Testo critico
“Noi dipingiamo ciò che gli altri non vedono. Ciò che il nostro occhio osserva non è la realtà, ma ciò che la nostra mente percepisce come tale”. Partendo da questo assioma, si può snodare e articolare l’essenza dell’arte di Ezio Grelli, convinto fautore e sostenitore dell’espressione stilistica di tendenza informale astratta e non convenzionale. L’astrazione non è la rappresentazione descrittiva della realtà in senso lato, è dipingere e raffigurare ciò che non si vede, che non si percepisce nell’immediato. Costituisce un’operazione creativa estremamente intrigante, è una sfida artistica di forte fascino e attrattiva. Il compito dell’artista è quello di individuare l’attimo giusto, di catturarlo e trasportarlo sulla tela, entrando in un mondo diverso, in cui si perde il contatto con la realtà e si entra in una dimensione unica, dove la libertà espressiva domina senza riserva come condizione imprescindibile per ottenere un risultato compositivo pienamente soddisfacente. Nell’ispirazione di Ezio alberga e vibra una curiosità insaziabile. Amante del senso del bello, del buon gusto estetico, del senso di equilibrio e armonia, riverbera questi tratti importanti della sua personalità sperimentale nel suo fare arte. Nello studiato e attento impianto narrativo, seleziona e sceglie con grande acume, senza tralasciare né omettere alcun fattore, come un esperto e autorevole compositore musicale, che segue con massima premura e accortezza la creazione dello spartito. Così nascono le sue opere, fatte di stratificazioni e sovrapposizioni materiche, di tessiture e trame colorate che seguono un preciso ordine mentale e sfociano in scenari di potente visionarietà. Il talento animato dalla ricerca evolutiva costante potenzia la portata delle sue sequenze rievocative, che si arricchiscono di un tocco magico, di un accenno di lirismo onirico di contorno e di vivace immaginazione.
Un peso e una misura. Sull’operato di Ezio l’attenzione cade in primis sulla complessa e bilanciata stabilità delle opere, dove ogni aggiunta, ogni integrazione, sembra voler indicare la ricerca di un’immagine in costante dinamismo, in cui la bidimensionalità si associa e si unisce ad una formula plastica, che permette di individuare prospettive diverse, funzionali ai significati sottesi. Ogni elemento compositivo integra perfettamente e si compensa nel tutto, nell’unicum. Ezio dotato di profonda sensibilità, inserisce all’interno i meccanismi del suo mondo interiore e spirituale, fatto di amore, passione e attenzione verso le piccole cose, qualificando in modo soggettivo il proprio modus pingendi e lasciando trapelare un desiderio di contatto e di relazione, che si sprigiona verso lo spettatore. Nell’espressione scultorea si orienta su canali moderni e su inclinazioni alternative alle concezioni dogmatiche tradizionaliste, usando il colore come medium di rifiniture vivace e come strumento per enfatizzare al meglio le essenziali e stilizzate figurazioni astratte, che nella loro tridimensionalità prospettano un salto emozionale verso una lettura densa di linfa proliferante. L’elogio dell’attrazione scopre così la terza dimensione e acquista una variabile alternativa e altrettanto incisiva di finalità comunicativa. Il fascino del passato devoto all’astrazione, il recupero e la valorizzazione dei principi cardine della cultura e della tradizione astratta, vengono accolti e ottimizzati come spunti utili per cimentarsi in nuovi, innovativi e originali percorsi, senza scopi emulativi pedissequi, ma con una voglia di indipendenza, autonomia e affrancamento.
Ezio si inserisce in modo deciso con uno spazio proprio, svincolato, frutto della sua volontà tenace di conoscere, sondare, comprendere, mettendosi sempre in gioco e alla prova. La sfida dell’arte diventa simbolicamente la sfida della vita e del quotidiano e viceversa, componen- do un mosaico che unisce il progetto artistico a quello esistenziale. Nel processo evolutivo di trasformazione vita/arte Ezio rispecchia in totus lo slancio intelligente e il trasporto emotivo di un uomo-artista padrone delle proprie azioni e delle proprie aspirazioni e ambizioni, che procede con matura riflessione e piena consapevolezza. Essere artista oggi comporta anche l’esposizione verso l’opinione pubblica e il giudizio altrui. Ezio si espone con assoluta naturalezza e spontaneità, senza maschere, senza filtri, senza barriere. Non teme di essere giudicato e procede con modestia e umiltà, senza nessuna presunzione e pretesa. L’arte è per lui una fonte inesauribile di benessere mentale e psicologico e di rimando fisico e ogni momento dedicato all’arte lo soddisfa e lo compiace a prescindere dal giudizio esterno. A Ezio importa sentirsi bene con se stesso e trovare la pace della mente e del cuore attraverso l’atto della creazione. Si ravvisa una base di assonanza con l’Action Painting, nel superamento dell’espressione figurativa e nella predilezione dell’espresssione del narrato tutta fondata sulla componente del colore e sui getti colorati, senza limiti e senza confini che colano e calano su tutta la spazialità con libera espansione. La componente cromatica, sempre protagonista indiscussa del sistema strutturale, trova ancora più risalto attraverso la luce che accende l’insieme e produce effetti quasi evanescenti di brillantezza e lucentezza spettacolare. La luce nelle sue declinazioni offre al colore la chance di essere messaggio, prima ancora che supporto tecnico dell’espressione.
In Ezio senza dubbio “a filo” d’invenzione creativa, c’è un approccio introspettivo d’immaginazione fantastica sempre incalzante. Il suo è un guardare e un addentrarsi nel profondo, immergendosi con tutto se stesso nell’opera come se facesse una sorta di “ecografia” a tinte forti, una “radiografia” virtuale, per interagire appieno con la materia e la pigmentazione e instaurare un legame viscerale autentico, una relazione di simbiosi, un rapporto coinvolgente in modo totalitario. Il complesso del corollario pigmentale possiede una sua dimensione peculiare, che talvolta sfocia anche in contrasti tonali marcati, determinando una voluta “ageometria e ortofonia cromatica”
che rende ancora più interiorizzate e interiorizzanti le profusioni segniche, indefinite e indefinibili nella loro arcana accezione costitutiva, che assurge ad archetipi inconsci. Si evince una radice di fondamento, che si può ricollegare e accostare alla mitopoietica, laddove la mitopoiesi di Ezio si manifesta in senso costruttivo e arricchente, per imprimere ancora più valenza sostanziale all’essenza genetica dei suoi lavori e laddove le creazioni possono essere considerate dei luoghi eletti ed elettivi, dei luoghi del sogno e dell’utopia fuori dal tempo e dallo spazio, dove ci si può rifugiare e riparare, sentendosi al sicuro e a proprio agio, in un’atmosfera serena, beata, carica di energia positiva.
“L’arte deve cogliere quel rapporto che comprende il bisogno di immede- simazione con le cose e il bisogno di astrazione” (Carlo Carrà).
“L’arte oltrepassa i limiti nei quali il tempo vorrebbe comprimerla e in- dica il contenuto del futuro” (Vasilij Kandinskij).
Elena Gollini [Giornalista d’arte, Critico d’arte, Curatrice]
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