Io credo non ci sia nulla di casuale nel lavoro di Sghirinzetti, il suo è un procedere per addizione,
scomposizione, maltrattamenti e contaminazione di elementi attraverso inaspettato risultato
dalla combinazione di differenti materiali e colori.
Il suo procedere è un viaggio nella stramatura della forma per sostituirla con altre di diverse
consistenze, in secondo luogo la costruzione di trame del tutto personali che delineano l’entità
dell’irregolarità da conferire alla nuova materia.
Le sovrapposizioni, gli accostamenti, le inclusioni, gli abbinamenti cromatici fanno si che ci sia un momento nel suo procedere nel quale ci si accorge di aver creato un insieme armonico che esprime una certa forza e forse li si comprende che il lavoro è finito.
Attraverso materia quasi organica e viva , attraverso la sua manipolazione si creano pinti e
cuciture, spessori minimi o al contrario più consistenti che mischiati con sapienza danno un effetto tridimensionale, con ritocchi di colore che creano ombre interessanti nei passaggi cromatici.
L’arista nobilita i materiali, li manipola, li strana, ne mantiene il ricordo ma gli cambia il senso. Flavio Caroli parlando delle opere di Burri (da cui Sghirinzetti trae ispirazione) si chiede: “e come far capire che ogni metafora naturalistica è inadeguata, che nel cre9o c’è la musica Romantica ma c’è soprattutto Bach, che tutto è forma, pura, complessa, calcolatissima forma?… la sua fantasia sembra aver intuito il punto che unisce e divide la forma e l’uniforme ; l’immagine e la materia; l’arte e la natura. Porta il quesito alle estreme conseguenze: “ finisce “ l’informe …
In occasione della personale Superfici dell'anima presso Circuiti Dinamici
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