La pittura ha un suo spessore, forma grumi e si stratifica, si solidifica con l’incedere dei pensieri e delle passioni. Volteggia la pittura sulla superficie, scrivendo ideogrammi di un nuovo millennio. Il colore, quel colore timido, a volte restio a mostrarsi è pronto a confondersi con il fondo, in altri momenti travalica l’immagine, è esuberante e fiero, incontenibile. Questo il lavoro di Salvatore D’imperio, pittore con convinzione, abile costruttore di inestricabili grovigli, di scie tracciate da ineffabili macchine volanti. Nascono così alchemiche geometrie, misteriosi lembi di territorio cromatico, isole magiche con porti franchi, liberi dalle contaminazioni della rappresentazione. Il gioco pittorico è negli angoli, nelle sinuose curve che scrivono il labirinto. Grida il quadro la sua libertà d’invenzione, il desiderio è quello di travalicare il limite. E sono fragili queste superfici, fragili e precarie, limitate e limitanti. La pittura è oltre, il gesto creativo è nell’opera ed è altrove, è pensiero puro, un pensiero che passo dopo passo ricade sulla tela. E si fa materia, dolce materia.
(E. Battarra)