I LOVE ITALY – A Parigi presso Le Carrousel du Louvre l’artista Gilda Pantuliano
I LOVE ITALY, progetto espositivo itinerante sbarca all’estero in una location di alto prestigio quale quella de Le Carrousel du Louvre all’interno della fiera d’arte contemporanea “Art Shopping”. Tra i protagonisti di questa tappa siamo lieti di presentare oggi l’artista Gilda Pantuliano
Gilda, bevenuta in questo importante progetto dedicato ai talenti italiani che ti vede protagonista per la prima volta. Come ti senti nell’affrontare questa nuova avventura e cosa significa per te esporre in questa fiera all’interno dell’edificio che ospita il più importante museo al mondo?
Sono immensamente grata a Francesca Callipari per la grandissima opportunità che mi ha dato e contentissima che abbia gradito il mio linguaggio, borderline tra fotografia ed arte digitale.
Visitare il Louvre come turista è già una emozionante esperienza, ma varcare la soglia del “museo dei musei” in veste di artista, a soli otto mesi dal mio esordio nel mondo ufficiale dell’arte, mi riempie di orgoglio, e l’emozione è incredibile, indescrivibile…
Raccontaci quando hai scoperto la tua passione e cosa rappresenta per te la tua arte?
Sono una persona che ha saputo conservare intatta l’attitudine al sogno e alla speranza. Sono fortemente convinta che l’Arte possa e debba cambiare il mondo, o quantomeno possa costituire un “Altrove” in cui rifugiarsi per sfuggire dalle brutture della vita e lenirne gli affanni… Sin da piccola ho manifestato una inclinazione verso la musica ed il disegno, attraverso i quali già esprimevo la mia indole sensibile, creativa. Mi sono diplomata al Liceo Artistico, dove ho iniziato a sperimentare i colori, i volumi; adoravo le lezioni di Modellato, dove ero a stretto contatto con l’argilla, materiale arcaico, malleabile, sensuale. Negli anni ’90 ho iniziato a creare piccoli complementi di arredo assemblando e poi trasformando oggetti di recupero, anticipando di un po’ la Recycled Art e contemporaneamente mi sono appassionata alla fotografia: con una fotocamera Zenit analogica, osservavo, analizzavo la natura, ma già guardavo oltre: le mie immagini, create giocando con diaframma, tempi di scatto e sensibilità ISO, avevano già in nuce un qualcosa di astratto…
Ho sperimentato vari strumenti espressivi, anche la pittura (tecnica mista con acrilico, spaghi e sale), ma non ho mai conservato i miei lavori: per la mia eccessiva ritrosia ed insicurezza, non avendo alcuna intenzione di mostrarli, ho sempre regalato a chi gradiva qualsiasi creazione la mia mente abbia partorito. Questo fino a settembre 2018, quando ho maturato che per un artista il confronto è fondamentale per la propria crescita e quindi mi sono iscritta a diversi Concorsi Internazionali di Arte Contemporanea, raccogliendo subito ottimo riscontro di critica e pubblico e vincendo vari premi.
“Partenope#2”
Parlaci dell’opera che esporrai in tale occasione.. quali messaggi o sensazioni vorresti trasmettere attraverso di essa?
L’opera che presento è “Partenope#2” e fa parte di una serie borderline tra fotografia ed arte digitale intitolata “Le orme sull’acqua”, nata dal mio sconfinato amore per il mare. Il gioco di parole del titolo è frutto del mio desiderio di far scendere a zero l’impronta ecologica dell’uomo sull’ecosistema marino. In essa rifletto sulle nefaste conseguenze del comportamento umano sull’ambiente marino, concentrando la mia attenzione sui fenomeni della sovrapesca e della pesca con le reti a strascico che, a livello mondiale, costituiscono due gravi minacce per salute dei mari. Il mio viaggio parte da uno scatto alle reti da pesca, un umile e caotico accumulo di materiale la cui immagine, attraverso una serie di processi di post produzione, viene sublimata, stravolta fino a spezzare il legame tra il soggetto reale e la sua rappresentazione. Approdo così nel mio inconscio (il mare del non dicibile di Calvino), il mio mondo liquido nel quale i fili rappresentano le emozioni e i pensieri più profondi… il mondo della mia mente, dove un filo può creare anche una figura antropomorfa, come nel caso di “Partenope#2”. Dallo sfondo di trame, trine, decori, forme astratte, emerge una creatura marina dalle sembianze antropomorfe appunto, sormontata da una corona di ossi di seppia. Ad essa attribuisco un potere spirituale di protezione, ma inverto la prospettiva: Partenope non deve proteggere l’uomo dalle insidie del mare, bensì il mare e le sue creature, da tutte le offese perpetrate da noi uomini. La corona rimanda al monito presente nella mia opera, ovvero di gestire con saggezza il terribile potere che deteniamo: quello di distruggere o salvaguardare la Natura.
Riusciresti a descrivere il momento in cui ti accingi a creare le tue opere? Cosa provi e cosa ti passa per la mente?
Il mio processo creativo si sviluppa in varie fasi e parte da una emozione, magari da una sensazione provata ascoltando la musica, da mie riflessioni sui grandi interrogativi della vita oppure da incursioni nel mio mondo interiore. In questa fase di incubazione, non sono ancora cosciente di quello che realizzerò, lascio fluire liberamente i miei pensieri fino a perderne il filo, certa che, ad un certo punto interverrà la consapevolezza. In quella fase, molto nebulosa ma anche elettrizzante, comincio a schizzare qualche idea, il periodo è molto variabile e dura fin quando sale in me la marea dell’ispirazione, della creazione… una energia liquida che si traduce in urgenza espressiva. In quella fase mi sento libera, avverto ogni singola cellula del mio essere e creo senza sosta….sono viva!
Sogni o progetti per il tuo futuro artistico?
Il sogno lo sto già vivendo, perché finalmente assaporo la consapevolezza di ciò che sono ed invece ho sempre voluto reprimere. Il mio prossimo progetto? Mi sento parte del mio tempo, senza certezze, mutevole, costantemente alla ricerca di qualcosa d’altro, transitoria, fragile, inquieta, individualista (non a caso ho scelto “Fluida” come nome d’arte) … Questo comporta un repentino cambio di rotta: da luglio mi concentrerò su una installazione che parte da una mia riflessione sul tema dell’immigrazione. Il mare quindi resta un tema costante nella mia produzione:” Ed è qualcosa da cui non puoi scappare, il mare; il mare chiama, non smette mai, ti entra dentro, ce l’hai addosso…” (A. Baricco)
Grazie per il tempo che ci hai concesso.. Invitiamo i nostri lettori a seguire questa artista sulla sua pagina facebook o il suo sito :
Gilda Pantuliano (Fluida)
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