Signum Crucis
Due mila anni fa la croce era il patibolo per chi si era macchiato di gravi delitti. La storia e l'archeologia riferiscono di uomini crocifissi. Il lenzuolo della sindone porta l'immagine di un uomo crocifisso mostrando chiaramente le ferite in corrispondenza dei polsi e del piede. L'immagine corrisponde esattamente a quanto i Vangeli ci dicono di Gesù di Nazaret. Per la storia la croce ricorda l’uccisione di un innocente, ma per i credenti ha anche un altro significato ben più grande: la morte ingiusta di Gesù, il Figlio di Dio, sulla croce ha il valore di un sacrificio, è il segno più grande dell'amore di Dio per gli uomini. Ed è motivo di speranza, perché sullo sfondo della croce c'è la risurrezione che segna la vittoria di Gesù sul peccato e sulla morte, per lui e tutta l’umanità da lui redenta. La croce diventa segno di liberazione dal peccato e dalla morte per tutti gli uomini. Essa si estende a tutti quelli che guardano alla croce con fede. Il simbolismo della croce cambia radicalmente. L'avevano capito bene i cristiani del Medioevo, specialmente nel Nord Europa, che rappresentavano il crocifisso come un re, con la corona regale sul capo al posto della corona di spine. La croce è trasformata in trono: “Regnavit a ligno Deus”. Con o senza la raffigurazione del corpo crocifisso, la croce resta un emblema carico di amore e di speranza. La croce senza la risurrezione resterebbe solo il ricordo di un innocente messo a morte. Non offenderebbe nessuno, ma verrebbe meno il significato di vita e di speranza che esso contiene. L'opera di Andrea Benetti è concentrata sul “segno” della croce, e non sulla rappresentazione dell’uomo crocifisso, ma il significato è il medesimo. Il simbolismo astratto, espresso nei tanti segni colorati che costellano gli spazi intorno ai bracci della croce, richiama gioia, proprio come la croce. Le croci di Andrea Benetti sono croci gioiose, aprono alla speranza. E' la gioia che viene dalla certezza che la croce rappresenta la vittoria del bene sul male, dell'amore sull'odio, della vita sulla morte.
Prof. Mons. Fiorenzo Facchini [Professore emerito di Antropologia dell'Università di Bologna Premio internazionale “Fabio Frassetto” per l'Antropologia fisica, assegnato nel 2002 da]
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