Bruto Pomodoro

scultore

Bruto Pomodoro nasce a Milano nel 1961.
Laureato in biologia, abbandona il disegno scientifico per dedicarsi principalmente alla pittura. La sua ricerca artistica, rigorosamente astratta, affronta gli aspetti più segreti del mondo vivente - dalla genetica all’embriologia, dall’evoluzione ai rapporti fisici delle leggi dell’universo - attraverso un individuale linguaggio simbolico narrativo, basato su un attento studio dei rapporti cromatici e compositivi.
Fra i suoi cicli pittorici – in ordine cronologico - si ricordino le Contemplazioni, gli Elogi del Quadrato, i Codici Algenici e i Disgiunti, opere - queste ultime - volte a interpretare la scomposizione della forma di figure archetipe (moduli multiformi che rappresentano il logo cardine della sua opera) secondo le leggi della termodinamica.
Dal 2006 Pomodoro sviluppa i suoi caratteristici Archetipi in chiave tridimensionale, attraverso l’utilizzo di collagés e resine, per approdare alla scultura tradizionale a tutto tondo, sia in pietra che in bronzo, seguendo un percorso coerente con la sua ricca produzione pittorica, in un equilibrato rapporto fra classicismo e modernità.
L’artista vive e lavora fra Milano e Pietrasanta, esponendo dal 1994 le sue opere in numerose mostre personali, pubbliche e private, sia in Italia che all’estero.

Formazione

autodidatta

Tematiche

ricerca astratta sulla molteplicità morfologica del vivente

Tecniche

tele con acrilici e collages con quarzite
collage con carte a mano ed elementi plastici in resina
piatti in ceramica
sculture in pietra (marmo), bronzo e resine

Bibliografia

Nato a Milano nel 1961, Bruto Pomodoro inizia il suo percorso artistico nel 1994, lasciandosi alle spalle una lunga carriera dedicata al disegno scientifico.
Superate le prime esperienze figurative, approda ben presto a una personale ricerca pittorica, rigorosamente astratta, che cerca di coniugare lessici di alcune avanguardie astratte con una propria sintassi simbolico – narrativa, volta a investigare i misteri dell’evoluzione e dello sviluppo delle forme viventi attraverso un attento studio dei rapporti cromatici e compositivi.
Dai due primi cicli, denominati rispettivamente Contemplazioni ed Elogi del Quadrato, si assiste a una graduale rarefazione degli spazi costruttivi, inizialmente molto vicini alle tematiche concretiste, e ad un abbandono delle policromie accese riscontrabili nei suoi primi lavori: da questo percorso nascono le opere intitolate Codici Algenici, dove l’artista è interessato a evidenziare il rapporto dialettico che lega la potenzialità morfologica del vivente – rappresentato dall’elemento archetipale – alla valenza signica del DNA, analizzato attraverso le “trasmutazioni alchemiche” offerte dall’ingegneria genetica.
Pomodoro prosegue quindi la propria ricerca focalizzando l’attenzione unicamente sulla matrice cardine del proprio lavoro: l’archetipo diviene, per un’esigenza di sintesi, l’unico protagonista delle ultime opere, che si sviluppano seguendo due percorsi paralleli. Vengono così alla luce i Sagomati - lavori realizzati con la tecnica del collage, dove l’interesse si sposta sulla visualizzazione tridimensionale dei diversi piani d’intreccio della figura primigenia, per arrivare alla logica conclusione della sua rappresentazione nella scultura a tutto tondo - e i Disgiunti, dove la ricerca si concentra sulla scomposizione entropica degli elementi costitutivi dell’Archetipo, in una rappresentazione concettuale delle leggi fisiche della Termodinamica che governano i flussi di energia e, allo stesso tempo, in una allegoria della vita e della morte.
Nasce da qui l’esigenza di un passaggio radicale in direzione della scultura che porta Bruto Pomodoro ad un confronto diretto e continuativo con le molteplici tecniche plastiche, da quelle più tradizionali della lavorazione della pietra, del bronzo e della ceramica, per le quali si avvale della sapienza artigianale dei laboratori versiliesi, a quelle più innovative che vedono l’impiego di nuovi materiali, quali le resine bicomponenti o i pigmenti fotoluminescenti, mantenendo un costante equilibrio fra classicismo e modernità.

Bruto vive e lavora tra Milano e Pietrasanta, esponendo le sue opere in numerose esposizioni pubbliche e private, sia in Italia che all’estero.

Fra le rassegne pubbliche a lui personalmente intitolate vanno citate le mostre tenutesi nel 1997 a Siena (Palazzo Patrizi), a Riccione (Palazzo Comunale del Turismo) e a Cesena (Galleria Ex Pescheria), intitolate Contemplazioni, la mostra tenutasi nel 2001 a Sarzana (Chiostro di San Francesco) intitolata Bruto Pomodoro – Elogi del Quadrato – 1998/2001, la mostra del 2002 a Courmayeur (Maison Fleur) intitolata Codici Algenici, le rassegne di Pietrasanta (Chiostri di S. Agostino) e di Cattolica (Galleria Comunale S. Croce), intitolate Codici Armonici, entrambe del 2005, la grande personale tenutasi nel settembre del 2007 a Rimini (Palazzo del Podestà) intitolata Bruto Pomodoro, Evoluzione delle forme archetipo – Viaggio verso la tridimensione e la mostra tenutasi nell'estate 2009 a Barga dal titolo Bruto Pomodoro e il S. Cristoforo Barghigiano.

Della bibliografia, ricca di testi critici a lui dedicati, vanno ricordati gli scritti di Riccardo Barletta, Luca Beatrice, Rossana Bossaglia, Luciano Caramel, Martina Corgnati, Alberto Fiz, Flaminio Gualdoni, Ermanno Krumm, Janus, Roberto Sanesi, Alberto Veca, Caterina Zappia e Marisa Zattini.