Letture condivise a cura di Marvi del Pozzo: "La vita là fuori" di Mariapia L. Crisafulli (Macabor, 2021)
La vita là fuori, raccolta di poesie pubblicata recentemente da Macabor edizioni è la terza opera di una venticinquenne intellettuale e poetessa messinese, Mariapia Crisafulli che, nonostante la giovanissima età, collabora a diverse iniziative culturali ed editoriali: in qualità di critica letteraria è presente su varie importanti testate giornalistiche, collabora altresì al bimestrale di poesia Il sarto di Ulm di Macabor edizioni. Devo dire che ho riscontrato nel volume della Crisafulli una capacità stilistica e una maturità di pensiero che vanno ben al di là dell’età anagrafica di questa giovane poetessa. Intanto è un libro che si legge d’un fiato: tutt’altro che monocorde, sa snodare le problematiche affrontate attraverso cinque corpose sezioni, per cui emerge al termine un quadro ricco, vario, filosoficamente articolato: La misura delle cose – Le notti del pellicano – Generazioni contrarie – La casa della nonna – Sulla invenzione poetica. La libera creatività dell’autrice si sposa alla profondità di una ‘poesia pensante’, in cui il pensiero appunto, pur coordinato in forma organica, si apre alla suggestione evocativa della parola poetica con grande effetto liberatorio. L’ora d’aria Siamo poeti il tempo di una sigaretta Poesia è inalarne tutto il fumo contaminare l’aria circostante Poi ognuno a casa propria L’esempio della sigaretta è efficace, rende l’idea, anche se non è dei più calzanti in quanto a precisione di immagine. Il fumo ammorba l’aria, è cosa negativa per uomini e ambiente; la poesia dovrebbe essere vitale e continuare a lavorare in positivo dal di dentro anche in tutti quegli… uomini ognuno a casa propria, siano essi scrittori o lettori. Ma la cosa è chiara e la differenza dei termini di paragone rende ancora più luminosa la poesia nel suo ruolo maieutico anche per il più semplice dei lettori proprio per contrasto. Forse l’uso di quel verbo negativamente urtante, contaminare, è scelto a bella posta per evidenziare, pur nella similitudine, il contrasto della divergenza delle situazioni , negativa e positiva. La poesia, se è tale e quindi autentica, non può che fare sempre un gran bene. La Crisafulli, come ha rilevato nella prefazione Franca Alaimo, vive una crisi di insicurezza, di non appartenenza a un mondo che sente a sé estraneo; giovane, affamata di vita, di contatti, di esperienze, si ritrova in una realtà senza volto definito: è una società problematica, la nostra attuale, in crisi d’identità e di valori, non appare un futuro nello spaesamento di gente amorfa, asfittica, che vive i giorni senza un perché, senza neppure supporre di potere farsi parte attiva nella società. Lo smarrimento diventa totale: ci si lega alle piccole cose, trascurate, minute, senza neppure sapere che peso salvifico possano avere… c’è solo qualche intuizione sparsa, una certa qual forma di ancoraggio nel bilico quotidiano. Reperti quotidiani La polvere è ricchezza di macerie che rinascono Di ricordi che non lasciano la loro casa Della vita [microbonda] che resiste sotto noi che la scacciamo con un panno. Ingrati E lei ritorna: sulle foto, sopra i mobili, tra scaffali chiusi Dentro libri mai aperti e mai paghi di attenzione Sotto il letto che non dormi o su cui ti abbandoni coi vestiti logori di giornate in mezzo al mondo o stanche dal divano La polvere è ricchezza Storia che rimane e ricomincia persino dentro le narici * La misura delle cose La storia si conta per secoli La vita per decenni E i giorni per cose fatte o da fare E le notti per occasioni consumate o perdute Le poesie si contano per fogli sparsi come le case per finestre accese in attesa di un ritorno o intimando un addio Immagino, ma non so * Divertissement Sono qui, ma non ora. La terra scivola immane e un uomo stordito vi si adagia sorridente, assetato d'altra noia quel po’ che ancora sfugge all'occhio non attento Sono qui, ma non ora. Bussate più in là, per favore Sembra che anche il passato diventi quasi inesistente: la storia non esiste perché non serve più, non insegna a orientarci né nel presente né tanto meno nel futuro. La cultura o non esiste o è libresca e stantia. Ne consegue una moltitudine umana di individualità chiuse, di monadi-zombi soffocate dalla propria vita di morti viventi. Ciascuno è in preda, senza rimedio, a una ‘solitudine tremenda’, come direbbe Manzoni, ma senza neppure lo sbocco offerto dalla spiritualità o dal sociale del romanzo manzoniano. Protocollo della trascuratezza Quando qualcuno muore lo avresti visto l'indomani chiamato la mattina stretto la sera tra le braccia Oggi tratteggi a memoria ogni ruga del suo viso che ieri confondevi tra tutta l'altra gente * Ci vediamo domani Ma domani è già ieri da parecchi giorni * Testimoni Questo male di vivere lo conosci anche tu: gli dai un altro nome ma è lo stesso del mio C'è la vita là fuori di tanti anni fa Noi la vediamo sorridere ancora noi che non la viviamo e imparammo a bramarla Tutti ci dissero che non era la nostra Tutti ci dissero che era la loro Ma loro tu pensi la vissero mai? Il vuoto dei tempi può forse riempirsi, a livello individuale e quindi sporadico, con le proprie memorie: si ricerca il senso della vita tra le proprie ultime generazioni familiari, quelle che non ci hanno lasciato solo tratti somatici o caratteriali, ma hanno costruito per i nipoti tradizioni, usanze, modi di vita semplici ma intensi, quelli che con la loro struttura sapienziale potrebbero servire da ancora sentimentale nel naufragio dei nostri tempi. Potrebbe essere una prospettiva di fermezza alla fluidità del mondo d’oggi. Potrebbe. Ma come abbiamo letto testé nella poesia Testimoni, loro – le generazioni passate – si resero conto di costruire qualcosa, intendevano farlo o non vivevano anch’esse alla bell’e meglio, quasi senza volontà, così come fan tutti oggi, come facevano tutti allora? La casa della nonna Ho chiesto alle ombre di spegnere la luce Ma erano la sola cosa ferma nella stanza a parte me a parte la lampada sul comò accanto a libri e cornici consumate Ed erano la sola cosa viva nella stanza a parte la luce soffusa a parte i miei piedi sul ciglio della porta * Constatazioni Potrei cantare le visioni dei vivi i presagi che i morti sussurrano loro aprendogli il varco dall'altra parte Ma la mia mano è ferma e il mio sguardo veglia sulle cose che tocco e respiro I morti mi vivono dentro e mai accanto: viviamo qui insieme nessuno muore ancora Là fuori c'è solo la vita Il superamento di una contingente, deludente realtà può avvenire, per la giovane poetessa, attraverso la parola poetica: non è una medicina valida forse a livello generale, ma è un indubbio aiuto a ripartire dalle proprie radici familiari al fine di trovare realizzazione di sé e un senso finale esistenziale. Del resto la realtà visibile non dà risposte né chiare né univoche. Il dubbio metodico è forse l’unica strada percorribile e la frase Immagino ma non so [da: La misura delle cose] dell’autrice mi sembra un via sia di grande intelligenza, sia di intensa sensibilità. Incontro Verrò a parlarvi di poesia come lei parla a me e come io parlo a lei: senza parlare Interrogando i vostri sguardi, il solco delle rughe d'espressione Mentre osservo il silenzio del vostro ascoltare me mentre seduta taccio e una voce confida all'aria intorno a noi l'inquietudine di notti accese o mattini ancora bui sulle rotaie ... No, non esistono i poeti In quest’ultima sezione, Sull’invenzione poetica, l’autrice manifesta tutta la sua passionalità totalizzante per la poesia, cui si dedica quasi con furia smodata, in obbedienza ad un imperativo etico ed estetico che diventa fulcro della sua vita e si pone come onere e come senso esistenziale delle sue giornate faticose. Poesia sintetica, talora smozzicata, frammentaria nella forma, sempre però di incalzante tensione, con “sussulti sia sintattici che lessicali, in cui i legami logici sono talvolta sottesi” [Franca Alaimo]. È poesia di foga giovanile, ardente e vitale, per contenuto e per forma stilistica, è poesia personale e nuova, che ben sintetizza la complessità e le contraddizioni del mondo d’oggi. Poesia molto moderna, davvero specchio della contemporaneità.
Marvi del Pozzo
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