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INTERVISTA SU INPIAZZA INTERVISTA SU INPIAZZA

INTERVISTA SU INPIAZZA

Quando in un muro incontri passione…
L’orologio segna le 16.46 e gradualmente il buio invade l’interno dell’auto che imbocca l’argine tra Ponte di
Piave e Noventa in un freddo giorno novembrino: all’improvviso gli occhi, intenti ad osservare un cielo che
sfuma i suoi colori come il pennello sulla tela di un pittore, sono catturati da un enorme murale raffigurante
due giovani soldati della Grande Guerra, una straordinaria opera d’arte sulla parete di un’abitazione di
Salgareda che riflette l’indubbia passione del suo autore.
È Manuel Giacometti l’artista trevigiano che ha illuminato del proprio amore per la Street Art non solo quel
muro che ha stupito il mio sguardo, ma anche molti altri muri degli edifici di diversi comuni della provincia
di Treviso: due ridenti occhi color nocciola, specchio di una mente instancabilmente creativa, capelli castani
ordinatamente raccolti in un codino e un sorriso contagioso incorniciato da una scura barba ben curata
sono i tratti che delineano il profilo di questo maestro del disegno su muro e su tela che ci invita a credere
sempre nella nostra passione spiegandoci come lui continua a non perdere l’entusiasmo di coltivare la sua.
Non è vero Manuel?! Come ti sei appassionato al mondo dell’arte?
Sì posso dire di aver fatto dell’arte la mia ragione di vita. Questa passione è nata da ragazzino quando, nei
primi anni Novanta, era uscita la moda dell’hip-hop che arrivava dall’America e vi erano quattro discipine: la
break dance, il Djing, il Mcing e poi il Writing. Io ho iniziato prima con la break dance perché avevo la
passione per il ballo e mi piaceva molto partire con lo stereo e andare con gli amici alle feste in cui ci si
sfidava in gare di ballo… quando si entrava un po' in quella cultura, c’era chi come me aveva piacere di
essere completo sperimentando tutte le discipline e così ho provato anche i graffiti, il mio primo approccio
all’arte. Questo è stato il mondo della mia formazione artistica. Io mi ritengo un outsider e posso dire che
non ci sia stato un evento in particolare che potrei definire determinante… solo la passione per l’arte mi ha
portato ad essere ciò che sono oggi.
E come sei tu oggi?
Sono felice. Lavorativamente parlando il mio sogno è sempre quello di vivere di ciò che mi piace e ad oggi
posso dire di farlo e di sentirmi realizzato : non ho rimpianti e qualsiasi sia l’età limite che la vita ha deciso
per me, se vi arriverò facendo quello che sto facendo ora, io credo di aver fatto il lavoro che desideravo.
Quando è stata la prima volta che hai lasciato la tua firma su un muro?
Eh saranno ormai 23/24 anni fa con i graffiti. Poi per un periodo, circa un decennio, sono stato fermo e mi
sono dedicato ad altre cose non inerenti all’arte. Nel 2010, in un momento un po' buio della mia vita un
amico mi ha detto “ma tu che sei sempre stato così bravo nel disegno perché non fai quadri?” e da lì si è
riaccesa la lampadina. L’arte, dunque, è tornata a illuminarti la vita?! Proprio così, ho comprato i materiali e
sono partito: ho ricominciato con le tele e se sei abituato con i muri, all’inizio non è semplice dipingere sulle
dimensioni ovviamente più ridotte di una tela, ma pian piano ti adatti. Quindici anni fa avevo detto basta ai
muri perché rimanevo comunque anonimo e io avevo necessità di farmi conoscere ed esprimermi in
maniera differente e così quando mi sono riavvicinato all’arte ho trovato la soluzione a questa esigenza
nelle tele. Ho iniziato con ritratti di persone comuni in bianco e nero su sfondo colorato e poi la vita
inaspettatamente mi ha riportato in strada grazie a progetti come “ Salgared’Art”. Oggi però la gente
riconosce il mio stile, la mia mano anche se non firmo l’opera e la soddisfazione più grande che ho avuto in
questi dieci anni di opere è stata quella di trovare persone che di fronte a una mia creazione si sono
commosse: lì puoi dire di aver vinto.

Quali sono le principali peculiarità del tuo stile?
Il bianco e il nero: gioco principalmente coi toni del grigio per una questione cromatica perché riesco in
questo modo a dare l’effetto fotografia, soprattutto nelle tele. Poi per quanto riguarda le mie opere su
muro, io faccio stencil art, che è uno dei tanti filoni della Street Art…

Hai abbandonato il graffittismo e sei tornato in strada con eccezionali opere di Street art: c’è quindi una
differenza tra questi due modi di fare arte su muro?
Certo che sì: il writer studia in modo quasi maniacale come poter modificare la lettera e svilupparla in
scritte contorte che sono indecifrabili per un osservatore comune e comprensibili solo per chi è del
mestiere, mentre lo street artist punta ad essere più comunicativo perché la Street Art è una forma d’arte
concreta, d’impatto e accessibile a tutti. Oggi, a distanza di quaranta/cinquant’anni, parliamo dei primi anni
Settanta, il graffittismo non è ancora accettato, mentre la Street Art è sempre più apprezzata: basti pensare
che opere di Street art sono finite su tela o nei vari musei del mondo, cosa che per alcuni critici d’arte
provoca la morte della Street art e per un certo punto di vista può essere vero perché viene meno la natura
stessa di questa forma d’arte. Poi la Street Art sta prendendo sempre più piede anche in Italia
diffondendosi ad ampio raggio e questo è molto positivo.
E quale pensi sia il futuro della Street Art?
Dove andrà la Street art è un punto interrogativo: ci sarà sicuramente un’evoluzione perché l’arte è una
continua evoluzione.
E per quanto riguarda il tuo futuro?
Ho in ballo diversi progetti e lavori su muro che cercherò poi di riprodurre su tela.
Tra tutte le opere di Street art che hai finora realizzato, qual è quella a cui sei maggiormente legato e che ti
ha dato più soddisfazione creare e vedere ultimata?
Beh, a livello di muri sicuramente il murale in via Chiesavecchia a Salgareda che ho realizzato più di un anno
fa in occasione del centenario della Grande Guerra per il significato storico che c’è dietro: tra l’altro sono
particolarmente legato a questo tema avendo fatto sia il militare sia l’alpino. Poi questo muro in cui ho
dipinto i due soldati è già di per sè storicamente importante perché appartiene all’unica abitazione rimasta
in piedi quando tutto il resto di Salgareda venne bombardato e raso al suolo.
Poi ci sono tele a cui sono particolarmente legato e che saranno quelle da cui farò più fatica a distaccarmi.
Ma dove si alimenta e si rinnova tutta la tua creatività?
Ho il cervello che non sta mai fermo, nemmeno mentre dormo (ride) e tra un sogno e un incubo, la mattina
mi sveglio con un’idea.
Manuel trasmetti un entusiasmo invidiabile. Giunti alla fine della nostra chiacchierata, prima di mettermi
alla ricerca dei tuoi capolavori nel grande museo a cielo aperto delle strade dei comuni trevigiani, ti chiedo:
tu che hai affermato di vivere di ciò che ti piace e che riesci a trasmettere con le parole e far trapelare dalle
tue opere la felicità che provi nel tuo lavoro, quale consiglio daresti a chi ha la tua stessa passione per
l’arte?
A chi coltiva questo sogno e pensa all’arte o ancora di più alla Street art come percorso di vita, ma in
generale a tutti coloro che hanno una passione dico di non mollare mai e di crederci sempre: saranno frasi
fatte, ma è davvero così. L’arte continuerà ad essere amata in tutte le sue forme se le persone
conserveranno la propria sensibilità. Poi in tutto non importa il guadagno: un vero artista non vive mai per i
soldi, ma per la propria passione.

CHIARA LURIA
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