Il filosofo Seneca diceva che ci sono pochi grandi spiriti che non abbiano un grano di follia. Follia intesa come deviazione dalla rotta rigorosamente tracciata dai cosidetti benpensanti, aggrappati al parapetto delle convenzioni e dei pregiudizi. Follia come diversità che guida la mente verso traguardi ancora non pensati. Follia come libertà autentica dello spirito che crea.
Ciononostante, la storia è costellata di geni e grandi artisti che hanno pagato a caro prezzo l’aver osato rendere visibile l’unicità del loro pensiero, del loro sentire, del loro immaginare.
Pensiamo subito a Van Gogh, certamente, ma poi c’è la scultrice Camille Claudel, musa e amante di Rodin, che passò la vita dentro le mura di un manicomio. E si potrebbe parlare di Munch, Schiele, del nostro Ligabue, per non andare troppo indietro nel tempo. L’elenco si allunga se dall’arte figurativa si passa alla letteratura e alla poesia, con Dino Campana, Ada Merini, Federico Tavan… Grandissimi poeti che hanno camminato fianco a fianco con la malattia del vivere che genera solitudine, abbandono, incomprensione, ma che a volte genera anche meravigliosi versi e immagini.
Troppo facile etichettare pazzi, folli, matti coloro che non comprendiamo. O, peggio ancora, coloro che con le loro opere ci guardano direttamente negli occhi e ci scuotono, rivelando ciò che noi stessi non sappiamo dire o riconoscere.
L’atto creativo per sua natura non ammette schemi o binari. Pesca nel profondo, in alto e oltre lo sguardo di tutti. È, quello dell’arte, uno sguardo che vede e porta alla luce la verità e la bellezza.
Maria Balliana
DELL'ARTE E DELLA FOLLIA
Evento
sabato 1 febbraio 2020
Palazzo Ragazzoni - sacile - Pordenone - Italy
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