Intervista di Amedeo Caneschi, referente artistico di Gigarte
Tra i tantissimi artisti che hanno partecipato al concordo Gigarte Padova 2018 Elena Fantini ha colpito fin da subito la giuria tecnica per lo stile ed il carattere delle sue opere. A distanza di qualche mese dal 2° posto al concorso che l'ha portata ad esporre a Fiera Arte Padova il referente artistico di Gigarte, Amedeo Caneschi, ha deciso di approfondire alcuni aspetti legati all'attività di Elena, dagli esordi ai progetti per il futuro.
Amedeo: Ciao Elena come è cominciato il tuo percorso artistico?
Elena: Il mio percorso artistico è cominciato per caso, vedendo un bellissimo ritratto a carboncino. In quel momento mi son detta: "Quanto mi piacerebbe saper fare un ritratto così!" Quindi ho provato a farne uno e continuo ancora.
Chi sono i tuoi riferimenti artistici?
All'inizio non avevo riferimenti artistici visto che non mi ero mai interessata all'arte e non avendo seguito studi inerenti non avevo conoscenza di questo mondo. Ho preferito continuare a non averne per poter sentirmi libera di esprimermi senza condizionamenti e di seguire il mio istinto per capire quale era il mio gusto personale.
Poi nel tempo inevitabilmente ho cominciato a interessarmene e quindi ad avere una conoscenza, per quanto ancora limitata, di pittori, movimenti artistici e tutto quello che potevo assorbire da libri, mostre, programmi televisivi e artisti contemporanei che creano tutt'oggi.
Per quanto riguarda un mio piacere personale, oltre ad artisti meno conosciuti di cui, sono sincera, dovrei andare a rivedere i nomi, posso citare alcuni tra i grandi, come primi Modigliani, Goya, Munch, Monet, Shiele, Torchia, Klimt, poi Bacon, Picasso, Cézanne, Toulouse-Lautrec, Manet, Larsson, von Stuck, Vettriano, Boldini, Daumier, Caravaggio e potrei andare avanti ancora.
A volte amo opere che non c'entrano nulla col genere che prediligo, mi affascinano proprio perché così lontane da me.
Come mai usi frequentemente i pastelli?
Il pastello è stato il primo mezzo con cui mi sono cimentata. Anche in questo caso è stato l'istinto a scegliere tra le varie tecniche che avevo a disposizione.
Mi trovo a mio agio ad avere un contatto diretto col colore, poterlo utilizzare con le mani e lavorarlo con le dita. Diventa un tramite diretto con la gestualità immediata, il segno che lascia è una proiezione spontanea del mio pensiero e questo rispecchia molto il mio modo di essere, quindi risulta più facile tradurre le mie intenzioni visive ed emotive.
Utilizzo principalmente il pastello morbido che è praticamente pigmento puro. È allo stesso tempo incisivo e fragile. Se fossi un "tipo di colore" sarei sicuramente un pastello.
C'è una correlazione tra la poesia ed i tuoi lavori?
Se intendiamo la poesia come l'essenza di un momento, di una condizione, di un'emozione allora la mia risposta è sì. La poesia, quella fatta bene, è potente, scuote l'anima. Quando si guarda un'opera si puó percepire un discorso interiore, che non ha parole ma che ha poesia. L'immagine ne diventa la sintesi metaforica. Vorrei che fosse così anche per chi si trova di fronte ai miei lavori, almeno lo spero per quanto riguarda, se non tutti, buona parte di essi.
Credo che un'opera che lascia indifferenti le emozioni, per quanto belle o tormentate che siano, diventi un'opera morta, una semplice e banale trasposizione di colori e segni su un supporto, un oggetto d'arredo al massimo. Niente a che fare con l'essenza profonda dell'arte intesa a trecentossessanta gradi, alla quale bisogna portare rispetto e dalla quale bisogna lasciarsi invadere senza tabù.
Cosa ti piacerebbe sperimentare in futuro?
Non ho mai abbandonato del tutto il mio interesse per la fotografia artistica che ha preceduto il mio percorso "pittorico". Quindi potrebbe essere un argomento da riprendere in futuro.
Sicuramente non mancherà l'incisione che mi affascina molto e con la quale sono alle prime armi. Una tecnica che invece non ho mai provato e che mi piacerebbe sperimentare in futuro è la scultura.