Arte e ornamenti: all’origine della comunicazione simbolica
Quando e in che forma l’Uomo ha iniziato a produrre simboli, a comunicare il proprio sapere, la percezione del mondo e della società a cui apparteneva attraverso immagini, segni ed opere artistiche? Questioni che attanagliano filosofi, antropologi culturali, sociologi e quanti operano nel mondo delle Scienze Cognitive, ma alle quali può fornire risposta solamente una ristretta categoria di scienziati, archeologi e paleoantropologi impegnati nell’esplorazione dei più antichi archivi antropici dispersi tra Africa meridionale, Europa, Asia orientale ed Australia. Se le prime, modeste espressioni artistiche opera dei sapiens arcaici sono limitate all’estremo meridionale del continente africano, è soprattutto in Europa che fiorisce la prima arte impressa su manufatti e, spettacolarmente, sulle pareti delle grotte. Mentre “segni” di comunicazione simboliche sono presenti nel Paleolitico in siti frequentati da ominidi arcaici, come Heidelbergensis e Neandertal, le prime vere espressioni pittoriche parietali e mobiliari si collocano all’inizio del Paleolitico superiore, 40,000 anni fa, con la diffusione di Homo sapiens. Questa fase della storia più recente della lunga evoluzione umana è di grande fascino poiché riguarda direttamente la nostra specie - Homo sapiens o Uomo Anatomicamente Moderno - ed il suo successo adattativo che fu fondamentale per l’espansione al di fuori della culla Africana. Le indicazioni della biologia molecolare, confermate da ritrovamenti di resti scheletrici, collocano la comparsa dell’Uomo Anatomicamente Moderno in quel continente circa 150,000 anni prima della nascita dell’arte parietale. I reperti mostrano la diffusione dei primi gruppi umani nel Vicino Oriente intorno a 100,000 anni fa e, quindi, in più ondate nel Medio Oriente, in Asia e Oceania, fino raggiungere l’Eurasia 45,000 anni fa attraverso i bacini del Danubio, del Don e le zone costiere del Mediterraneo. Il successo di queste spinte migratorie legate all’espansione demografica, viene attribuito a vari fattori comportamentali, come l'ampliamento della dieta, l’introduzione di nuove tecnologie, l’uso di strategie venatorie più performanti, la capacità di stabilire reti di scambio, una complessa organizzazione sociale sostenuta dall’uso di simboli tra cui la musica, gli ornamenti e l’arte. Le grotte dell’Europa occidentale-atlantica e mediterranea forniscono informazioni molto importanti sul più antico simbolismo. Decorate nell’Aurignaziano, nel Gravettiano e in età successive da incisioni e pitture, talora senza mai essere abitate, presentano al loro interno immagini evocative o simboliche disposte in sequenze significative. A queste si associano resti scheletrici di animali intenzionalmente collocati in luoghi particolari e numerose tracce lasciate sul piano di calpestio dai frequentatori delle grotte. Il grande dispendio di mezzi richiesti per la loro realizzazione e fruizione suggeriscono che questi ambienti ospitassero gruppi che si riconoscevano nella medesima tradizione culturale e che si riunivano in specifiche occasioni e che costituissero lo scenario di riti specifici. La medesima funzione veniva svolta anche dai ripari sottoroccia decorati con grandi fregi scolpiti e dalle aree all’aperto con alta concentrazione di incisioni su massi e lastroni di roccia. La “rivoluzione simbolica”, infine, è evidente anche nell’arte mobiliare, oggetti decorati con rappresentazioni antropomorfe e animalistiche, e nella cospicua presenza di ornamenti su conchiglie marine, probabili espressioni materiali di entità etniche distinte. Non mancano gli strumenti musicali, flauti in osso ed avorio, a sensibilizzarci sulla maturità culturale delle popolazioni del primo Paleolitico superiore. La capacità comunicativa e l’organizzazione sociale dei sapiens sono anche legate ad un rafforzamento del senso di appartenenza al gruppo, al ricorso ad una “memoria collettiva” ed a riferimenti ideologici condivisi: quindi, un elemento chiave alla base della nostra esistenza. In questo scenario si inserisce il progetto artistico VR60768 Anthropomorphic figure, un “ponte” di materia fisica e visuale dal Paleolitico al presente, dove si impiega ocra rossa originale utilizzata dai Sapiens di Fumane 40.000 anni fa, per la realizzazione di alcune opere Neorupestri dell’artista Andrea Benetti. Quest’ocra continuerà a vivere ed esporsi ai fini simbolici ed astratti, unendosi e aggregandosi ancora una volta dai gesti antichi a quelli moderni di Andrea Benetti.
Prof. Marco Peresani [Dipartimento di Studi Umanistici Sezione di Scienze Preistoriche e Antropologiche Università di Ferrara]
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