Poesie e Metapoesie di Mariapia Crisafulli
Ci sono libri che si leggono tutto d’un fiato e libri che sono figli del verbo procrastinare. La vita là fuori di Mariapia Crisafulli è uno di quei testi che mi ha piacevolmente bloccata per un pomeriggio intrappolando gli occhi e la mente in un vortice di emozioni e di riflessioni. Edito da Macabor, nel 2021 e incastonato nella collana della medesima casa tra Le stelle di Macabor, quest’opera è l’ultima pubblicazione della giovane autrice, puro talento siciliano della poesia. La poetessa messinese d’origine, attivista promulgatrice di eventi culturali nel suo territorio, collabora con importanti testate giornalistiche nel campo della critica letteraria e ci regala la sua opera ornata da una poetica matura e indubbiamente molto profonda. L’essenza del testo è espressa nella quarta di copertina: Ti lascio i miei volti/ rubati in stazione. / Tutto l’umano che conosco/ e possiedo, sta lì. Una dichiarazione d’amore al prossimo, un incipit scritto volutamente alla fine del testo che manifesta tutta la generosità della Crisafulli che offre e si offre a chi vorrà leggere, donando tutto l’amore che possiede per la poesia e dalla quale a sua volta è inesorabilmente posseduta. Un’analogia quella con la stazione ferroviaria che porta ad associare la poetessa ad autori celebri come Pirandello che degli ambienti ferroviari ne fa un luogo letterario nelle sue novelle. L’autrice è totalmente assorbita dal suo mondo poetico, cammina sospesa sui volti altrui, il suo è uno sguardo introspettivo, l’empatia la fa da padrone e lei si immerge dentro la vita che scorre tra i binari, così parallela a quella che si snoda accanto alle vite reali. L’autrice si fa portavoce di esistenze altrui e racconta per esempio dell’amico clochard: T’avessi mai visto prendere un treno, scalare i vagoni/in cerca/ di un posto vuoto/in cui rannicchiare i pensieri/a orecchie chiuse… La capacità descrittiva dei luoghi giunge pienamente al lettore che percepisce sulla pelle tutto il frizzante dell’aria pungente delle sei e ventiquattro del mattino, ascolta il rantolio della macchinette per i biglietti obliterati che invadono sedili vuoti/nell’attesa di nessuno/ accanto… Avvertendo tutta l’amarezza di una solitudine volutamente esercitata come un diritto. E come il fischio sibilante del treno ci giungono le emozioni perforanti che l’autrice ha vissuto sul selciato freddo dei marciapiedi a ridosso dei binari, tra i vagoni traballanti, dietro i finestrini chiusi ma narranti la vita che vi scivola sopra ad alta velocità. Un fascino quello del viaggio sulle rotaie dal quale la Crisafulli non sa sottrarsi. Da brava scrittrice dotata di acuto spirito di osservazione va a caccia di pensieri dipinti sulle facce, “roba” piuttosto ambita per chi ama tradurre con l’inchiostro tutto “l’umano” che lo circonda. Dimostrano carattere e bellezza d’animo i versi: Quando nell’angolo siedo/- lì nel mezzo della festa/come Gozzano io quasi/mi vergogno/d’essere un poeta. Timidamente scritti in una sfera d’umiltà che rendono la Crisafulli una donna ricca di autentica bellezza dopo averci illustrato cosa sia per lei la ricchezza in Reperti quotidiani: la polvere è ricchezza. Il passato che ritorna sulla traiettoria dei corsi e ricorsi storici, la volontà inesauribile dell’accaduto a farci compagnia e la voglia di ricominciare nell’ immagine ben marcata della polvere depositata tra le narici; il passato ci identifica, ci tramanda scatti fotografici che ereditiamo in un misto di emozioni. A polvere è ricchezza/ di macerie che rinascono/ Di ricordi che non lasciano la loro casa/della vita microbonda che resiste/sotto noi che la scacciamo con un panno. /Ingrati. La ricerca dell’esistenziale da parte della autrice è una chiara domanda oltre che un’esigenza. Il bisogno di essere se stessi c’è un posto/ nel mondo/ dove posso essere/ Io? e nessun altro.” Nel percorso della Crisafulli si fanno strada i versi dedicati all’amore, sentimento che l’autrice sembra dosare con timore ma che trapela nei versi: Tu che alzi muri/io che abbatto le pareti e poi amo in te quanto in me manca e ancora: non conosco altre sete/ stanotte/ se non la tua bocca. Chiara e tangibile la passione. Così come chiara è la sua dichiarazione d’amore per la città di Catania: Se avessi, non saresti mia come adesso. La poesia della Crisafulli corre su due binari: quello che è stato e quello che sarà. L’anima arricchita di ricordi e gli occhi al futuro. “La vita là fuori” non è soltanto il titolo del libro: è un monito. Poiesis L’imperfezione cadere in movimento sbavare sopra i bordi sventare confini immergersi Trasmigrare vita in altre vite vita nuova Perdersi vicino Ritrovarsi lontano luoghi comuni, incontri con estranei. C’è una parte di me che vive fuori. C’è un grande desiderio di vita nella poesia di Mariapia Crisafulli, c’è passione oltre alla disperata ricerca di vicinanza degli affetti ma c’è anche una forte dose di intraprendenza, di accorato bisogno di essere là fuori come lei stessa scrive: il mio porto sicuro è il mare aperto.
Cinzia Aloisi
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