Formazione
Giuseppe Guerra è nato a Bergamo; vive e lavora a Treviolo (BG).
Fin da giovanissimo mostra vivo interesse per il disegno e il colore.
Diplomatosi in chimica, intraprende la sua attività lavorativa come perito industriale, pur continuando a coltivare la passione per l'arte.
Frequenta a Bergamo i corsi di disegno del nudo sotto la guida del maestro Luigi Arzuffi.
Il suo percorso artistico, orientato prevalentemente verso l'espressione pittorica, tende a indagare il reale per restituirne una visione destrutturata nella quale emergono prepotentemente le suggestioni e le emozioni del colore.
Ha partecipato a diverse esposizioni collettive.
Dal 2007 si dedica esclusivamente alla ricerca artistica.
Recentemente si è accostato alla tecnica della vetrata artistica perfezionandosi a Milano presso un importante laboratorio artigiano.
Tematiche
Diffido degli artisti che vogliono spiegare la loro arte. Non credo di poter spiegare i miei quadri. Come puoi spiegare da dove ti viene un quadro? Come puoi spiegare un sentimento o un'emozione? Un sentimento, un'emozione li puoi accettare o rifiutare, puoi lasciarti guidare da essi o no, ma difficilmente o solo in parte puoi spiegarli e razionalizzarli. Ciò vale tanto per l'artista quanto per l'osservatore. Come fai a porti come una sorta di intermediario fra l'opera d'arte e chi la osserva? Come fai a giudicare l'arte? Se un'opera è creata con cuore sincero e in buona fede essa ha pieno diritto di cittadinanza, che sia consacrata o no dai cosiddetti "esperti". Ad essa sola è affidato il compito di comunicare sensazioni, emozioni, sentimenti. Se vi riesce tanto meglio, se non vi riesce tanto peggio. Pablo Picasso diceva che in arte (ma non solo in arte, dico io) le intenzioni non contano niente, contano solo i risultati. Quando ho cominciato a studiare seriamente il disegno del nudo sotto la guida di un maestro(che ricordo con grande affetto e gratitudine) ho capito che il disegno richiede sopratutto una grandissima disciplina e mi ci sono buttato a capofitto, credo con buoni risultati. Ma quando decisi di intraprendere l'avventura del colore non sapevo cosa mi aspettava. Era qualcosa di completamente diverso. Esso richiedeva una totale apertura, un totale abbandono a un flusso, a una energia che sorge dalle profondità del "sé". Bisognava lasciare che questo magma incandescente trovasse da solo la sua strada per venire alla superficie e solidificarsi in forme e colori. E' un processo del quale nemmeno tu stesso sei pienamente consapevole. Per questo decisi di avventurarmi da solo in questo territorio. Ma mi rendevo conto che non era una percorso facile; solo per un bambino è naturale questo modo di fare arte ed è questo il motivo per cui i loro lavori sono spesso così belli e incantevoli. Decisi che non avrei "studiato" pittura, che non avrei più avuto nessun maestro. Decisi di essere un autodidatta. Volevo essere come un analfabeta dell'arte che cerca di costruire da solo il suo linguaggio. Dovevo solo lasciarmi guidare dal colore. Quando inizio un dipinto non so mai come andrà a finire. Certo, parto da un progetto; è necessario partire da qualcosa. Mano a mano procedo nel lavoro mi accorgo però che quel progetto iniziale è solo un pretesto; in realtà è come se fosse il quadro a portarmi dove vuole lui e non il contrario. A un certo punto mi rendo conto che devo abbandonare il controllo e lasciarmi condurre; non sono più io che comando ma è lui, il colore. In un certo senso non sono io a fare il quadro ma "è il quadro che si fa" (come direbbe un maestro Zen). E il dipinto prende alle volte una piega totalmente inaspettata, diventa qualcosa di assolutamente nuovo, qualcosa a cui non avevi minimamente pensato prima! E in quel quadro, a modo suo e senza che io me ne rendessi conto, c'è entrato di tutto e di più: qualcosa di un capolavoro visto in un museo o su un libro d'arte, qualcosa di un manifesto pubblicitario , di un oggetto, di un volto, di un paesaggio o di una fotografia che ti hanno colpito e anche qualcosa che viene dalla parte profonda di te. Va bene così! Ma non sempre tutto va via liscio; a volte sembra che questo processo si inceppi, ti sembra di non riuscire ad entrare in questa corrente, di non essere in sintonia. Allora non rimane che cancellare, rifare o distruggere. Quante tele ripassate col bianco!