente disposti, ricreano architetture immaginarie in cui l’uso di pochi colori puri alludono all’astrattismo concreto.