Pier Paolo Pasolini 6 domande a giovani poeti, a cura di Angelo Fàvaro – Prefazione di Giulio Ferroni (Aeclanum, Delta3 2022)
6 domande a giovani poeti su Pier Paolo Pasolini con le risposte di Michele Bordoni • Simone Burratti • Riccardo Canaletti • Mariapia Crisafulli • Riccardo Delfino • Claudia Di Palma • Giorgio Ghiotti • Federica Gullotta • Gianluca Michelli • Antonio Francesco Perozzi • Antonio Perrone • Sacha Piersanti • Eleonora Rimolo • Mara Sabia • Daniele Sannipoli • Mattia Tarantino • Rudy Toffanetti • Sonia Ziccardi * “L’occasione del centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini sta mostrando quanto nella comunicazione corrente si prolunghi e amplifichi la suggestione del suo nome, della sua opera così intimamente legata alla sua vita e alla sua arte: la sua poliedrica creatività, l’assillo espressivo che lo ha dominato in tutto il corso della sua esistenza, quell’inesausto esaltarsi, indignarsi, dare scandalo, tutto ciò che egli è stato, ne proiettano un’immagine sfaccettata e polivalente, un’icona contraddittoria, un modello di intellettuale totale, di partecipazione piena al mondo e di dissidio con esso, carico di tutte le possibili tensioni umane, artistiche, ideologiche, antropologiche, morali, politiche e oltre. Un Pasolini moltiplicato e disseminato, buono a tutti gli usi, sacramentale e terragno, infernale e divino”. GIULIO FERRONI * “La poesia è una ininterrotta domanda sul senso (la domanda siamo noi), che mentre viene formulata contiene la risposta, ma anche il più atroce dubbio: all’irriducibile della ricerca non si piega (e non si spiega) la bellezza del nostro essere così come siamo, del nostro provare il sentimento della vita, così come lo proviamo tutto intero, senza sconti. Una posizione sul senso abita nella ricerca in versi dei poeti invitati: è il loro sguardo sul mondo, sulla vita, sull’insensato e sull’inaccessibile, o su ciò che disturba e sull’alternativa, che ha suscitato il mio interesse nella selezione. Nessuno di costoro sente di dover essere poeta, o di poterlo essere, ma ognuno vive e agisce poeticamente. Si consuma nella sua poesia, estenuandosi nell’amore, che è motore primo della conoscenza e dunque del/nel dolore. Il poeta… i poeti, questi poeti provocano, anche, e fanno della provocazione, come si potrà agevolmente constatare nelle risposte alle domande, la leva di una sollevazione contro il conformismo e contro ogni forma di neutralità indifferente, misurano e si misurano coraggiosamente con il coinvolgimento e la disponibilità ad accusare il colpo della realtà, interpellata e scrutata, non da consumatori, ma (direbbe Pasolini) attraverso l’instrumentum del sacro e il mistero, consapevoli così di poter essere o di poterci essere, di resistere. Non c’è algoritmo che tenga o che affronti sacro, mistero e desiderio. Nelle risposte si dipanano insieme alle loro posizioni critiche e alla fenomenologia pasoliniana decifrata da ognuno, anche l’emergenza individuale e le problematiche di vita, la loro idea di poesia, con una densità espressiva che dichiara l’affidabilità e la libertà, l’intelligenza e la sincerità, le felici deduzioni e le feconde intuizioni di ognuno.” ANGELO FAVARO * “La scelta di pubblicare questo volume all’interno della collana Aeclanum, che ho il piacere di dirigere per la Delta 3 di Silvio Sallicandro e che da un anno ormai si occupa della pubblicazione di opere poetiche italiane e non solo che hanno un afflato civile, nasce dalla consapevolezza condivisa da me e dal Prof. Favaro del valore dell’eredità del Pasolini poeta, che tanto può e deve insegnare ai giovani adulti che si affacciano alla scrittura poetica. Basterebbe citare una sola tra le innumerevoli e preziose dichiarazioni di Pasolini per comprendere quanto sia importante la pubblicazione di questo dialogo critico a più voci: “Penso che sia necessario educare le nuove generazioni al valore della sconfitta.” In una realtà dominata, oggi come negli anni ’70, dalla prevaricazione e della nevrosi del successo a tutti i costi, una riflessione sulla militanza poetica è d’obbligo: Pasolini è stato per certi versi un profeta, per altri una voce incastonata nel suo tempo, ma non possiamo non ammettere che questa “antropologia del vincente” ci appartiene adesso più che mai, e che permea non soltanto la vita quotidiana ma anche la cultura, svenduta e spesso vilipesa in nome del Potere. Siamo davvero capaci di educarci alla sconfitta? Di stare dalla parte dei perdenti? Da che parte stiamo, se riusciamo a mantenere salda una posizione?” ELEONORA RIMOLO
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