Cesare Viola
scultore
Cesare Viola
12 agosto 1963
Pittore e scultore contemporaneo di impronta surrealista e metamorfista.
Vive a Lugano.
Ideatore di una scultura di matrice figurativo-umanistico metamorfista. Una corrente artistica transfigurante ma non trascendentale, in cui i soggetti, a volte mutilati, sono tendenti a rappresentare l’energia dinamica in essi nascosta.
La sua è un’iconografia volta a mostrare tragedia e raziocinio, rabbia e inquietudine
Si distingue un’estrazione surrealista ispirata ad equilibrismi difficili, funambolici; sculture dalla complessa progettazione e realizzazione, influenzate in parte dai grandi maestri come Dalì, dalle frammentazione di Mitoray, dai visi allungati di Modigliani, dal metamorfismo della natura fisica e animale ma, anche dalla tradizione pittorica a cui appartengono Tanguy, Magritte, Delvaux.
Nelle sue opere è palpabile la disperazione, una dicotomia e, allo stesso tempo, una fusione tra realtà e immaginario, fra credo e inesprimibile.
Cesare é un affascinato poeta di un mondo tragico dove tutto è scosso da evoluzioni ideoplastiche. Le sue sculture sono figure a volte tranciate, amputate e senza un centro di gravitazione, mancanti di lembi; pezzi che considera inutil e che la sua percezione essenzialista ignora.
Le teste dimezzate sono una caratteristica pregnante nelle sue raffigurazioni umane.
Le sue sculture sono percepite dall’osservatore come uno stato di passione dove l’opera, diventa “scissione” cioè quel necessario distacco dalla realtà razionale diventando un breve scalo nell’inconscio.
Numerose sono le sue opere con soggetti a sfondo religioso come “Il Peccato”, “La Fede”, “l’Angelo”, “Il Consenso”, “Dorothea” e “Brudek Klaus” (“Il Consenso” è fra le opere a sfondo religioso più note, omaggio al santo svizzero Bruder Klaus).
“Le mie sculture sono frammenti tridimensionali in cui rifrangono momenti della mia vita”.
Dal 2010 nella realizzazione delle sue opere si noterà una digressione dallo stile iniziale. Nelle sue fusioni l’artista fissa un codice surreale più spinto.
“Le mie mille evoluzioni appaiono vertiginose ed ogni volta mi reinvento restando me stesso. Adesso so! Adesso ho capito!”
Esce dall’autoesilio in cui si è posto per un decennio e inizia il percorso finale della sua evoluzione artistica e personale.
“Un Cesare che inventa ogni volta un altro Cesare. Così mi posso definire”.
Le forme diventano ancor più acute e spiniformi. Sfere si innestano nei corpi di animali furiosi, sempre più disperati e imbestialiti. Figure realistoidi, trasfiguranti la realtà! Opere dinamiche, che aprono sull’orizzonte tellurico dell’artista.
Vorrei che l’aria si scolpisse terrificata all’impatto con le mie raffiche d’ira, che ogni corpo solido vivo o inorganico si plasmasse al solo percepire il mio tormento.
Espone alla 5° biennale internazionale d’Arte di Ferrara come primo artista selezionato per la Svizzera.
Seguono mostre personali in Svizzera e all'estero. Grandi mostre come quella a Lugano alla Banca UBS ed al centro congressuale di Torino per l’internazionale d’arte contemporanea.
“Molto intense le tue opere, sensualmente drammatiche. “L'angelo”, “il Cavallo indomabile”, “la Vita”, “Il Tempo”, “Il Consenso”, “Il Peccato”. le tue sculture sono anoressiche, erotiche, spigolose e aeree; pungenti come spine appena nate, quindi morbide- estremamente plastiche, vive e incazzate!”
“Le sculture di Cesare Viola sono scevre da condizionamenti mentali e da convenzioni ponendo dei ponti con l’energia delle cose.
Nelle sue opere sono assimilate resistenze, spigolosità ed equilibrismi fortemente dinamizzati, quasi private di un centro.
Dovendole situare, direi che le sue sculture appartengono genericamente ad un’area surreale, non necessariamente al “surrealismo”, piuttosto a una “metafisicia metamorfista” in senso visionario, in cui l’artista vive una passionale immersione nell’opera.
Ivan Remonda Critico d'arte
Formazione
Cesare Viola
12 agosto 1963
Pittore e scultore contemporaneo di impronta surrealista e metamorfista.
Vive a Lugano.
Ideatore di una scultura di matrice figurativo-umanistico metamorfista. Una corrente artistica transfigurante ma non trascendentale, in cui i soggetti, a volte mutilati, sono tendenti a rappresentare l’energia dinamica in essi nascosta.
La sua è un’iconografia volta a mostrare tragedia e raziocinio, rabbia e inquietudine
Si distingue un’estrazione surrealista ispirata ad equilibrismi difficili, funambolici; sculture dalla complessa progettazione e realizzazione, influenzate in parte dai grandi maestri come Dalì, dalle frammentazione di Mitoray, dai visi allungati di Modigliani, dal metamorfismo della natura fisica e animale ma, anche dalla tradizione pittorica a cui appartengono Tanguy, Magritte, Delvaux.
Nelle sue opere è palpabile la disperazione, una dicotomia e, allo stesso tempo, una fusione tra realtà e immaginario, fra credo e inesprimibile.
Cesare é un affascinato poeta di un mondo tragico dove tutto è scosso da evoluzioni ideoplastiche. Le sue sculture sono figure a volte tranciate, amputate e senza un centro di gravitazione, mancanti di lembi; pezzi che considera inutil e che la sua percezione essenzialista ignora.
Le teste dimezzate sono una caratteristica pregnante nelle sue raffigurazioni umane.
Le sue sculture sono percepite dall’osservatore come uno stato di passione dove l’opera, diventa “scissione” cioè quel necessario distacco dalla realtà razionale diventando un breve scalo nell’inconscio.
Numerose sono le sue opere con soggetti a sfondo religioso come “Il Peccato”, “La Fede”, “l’Angelo”, “Il Consenso”, “Dorothea” e “Brudek Klaus” (“Il Consenso” è fra le opere a sfondo religioso più note, omaggio al santo svizzero Bruder Klaus).
“Le mie sculture sono frammenti tridimensionali in cui rifrangono momenti della mia vita”.
Dal 2010 nella realizzazione delle sue opere si noterà una digressione dallo stile iniziale. Nelle sue fusioni l’artista fissa un codice surreale più spinto.
“Le mie mille evoluzioni appaiono vertiginose ed ogni volta mi reinvento restando me stesso. Adesso so! Adesso ho capito!”
Esce dall’autoesilio in cui si è posto per un decennio e inizia il percorso finale della sua evoluzione artistica e personale.
“Un Cesare che inventa ogni volta un altro Cesare. Così mi posso definire”.
Le forme diventano ancor più acute e spiniformi. Sfere si innestano nei corpi di animali furiosi, sempre più disperati e imbestialiti. Figure realistoidi, trasfiguranti la realtà! Opere dinamiche, che aprono sull’orizzonte tellurico dell’artista.
Vorrei che l’aria si scolpisse terrificata all’impatto con le mie raffiche d’ira, che ogni corpo solido vivo o inorganico si plasmasse al solo percepire il mio tormento.
Espone alla 5° biennale internazionale d’Arte di Ferrara come primo artista selezionato per la Svizzera.
Seguono mostre personali in Svizzera e all'estero. Grandi mostre come quella a Lugano alla Banca UBS ed al centro congressuale di Torino per l’internazionale d’arte contemporanea.
“Molto intense le tue opere, sensualmente drammatiche. “L'angelo”, “il Cavallo indomabile”, “la Vita”, “Il Tempo”, “Il Consenso”, “Il Peccato”. le tue sculture sono anoressiche, erotiche, spigolose e aeree; pungenti come spine appena nate, quindi morbide- estremamente plastiche, vive e incazzate!”
“Le sculture di Cesare Viola sono scevre da condizionamenti mentali e da convenzioni ponendo dei ponti con l’energia delle cose.
Nelle sue opere sono assimilate resistenze, spigolosità ed equilibrismi fortemente dinamizzati, quasi private di un centro.
Dovendole situare, direi che le sue sculture appartengono genericamente ad un’area surreale, non necessariamente al “surrealismo”, piuttosto a una “metafisicia metamorfista” in senso visionario, in cui l’artista vive una passionale immersione nell’opera.
Ivan Remonda Critico d'arte
Tecniche
sculture in bronzo