L'imitatore di se stesso
L'IMITATORE DI SE STESSO di Tiberio Cianciotta
Uno dei test più "istintivi" è legato alla policromia prim'ancora che ai segni grafici: sollecitare la psiche attraverso il colore.
Provate a "giocare" coi colori di Maurizio Sacchini;
provate a svegliare l'io nascosto con la tavolozza
sacchiniana, provateci.
Scoprirete delle sensazioni bellissime, anche se
intraducibili sul piano emozionale.
Non è un gioco solo teorico se, chi scrive,
l'ha provato prima con se stesso,poi con altri.
Giovani, meno giovani, donne, uomini, colti, incolti, tutti insomma,
si sono trovati improvvisamente dinanzi ad una realtà
visiva e cromatica ora inquietante ora elettrizzante,
quasi che all'interno di ciascuno si ravvivasse uno
"spazio" inesplorato, si accendesse il contatto con quella parte intima con cui non riusciamo a colloquiare.
Pittura con risvolti psicoanalitici quella di Sacchini?
Una domanda difficile.
E se è difficile la domanda figuratevi la risposta.
Di sicuro il "segno".
Il mondo di Sacchini è al caleidoscopio.
Il suo reale si sfaccetta, turbina, svaria,
non si lascia prendere vivo:
ed ecco iridi pericolose che si tingono di
arancio, azzurro, trasudando umori solari
("LE QUATTRO STAGIONI"), o archi futuristi che
sovrastano esseri umani, insetti infinitesimali
INCONTRO (nel tunnel della vita).
E poi alcune citazioni narrative dei maestri americani del Novecento("PIOGGIA ACIDA"), un omaggio al Dalí surrealista
("SPIRALE 30"), realtà filamentose al microscopio,
meduse e Big Bang ("FLASH").
Un interrogarsi incessante sulle possibilità del vedere...
Ingrandimenti cellulari ("PENSIERI NOTTURNI") che a volte esplodono in rose futuriste("FUORI TESTA").
Il linguaggio di Sacchini è un linguaggio composito, spesso discontinuo, ma tormentato come un occhio cieco.
Pensieri notturni 1988
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