Lo spirito di speranza nell’arte di Gabriele Maquignaz
“La montagna è ferita ma non è morta.” Non è il momento di arrendersi ma di reagire e superare le difficoltà, questo il pensiero del valdostano Gabriele Maquignaz, pittore di fama, intimamente legato alla sua terra e alla montagna, cui ha dedicato la sua ultima creazione e che è per lui luogo della riflessione artistica. Proprio nel febbraio di quest’anno il Maestro ha portato la sua arte nella monumentale cornice della Galleria Vittorio Emanuele, nel cuore di Milano, accanto al Duomo, e alla nota libreria Bocca, locale storico d’Italia, ha presentato il suo nuovo catalogo edito da Skira “La Porta dell’Aldilà”. Il volume è stato curato dal grande critico d’arte, recentemente scomparso, Philippe Daverio, amico dell’artista, che ha presentato la performance consacrando Maquignaz nella scena artistica internazionale. All’esibizione ha assistito anche il famoso chef stellato Carlo Cracco. Quella dell’artista è una costante ricerca di una dimensione altra che trascende lo spazio ed il tempo: «Un giorno, seduto sotto il Cervino, guardando davanti a me, perso nel vuoto ho una grande intuizione: mi accorgo che lo spazio non basta più. L’arte necessita di un’evoluzione, oltre lo spazio, oltre il tempo, oltre l’universo e oltre l’infinito. Solo con la creazione della “porta dell’Aldilà” ho messo le basi per una nuova arte».
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