"ALIENIDE" di CESARE MEDAIL
"UNITED ARTS MILANO" (Prima mostra per le CIVILTA' TRANSTEMPORALI)
Il cono azzurrino del monte che sfuma in un crescendo di toni nel blu profondo del mare: sono anni che Geri Palamara riproduce nelle sue tele questa fusione di archetipi, la piramide della vita che emerge dall'acqua e al tempo stesso la penetra, secondo il ciclo, dell'esistenza.
Quasi un sogno ricorrente legato alle isole del mito, da cui Palamara proviene: quella ghirlanda di vulcani spenti che forma le isole Eolie, che l'artista proietta fuori dalla materia, lasciandole sospese in quegli azzurri senza tempo.
Ora nuove geometrie popolano quella scena: fra i piani acquei e i coni puntati sull'infinito, qua e là compaiono delle sfere, chiare e lisce, mentre rette o semicerchi luminosi scuotono l'immobilità. E mentre lo spettatore si accinge a caricare di significati tali epifanie, il pittore lo spiazza dandogli una notizia: il progetto 'Alienide", titolo di questa mostra, risale al 1978 a seguito di un preciso evento.
Le stesse astrazioni isolane, già infinite volte raffigurate, erano connesse a quell'accadimento; ma Palamara non era andato oltre nell'allusione simbolica, quasi per una sorta di pudore di fronte a qualcosa che lo aveva segnato nel profondo e che laggiù doveva restare. Ora, però, compaiono le sfere, le rette e le curve nell'aria, quasi che l'inconscio voglia liberare attraverso forme e colori qualcosa di perturbante, da troppo tempo sepolto.
Il titolo della mostra ("Alienide") è abbastanza eloquente circa l'evento di cui Palamara dà notizia: in quell'estate 1978, all'isola d Alicudi, il pittore, con la moglie Franca e il piccolo Tancredi, vissero una di quelle esperienze di cui esistono ormai infinite testimonianze e che molti riconducono a presenze aliene nel pianeta, altri a pura illusione.
Anche se si trattò di un evento ben più preciso e coinvolgente del vago avvistamento di un bagliore nel cielo, ciò che qui importa è che la vita personale e artistica di Palamara ne uscì trasformata.
Bisogno d'infinito, espansione della coscienza, percezione di sottili dimensioni sotto la coltre dell'apparenza: tutto ciò traspare dall'opera dell'artista e si precisa in questa mostra.
D'altra parte, a proposito di visioni "aliene", le ipotesi sono due: provengono da un altrove (spazio, futuro, dimensioni parallele) o dal profondo di noi stessi.
C'è, forse, nelle caverne dell'anima, una porta che conduce oltre i confini della realtà empirica: ed è di là che arriva l'inspiegabile, dalle coincidenze alle visioni, dai sogni alle presenze che solo da quel varco possono affiorare allo stato cosciente. Ed è l'artista, più di chiunque altro, che può tenere aperta la porta dalla quale fluiscono le visioni, oggettive o soggettive che siano.
Così, i quadri di Palamara appaiono come repliche infinite di quella porta dalla quale, un giorno, ha fatto irruzione, meraviglioso e terribile, l'assurdo al quale il pittore ora dà forma attraverso simboli spaesanti: composizioni incoerenti per menti rattrappite nella logica del quotidiano ma carichi di suggestione per chi abbia liberato l'immaginazione, in sintonia con i segnali di svolta che affiorano nelle coscienze al volgere del Millennio.
Cesare Medali (marzo 1997)
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