Antico Caffè San Marco ospita la mostra personale di Anna Actis Caporale, pittrice di terre meravigliose
La pittura di Anna Actis Caporale introduce l’osservatore in un viaggio tra i colori e gli scenari incantati dei paesaggi, mostrando una natura vivace e piena di meraviglia.
Trieste, la mostra personale di Anna Actis Caporale è stata inaugurata il 17 febbraio presso l’Antico Caffè San Marco, uno dei più belli e antichi Caffè storici di Trieste. Al vernissage della mostra, curata dal giornalista, scrittore e critico d’arte Salvo Nugnes, hanno partecipato diverse personalità del mondo dell’arte e della cultura tra cui la giornalista e scrittrice Silvana Giacobini, già direttore di Chi e conduttrice televisiva, Gianni Marussi, già responsabile mostre del Tgcom24, Ugo Puglisi del Trieste Film Festival, l’Assessore alla cultura Giorgio Rossi, il Presidente del Consiglio Comunale cav. Francesco di Paola Panteca, l’attrice e autrice Diana Höbel, la cantante Zee Vassallo, il musicista e organizzatore Gabriele Grieco e diversi altri. Anna Actis Caporale dipinge prendendo spunto dalle visioni e dalle impressioni raccolte nei suoi molteplici viaggi, i suoi dipinti hanno quell’incanto dal sapore esotico e fiabesco, ma sono anche frutto di improvvise illuminazioni evocate dall’ambiente, i cui attori principali sono gli alberi, i fiori gli animali e gli insetti. La Caporale ha inoltre illustrato libri e si è dedicata con passione alla fotografia con un repertorio di paesaggi e testimonianze di vita di terre lontane. Di lei ha scritto Vittorio Sgarbi: «È l’esotismo, inteso non come attrattiva per il pittoresco turistico, ma interesse motivato per il culturalmente diverso, l’elemento che più connota l’arte di Anna Actis Caporale, fotografa oltre che pittrice, che nell’espressione figurata condensa per simboli e impressioni ciò che l’esperienza esistenziale del viaggio le ha lasciato addosso. Il colore smaltato rinuncia al volume e alla profondità dello spazio per concentrarsi sulla densità tattile e sul contrasto dei timbri, quasi a voler recuperare l’aspetto sensoriale del ricordo, in termini che qualche volta sembrano esasperare analoghe propensioni di Aldo Mondino».
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