Giovanni Mansueto

pittore

Giovanni MANSUETO

nato a Bari 1l 19.11.1955

da sempre dipinge per passione e dopo il diploma di Maturità Scientifica si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Bari, conseguendo il Diploma di Laurea in Pittura nel 1979

pittore, grafico, illustratore: ha realizzato le immagini di copertina di numerose pubblicazioni di cui ha curato anche l’impaginazione e la grafica interna

realizza presepi artistici



PRINCIPALI MOSTRE ED INIZIATIVE A CUI HA PARTECIPATO

• I Concorso Internazionale di Pittura "Federico II"

• I Concorso Nazionale di Pittura "Federico II - Ciro Fanigliulo"

• Personale Resurrection presso l’Auditorio Vallisa , Bari 1-15 aprile 2007

• Respiri d’infinito (itinerante) primo evento presso il Fortino, Bari 2008

• Numerose live-painting tra cui si segnalano quelle del 2007 e 2008 nell’ambito di Controfestival, organizzato da “Controradio” presso il Teatro Kismet, Bari

• Collettiva Il piccolo formato presso la galleria Nuova Vernice, Bari dicembre 2008

• Collettiva presso la galleria Nuova Vernice, Bari 20-30 marzo 2009

Formazione

Diploma di Laurea in Pittura

Tematiche

Parlare di un’opera pittorica comporta, a mio avviso, il realizzarne un’altra di diversa natura. Un dipinto o una scultura già parlano da sé in un linguaggio visivo che ha un suo codice, un suo alfabeto. Nel momento in cui se ne parla o se ne scrive, pertanto, si opera una “traduzione” nei linguaggi propri della cultura orale o scritta. Ritengo che, a priori, un’opera debba suscitare un’emozione che, positiva o negativa che sia, coinvolga l’osservatore prima di qualsiasi tipo di lettura dell’opera stessa.
Ho sempre pensato all’universo come ad un animale gigantesco: una specie di immenso cetaceo con un enorme respiro ed un cuore dal battito possente, entrambi generati dai respiri e dai battiti di tutte le forme viventi che ne fanno parte e tutto scorre in sintonia. L’unico essere vivente, a mio avviso, in grado di discostarsi da questo sincronismo è l’uomo che ha ormai disimparato a saper “ascoltare” il ciclico ruotare della terra nel silenzio siderale, od il respiro dell’intero cosmo (salvo la rara eccezione dei monaci tibetani che custodiscono la conoscenza del suono emesso dalla Terra). Non si tratta di una forma di religione: l’uscire dal ritmo cosmico ha fatto dimenticare all’essere umano la sua appartenenza, con la nefasta conseguenza della quasi totale mancanza di rispetto per la Vita, in ogni suo aspetto. Al di là di qualsiasi fede religiosa, l’uomo ha l’impellente necessità di riscoprire (in maniera profonda ed autentica) la sacralità della Vita.
Da anni studio l’ulivo: un’opera d’arte della natura plasmata dal vento e dagli agenti atmosferici; e non v’è ulivo uguale ad un altro. Anch’esso testimonia una filosofia di vita che, nella nostra cultura dell’”usa e getta” fatica a sopravvivere: chi pianta un ulivo non lo fa per sé perché sa che saranno i nipoti a vederne i Frutti. È un lavorare per gli altri, per quelli che verranno. L’ulivo era l’albero sacro ad Atena; presente nell’Antico Testamento quale simbolo della riconciliazione dell’uomo con Dio (una colomba con un ramoscello d’olivo nel becco sarebbe stata per Noè il segnale della fine del Diluvio); rami d’ulivo e palme accolsero l’ingresso di Gesù a Gerusalemme ed il giardino del Getsemani, ai piedi del Monte degli Olivi, fu il luogo scelto quale prima tappa del cammino verso il Golgota.
Ritengo che la vita sia una continua ricerca e che l’intera esistenza sia un porsi quesiti per i quali a volte si riesce a trovare una risposta, altre non basta l’esistenza stessa. Anche il dipingere è per me una ricerca (forse, se scoprissi perché dipingo smetterei di farlo nello stesso istante perché appagato). Nella mia ricerca pittorica, che definirei surrealista-mediterranea (per un’associazione - a volte - di elementi onirici o fantastici con elementi iconografici della nostra terra) e simbolista, utilizzo varie tecniche ma, sia negli olii, negli acquerelli che nelle chine l’elemento comune è l’iperrealismo. Non un iperrealismo fotografico freddo di tipo americano: cerco di cogliere la texture di ciò che devo rappresentare, la struttura della materia di cui è fatto, quasi ad arrivare a quella molecolare, nel tentativo di cogliere “l’anima” delle cose.
Di Dalì amo la pazzia, intesa come genialità; di Magritte l’elegante riordino del caos onirico; di Max Ernst il suo assoggettare il caso cavalcandolo con padronanza... della Vita amo tutto.

Giovanni Mansueto

Tecniche

Olio, acquerello, tempera, tecniche miste, china, acquaforte, acrilici, arte digitale.

Premi

• 4° CLASSIFICATO al I Concorso Internazionale di Pittura "Federico II"
• PRIMO PREMIO al I Concorso Nazionale di Pittura "Federico II - Ciro Fanigliulo"
• MENZIONE SPECIALE del Presidente Onorario "Green Princes Trust" e "Fondazione Federico II Edimburgh": S.A.I.R. Principessa Yasmine Von Hohenstaufen.

Bibliografia

Giovanni Mansueto è un artista fortemente innamorato delle Belle Arti, sa cogliere l'essenza di ogni raffigurazione. Con pennellate calme e sicure, libera un'atmosfera privilegiata del punto di colore-luce, che affonda le proprie radici sul passato, collegandosi al quotidiano, per poi sciabolare emozioni intimistiche proiettate nel futuro. Gestualità, tensione estetica e soprattutto estro, convivono all'unisono. È in tale direttrice che riconosciamo in Mansueto, un'energia di rara intensità. In questo nuovo millennio, falcidiato dal dilagante vuoto di ideali, Giovanni Mansueto ci ricorda ancora che albe e tramonti, panoramiche incontaminate, e silenti riflessioni, circondano il nostro quotidiano, lasciandoci ancora respirare aria di speranza. Così la pittura si muta in sinfonia, cosi lo sguardo si perde nell'infinito. Giovanni Mansueto sorride, consapevole che la sua missione esploratrice non conosce confini.
Michele Loiacono
presidente dell’associazione
di promozione sociale
“Federico II Eventi”


Giovanni Mansueto segue le suggestioni di matrice surrealista por¬tando avanti una ricerca protesa alla scoperta di un nucleo identificativo dell'essere un centro di equilibrio permanete nel quale ritrovarsi II percorso che si snoda attraverso un groviglio di suggestioni visive evocate dai ricordi dalle emo¬zioni dalle sensazioni, altro non è che un gioco sinestetico abilmente condotto sul filo di quei legami che sia nella ricerca delle origini che nel rapporto con la propria terra suggellano l'autentica realizzazione dell'essere.
Francesco Mignacca