TESSITURE EMOZIONALI
della Critica d'Arte Maria Palladino
La pittura di Monica Antiga rappresenta l'esito stratificato ed eterogeneo di una elaborazione raffinata e meditativa che è altresì studio sul colore, sulla sua significanza simbolica e concettuale e sulla matericità mimetica che produce. Ciò in accordo all'energia psichica la quale muove la mano dell'artista sulla tela, dal primo cominciamento dell'opera all'ultima pennellata, che la considera compiuta. Si tratta di un'operazione apparentemente istintiva e immediata, com'è nella tradizione storica dell'arte informale, ma che in realtà racchiude e cela un progetto meticoloso, una ricerca prendente le mosse da considerazioni che partono da riflessioni in principio esterne alla pratica pittorica e coinvolgenti una presa di consapevolezza relativa all'essenza della realtà e al rapporto che l'individuo umano instaura con quest'ultima, e in particolare, in senso autobiografico, dell'autrice verso se stessa. La pittrice sembra volere invertire la tendenza che anima questo linguaggio, di matrice inteso ad affrancare i sentimenti e le emozioni da qualsiasi pretesa di reificazione, per restituirli a loro medesimi e al libero fluire sul ductus pittorico, irrompendo direttamente dalle profondità dell'inconscio, affiorando alla coscienza e facendosi strada sul supporto, diffondendosi sopra di esso senza gli argini dettati dalla linea di contorno che racchiude e limita. In questo modo Monica Antiga non intende tanto richiamare la nostra attenzione su apparenze riconoscibili, che siano pareidolie oppure immagini indotte alla nostra mente dalla disposizione dei cromatismi e dalle altre componenti nel dipinto, quanto suggerire la necessità di un'astrazione che parta da un'analisi obbiettiva del reale e che proceda svincolandosi da qualunque possibile appiglio agli oggetti che –pare volerci dire – sono solo vana apparenza. Il suo amore per i materiali naturali quali sabbie, pigmenti, colle animali e vegetali, tessuti, polvere di marmo, unitamente alle tonalità adoperate e agli stessi titoli dati ai lavori ci suggerisce il richiamo alla natura organica e inorganica, ai quattro elementi e più in generale al principio della vita e della creazione che l'azione dell'artista, novello demiurgo, riproduce. Il significato che se ne evince è un invito a non lasciarsi troppo attrarre dall'aspetto esteriore, fatuo e ingannevole, degli oggetti, degli accadimenti e situazioni intorno a noi, poiché non si tratta che di pure fantasticherie, aggregazioni di materia informe, assimilarsi di atomi che mossi da vibrazioni prodotte da energia e comunque permanentemente interconnessi, darebbero vita ai sembianti che circondano le nostre esistenze. Se siamo noi stessi, fattori pur nella nostra piccolezza, a generarli, o se vi sia un Creatore che sottenda a tutto il processo, l'autrice non lascia intendere, sebbene questo estraniarsi dalle cose, smontarle nelle loro materie prime generanti poi suggestioni evocative, possibile a ciascuno, possa suggerirlo. L'artista è imprescindibilmente e per innata attitudine legato alla condizione di osservatore esterno, distaccato dalla pragmaticità del vivere nella sua attività visionaria, di disgregazione e riaggregazione di enti fisici e metafisici. E questo processo Monica Antiga appare volerlo esercitare sul proprio essere, sulla propria visione del mondo e dell'interiorità soggettiva. Si tratta forse di un invito ad abbandonare vani legami, che siano ideali o materiali, poiché nel fluire dell'esistenza non vi è nulla che rimanga eternamente uguale, ma tutto trasmuta e si dissolve, riaccorpandosi in nuove sembianze, senza soluzione di continuità. Siamo infatti attirati ad immergere lo sguardo nelle sue tele, per seguire l'andamento verticale o orizzontale lineare del suo tracciato, che mescola informale materico e segnico, e origina un tessuto fatto di trama e ordito, filamenti irregolari e che pure restituiscono la percezione della sovrapposizione, per aggiunta o raschiatura, delle paste cromatiche. L'addizione o sottrazione procede per compattazione di toni ricorrenti, elementali, che richiamano questi per le stesse definizioni date ai soggetti, e in dipinti come “Ad ognuno il proprio percorso” possiamo ravvisare la concezione della parte che compone il tutto, di ogni singola struttura necessaria a costituire l'unità. Vediamo gli azzurri intensi, le terre, gli ocra, i rossi, che riconducono alla trasparenza dell'acqua e l'atmosfericità dell'aria, la sedimentazione geologica nelle diverse qualità di pietre e minerali riconoscibili, il levarsi delle fiamme verso l'alto. Sopra tutto domina la luce: elemento rivelatore, fonte dell'impulso unificante, dà corpo a quell'energia movente pensiero e atto, vivificata dalle accensioni dorate e argentee, che l'accentuano e conferiscono alle opere fattezze da tendaggio scenico. Così alludendo alla professionalità come scenografa dell'artista, conferendo inoltre un sentore simbolista e decadente, mirato probabilmente a farci intuire che ad un certo punto del cammino è necessario e opportuno far cadere il sipario.
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