Sperone, i luoghi della memoria.
Tasselli di un mosaico che altrimenti va in frantumi."
"I luoghi della memoria, tasselli di un mosaico che altrimenti va in frantumi."
Ricostruzione attraverso ricordi personali e racconti dei pochi anziani residenti, del centro storico di Sperone, piccolo centro in provincia di Avellino, che ha subito profonde trasformazioni, a partire dagli eventi sismici del 1980-'81, per finire al naturale ricambio generazionale della popolazione occupante - in minima parte – e all’abbandono o all’occupazione da parte di immigrati.
Il progetto intende preservare, se non altro, attraverso raffigurazioni pittoriche, insieme all'aspetto fisico del vecchio abitato, la vita vissuta dalla comunità contadina ed artigiana che una volta lo popolava e lo rendeva vivo, prima che tutto si dissolva anche nei ricordi.
Sperone, centro geograficamente collocato nel territorio dell'agro nolano ma amministrativamente nella Provincia di Avellino. Di origine contadina, ha avuto poi uno sviluppo artigianale e commerciale a seguito della caratteristica crescita urbana in modo lineare, tipica degli abitati (una sorta di "città lineare") sviluppatesi lungo la strada che collegava Napoli alle Puglie.
Il suo centro storico presenta ancora una certa unità morfologica caratteristica, con stradine strette e cortili interni dove si svolgevano varie attività lavorative, ricreative e di vita quotidiana. Dislocati strategicamente, come per una quasi voluta e concordata divisione territoriale, lunghe le stradine del borgo antico, alcuni palazzotti padronali costituiscono il nucleo centrale di altri piccoli casolari, abitati una volta da famiglie contadine, accresciuti uno sull'altro e a ridosso degli stessi.
Nelle corti interne di questi palazzotti, si possono riscontrare tuttora dei pozzi dove si attingeva l'acqua per l'uso domestico, ingegnosamente collegati tra di loro da canali sotterranei alimentati da una grande cisterna centrale, fungente da riserva idrica, collocata proprio al di sotto della piazza dove si affacciava il vecchio Municipio con la sua torretta dell'orologio, che con il rintocco delle sue due campane scandiva il tempo ai contadini, dediti ai lavori di campagna.
In questa piazza, due file parallele di alberi, da cui cadevano dei piccoli frutti chiamati “pipparelle” – perché con esse i ragazzi si divertivano a costruire delle piccole pipe - rendevano l'insieme gradevole e accogliente per quei paesani che volentieri sostavano a chiacchierare sui sedili di pietra collocati alla loro ombra. In asse alla piazza, e al margine sul lato libero, era collocata una vecchia fontana con colonna in ghisa, dove ci si metteva in fila per riempire d'acqua la propria conca in rame stagnata, unica riserva d'acqua giornaliera nei periodo di siccità.
Tutto l’abitato storico di Sperone ruota intorno a un crocicchio di quattro strade, dove ci si arriva da nord dalla vecchia Via Centrale – denominata successivamente Via Roma, e da dove si diramano poi Via Santa Croce verso Est, Via Sant’Elia verso Sud, Via Sant’Eliseo verso Ovest. Queste tre stradine, dopo essersi disperse, seguendo direzioni irregolari, tra slarghi e vicoletti ciechi, si ricongiungono significativamente verso sud in un unico tronco che corre proprio perpendicolare alla facciata dell’antica chiesa di Sant’Elia, formando così, in modo simbolico, un albero che affonda le sue radici nell’area sacra sulla quale si è sviluppata in più fasi la chiesa dedicata al culto del Santo Profeta.
Nell’abbraccio di queste tre stradine si accolgono diversi cortili dove ancora oggi, in alcuni di essi e nonostante, per certi versi discutibile, l’ammodernamento, si può percepire la serenità della vita in comune di una volta, quando le donne raggruppate al sole davanti agli usci di casa, tra le chiacchiere compiaciute, lasciavano lavorare solertemente le mani per completare in fretta il ricamo perché prossimo era il giorno del matrimonio di qualcuna di loro; oppure quando i ragazzi solevano raggrupparsi, sulla scalinata del cortile del vicino, per ascoltare le storie fantastiche – ‘e cunti – che l’anziano di turno raccontava, seduto su una panca di legno, tra un sorseggio di vino e una boccata di fumo aspirato dalla bocchetta di cannuccia di una vecchia pipa di creta.
Inoltre tra questi vecchi cortili e caseggiati si possono incontrare tutt’ora le tracce degli antichi lavori contadini e leggere la storia dei vecchi mestieri.
I luoghi della memoria...
...il tonfo nel pozzo del secchio di latta... il racconto del vecchio che morde la pipa... l’eco di campana che conta le ore... il profumo di mosto che spinge dal torchio... il battere sordo sul cerchio di botte... lo strillo di gioco del bimbo che conta... le chiacchiere di donna sulla soglia di casa... il balcone addobbato dal geranio in fiore... il fuoco di fucina che scioglie lo stagno... la scintilla del rullo che affila la lama... il bastone che batte sui baccelli nell’aia... la pule che vola dal setaccio nel vento... la scala che sale nel letto di spoglie... la sporta che aspetta le ciliegie mature... il rullare di noci sul lastrico al sole... il lenzuolo di sposa forato dall’ago... la conca dell’acqua che sveglia al mattino... le biglie lucenti che imbuca il bambino... la palla di pezza che sul muro rimbalza... il sogno di donna nel mezzo del ballo... la brocca di vino che al sonno avvicina... ecc....ecc...
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