Intervista all’artista Katiuscia Papaleo in occasione dell’apertura del suo nuovo Atelier
Ha aperto da poco la sua nuova galleria a Milano, KP ATELIER, in via Cola di Rienzo 3, ce ne vuole parlare? A settembre 2022 ho aperto il mio atelier. Erano anni che inseguivo il sogno di avere uno studio tutto mio dove potermi dedicare completamente alla mia arte. Un paio d’anni fa, un’amica mi ha letteralmente trascinato in questo posto dicendomi che dovevo assolutamente vederlo perché, a dir suo, “mi rappresentava”. Un edificio basso indipendente fra i palazzi, in una zona di Milano che è oggi un crocevia di arte e moda. È stato amore a prima vista. Apparteneva al Maestro Paolo Shmidlin, artista eccezionale e anima sensibile, verso il quale ho sentito sin dal nostro primo incontro una forte empatia. Lui voleva cederlo ad un artista, perché progettato per essere un luogo d’arte, e dopo due anni di pandemia ci siamo rincontrati…Era destino. Nel KP Atelier si respira molta energia positiva, sarà per la particolarità dei locali, ampi e luminosi con grandi lucernari al soffitto, sarà perché c’è stato un passaggio di testimone artistico, sarà per l’energia…In ogni caso è un luogo che mi fa stare molto bene. Il luogo dove sorge la galleria ha un cortiletto sul retro che ha una storia particolare, ci racconti. Quando vidi quel posto per la prima volta pensai subito che fosse un sogno trovare a Milano un cortiletto cosi! Il Maestro Shmidlin, che è anche uno scultore e ha operato per il teatro, aveva ricavato da un cortiletto anonimo, un luogo fuori dal mondo, senza tempo, con cancelli di ferro battuto, sculture, muri ricostruiti e piante. Ricordo che mi chiese se avevo capito cosa fosse quel luogo, e io pensai subito a un giardino incantato. Lui spostando le foglie di una pianta mi fece capire meglio. Paolo aveva ricostruito un cimiterino gotico. Ero affascinata! Semplicemente geniale. Mi disse di conservare quel posto dove, quando giungeva la sera e calava il silenzio, girava qualche merlo e si potevano sentire i profumi. Era un giardinetto da meditazione. Aggiunse che era importante nella vita un pizzico di “memento mori”. Ringrazierò sempre il Maestro Shmildlin per questo regalo. Nell’Atelier sono esposti molti suoi lavori, che cosa vuole trasmettere con i suoi quadri? I miei lavori nel tempo hanno subito delle evoluzioni, come tutte le cose che appartengono alla nostra esistenza. Nell’atelier sono esposte sia opere contemporanee che meno recenti. Tutti hanno però una matrice comune: la forza del colore. Attraverso il colore cerco di esprimere parole e sentimenti. Che cosa racconta la sua arte? La mia è un’arte intimista. Racconta frammenti di vita e frammenti di emozioni. Mie o “rubate” da tutto ciò che mi circonda. L’arte per me è un linguaggio dove trasporre in un altro mondo la realtà. Mi piace raccontare ma soprattutto trasmettere emozioni, sempre con un messaggio positivo ma è innegabile la presenza di quel “filo amaro” che, come diceva il mio Maestro d’arte, accompagna sempre tutti i veri pittori. Qual è il piacere maggiore che prova nel fare arte? Nel fare arte il piacere maggiore è dedicami a me stessa. Conduco una vita molto impegnativa dove lo spazio riservato alla mia persona è davvero molto poco. È un incontro intimo. Lei è Presidente dell’Associazione Artistica Culturale “Artangolo - Fucina delle Arti a Milano”, di cosa si tratta? Artangolo-Fucina delle Arti è un’associazione no profit che nasce dal sogno nel cassetto dei soci fondatori di creare un punto d’incontro artistico, uno spazio che potesse permettere agli artisti di esprimersi e confrontarsi attraverso la condivisione e la fusione delle arti. L’obiettivo primario dell’associazione è quello di diffondere cultura artistica, attraverso laboratori e seminari, ma con una mission un po’ più ampia: puntare alla logica del “caffè artistico”, luogo di confronto e condivisione, come si faceva una volta tra artisti e artisti futuri. Sono presenti associati di tutte le età, principalmente pittori e scrittori, anche se non siamo contrari ad abbracciare altre forme di dialogo artistico. Abbiamo resistito alla falce del Covid solo perché abbiamo cercato insieme ai nostri associati delle soluzioni per mantenere Artangolo in vita, come la pubblicazione con Giorgio Mondadori del volume “Angolazioni” con dialoghi fra pittura e scrittura. In più cerchiamo di lavorare per progetti annuali con mostre a tema dove dialogano le diverse arti. È una sorta di famiglia artistica, composta da vecchi e nuovi associati e di solito chi passa da Artangolo si ferma per partecipare almeno al progetto dell’anno. Quest’anno abbiamo fatto dialogare pittura e scrittura sull’affascinante mondo dei tarocchi (affidando ai pittori una carta e agli scrittori un racconto su una “stesa” a tre carte). L’ idea è piaciuta moltissimo al Municipio 6 di Milano che ci ha concesso l’esposizione della mostra nella ex Fornace Gola sui Navigli. Per il prossimo anno abbiamo già nuove idee in cantiere. Speriamo di riuscire a realizzarle.
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