Se fra i pittori che conosco uno si avvicina allo stereotipo pucciniano del “vissi d’arte”
Questi è Claudio Fiori. La differenza consiste nel fatto che per quanto Fiori sia disposto a qualsiasi sacrificio pur di portare a compimento gli obiettivi che si prefigge, il suo spirito è ben lontano dalla mentalità della bohème parigina. Vive tra Sri Lanka, l’antica Ceylon, una terra dove ancor oggi sembra di avvertire l’eco dell’epica indiana, e l’India stessa, alternando i periodi si soggiorno in funzione della scadenza del visto turistico. Una vera afflizione, con rapporti che si creano per dissolversi in poco tempo, in attesa dell’ennesimo ritorno, quando si può scoprire, com’è avvenuto, che voraci animaletti, approfittando dell’assenza hanno provveduto a mangiare qualche angolo di quadro costringendo l’autore a difficili restauri. Peraltro, se volete, quello di mangiarsi un quadro, è un modo inusuale ma molto deciso di godere l’arte.
Recentemente, ad onta del pendolarismo burocratico, Fiori è riuscito ad allestire in India magnifiche mostre che gli hanno reso sul piano della fama e delle vendite cui si è aggiunto un vasto riconoscimento critico, come attestano gli echi della stampa locale. Poi, come sempre, è stato costretto a prendere l’aereo per lo Sri Lanka.
L’opera di Fiori è molto complessa sia per la pluralità delle tecniche impiegate che per i contenuti cui s’informano molti quadri. In altri termini, egli possiede una grande mano come disegnatore, capace di delineare in pochi tratti il volto fremente di una ragazza indiana, che domina la scena con il suo bellissimo sguardo da cerbiatta, o di un’altra donna mentre vaga per il mercato; ma riesce ad affrontare anche la tela con pari disinvoltura, conservando uno stile improntato a fluida linearità e ad un realismo che tende a scendere nel profondo dell’anima dei personaggi e penetrare in quell’aura di spiritualità che costituisce il fondo segreto dell’animo indiano. Ghandi non è nato qui per caso. L’altro aspetto del suo lavoro è la Digital Art, che gli permette di affrontare la figura umana con una poetica diversa e tendente ad occupare maggiormente gli spazi, rovesciando il rapporto di pieni e di vuoti presente nei disegni.
Fiori non lavora a caso e non segue neppure la volubile ispirazione del momento, ma persegue un obiettivo con la piena disponibilità dei mezzi impiegati. Sta, per essere più espliciti, dando vita sistematicamente ad una galleria dei tipi umani che s’incontrano nell’immenso aub-continente indiano.
Fermiamoci qui: avremo modo e tempo di presentare la sua figura artistica nei particolari durante il lungo periodo in cui egli comparirà nella galleria degli inserzionisti. Ne potremo analizzare le opere e parlare del suo credo artistico, che rappresenta un interessante caso di integrazione culturale e spirituale con l’anima ancestrale dell’India.
ALDO MARIA PERO
Claudio Fiori
Arte del xxi secolo
, 2012
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