per la mostra "È Venne Sera" 2022
Per contrasto con i lavori qui presentati, sul piano di un differente punto di vista e circostanze contestuali, le opere che Anna Maria D’Amico espone in questa rassegna richiamano, almeno a chi scrive, i dipinti dalla pittrice dedicati alle grandi metropoli occidentali, da Londra a Roma, da New York a Parigi, attraverso i monumenti che le identificano in un’immagine – turistica, in prima istanza o in ultima analisi. Al di là del dato stilistico, un pointillisme pixelato conferisce al fermo-immagine il balenio del ricordo e il senso di (quasi) ieratico emblema, le due serie di lavori possono, nella loro distanza di antipodi, risultare complementari in un processo che lega una figurazione che sembra suggerire un’astrazione simbolica rispetto al referente reale e una pittura informale – però, di forte valenza visiva. Dove non c’è spazio per una sintesi, sussiste un’integrazione che non rinuncia all’immagine, non la nega, ma ne scorge aspetti, livelli, stadi di formazione o decantazione dal visibile al tangibile. Estenuazione o condensazione che sia, l’immagine ha lo stesso peso – da portare: “In una manciata di polvere vi mostrerò lo spavento”, diceva il poeta: e non possiamo fare a meno di andare da una waste land all’altra alla pittura, residuo onirico (e bellico, nel caso) che sgrana in un poltergeist luminoso - fall out di polvere magicamente indenne alle rovine cui associarla - l’oggetto della visione. Se non è l’iridescente zampillo di una nubecola o nebulosa siderale o tellurica che impollini di solarità un cielo altrimenti spento. Rocco Giudice
ROCCO GIUDICE [Critico d'Arte]
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