RACCONTO: "LE MEMORIE - IL QUADERNO NELLA POLVERE DEL TEMPO E DEL SILENZIO"

2021

LE MEMORIE - RACCONTO:


 

“IL QUADERNO NELLA POLVERE DEL TEMPO E DEL SILENZIO”

 

 

  (ricordando mia nonna e omaggiando la sua memoria)

 

                                                                                                                                                                                                                                          

Mia nonna, povera donna, ha vissuto una vita difficile, che ancor giovane era rimasta vedova e si era   dovuta rimboccare le maniche e accollarsi, da sola, l'educazione e la crescita di tre figli, che gai, solari e sorridenti giocavano a far la lotta tra loro. È la letizia che accompagna le anime degli adolescenti pur in mezzo ad una vita di stenti. Ma capivano, e a volte i loro animi spingevano i loro sguardi a manifestare tristezza. Mia nonna ha dovuto portare avanti la "baracca" con grandi difficoltà economiche, ma ci è riuscita. Non ha abbandonato i suoi figli, come hanno fatto e fanno ancora alcune madri. Lei è stata caparbia con la vita. Una vita in solitudine, coi suoi pargoletti infanti da accudire ed educare. Si percepiva nell’aria che soldi ce n’erano pochi. Mia nonna faceva trapelare tanto dolore in quella casa, con una scarsa pensione di reversibilità del marito, capotreno alle Ferrovie dello Stato, che non si era potuto godere i propri figli, deceduto a soli 45 anni col peggiore dei mali. Pace all'anima sua, caro mio povero nonno, dai grandi occhi azzurro cobalto, che non ti ho neppure conosciuto e pace a quell’anima della sfortunata mia povera nonna, che la morte del marito aveva disfiorato il suo ancor giovane viso. Ma vi erano i suoi tre figli che coloravano la casa con la loro gioia e brio insieme ai loro giochi innocenti.

Trascorreva il tempo. Mia nonna era deceduta già da molti anni. Io ero adulto. Ero sposato. Un giorno ero a casa dei miei genitori. Aprii un cassetto del soggiorno. Non ricordo cosa stessi cercando. Rovistai nervosamente in quel cassetto. Doveva essere importante per me trovare ciò che cercavo. E i miei occhi caddero su un piccolo quaderno ben curato, senza una pur piccola piega, riposto in un angolo del cassetto e scritto da mani spinte da travagli, che chiedevano compassione e che gelosamente e segretamente era stato collocato lì dentro. Un quaderno senza tempo e con la voce del silenzio a me parlava. Io lo ascoltavo ed esso con la voce tremante mi raccontava quanto era stata dura e difficile la vita portata dolorosamente avanti nel mezzo di realtà senza conforto. Lo sfioravo. Lo accarezzavo e il mio cuore si adagiava teneramente sulle pagine che chiedevano pietà e commiserazione. Esse si cibavano e si alimentavano di orgoglio e dignità. La dignità dell'essere giusti e di vivere il dramma di angosce senza fine: la nota delle spese giornaliere, accuratamente riportate su quei fogli che il tempo avrebbe fatto ingiallire e sarebbero stati nascosti da sguardi curiosi di chi vuole conoscere gli stenti e i sacrifici di anime sfortunate per una vita che a volte è cruda e sciagurata. Mi accorsi dunque che mia nonna faceva fatica a vivere discretamente essendo le entrate economiche molto scarse. Ma vi erano tre bocche da sfamare. L’unica gioia per mia nonna era quella di averli vicini e di riempirli d’amore, come solo una mamma giusta e amorevole sa fare. I figli: l’unica certezza per la quale continuare a vivere, avendo perso il marito che il destino infame gli aveva rubato. E allora si fecero avanti i miei sbiaditi ricordi di adolescente, quando a volte mi burlavo di lei che viveva a casa nostra. Da poco più che fanciulli, si è spesso cattivi e non si capiscono le angosce e i drammi che hanno vissuto anche le persone a noi più care.

Quel marmo freddo dove sei rinchiusa, e io che venivo a trovarti con tua figlia. Lo toccavo e mi facevo il segno della croce e pregavo per la tua anima. Tutt'attorno cipressi che propendono all’amore dei suoi figli sfuggiti alla vita, li custodiscono sotto le loro ombre e li proteggono dalla calura estiva, ma non possono dare tepore nel freddo dell’inverno e non li salvano dall’incuria e dall’indifferenza degli uomini che li degnano solo di sguardi distratti e sfuggenti, e sono gretti e avari di sinceri sentimenti d’amore e di pietà verso quei corpi immobili che conosceranno solo il buio più nero della notte. Uomini meschini. Io non ho più raggiunto quel tuo sepolcro e venirti a trovare. Ma dove sei? Io non credo al corpo che non si muove e né più parla, e si abbrutisce nell’oscurità senza fine.  Ma nella quiete rinasceranno. Siamo fatti di altro e non ci consumiamo mai. Sei rimasta un triste e inesauribile ricordo. Il tuo ricordo inconfondibile nei miei trascorsi. E quel marmo si fa sempre più freddo e ancora spera di essere raggiunto. Ma il corpo di mia nonna si è dissolto e consumato dal tempo. Il tempo inglorioso ci invecchia e non risparmia neppure i corpi spenti per mano della morte. Corre e va incontro al futuro. E tutto si esaurisce. Chissà se rimane una pur minima particella di noi nell'etere e fuori dal cosmo e che ferma il tempo con la sua invisibile potenza... Chissà…

Vincere la morte. È forse questo il più grande desiderio dell’uomo? È forse questa la sua più ardente brama di tutta una vita? Sono forse queste le più grandi aspirazioni e ambizioni dell’uomo che l’accompagnano nel corso della sua vita?

Siamo fatti di sogni, e di sogni e speranze viviamo. L'incertezza, nostra madre del domani che non ama porgerci la Verità. Ostinata è l’incertezza che lotta contro le Sibille che donano responsi e vaticini, anche se bugiardi, ma che ci danno la speranza in un benevolo futuro. E quelli che sperano siano beati per aver dato fiducia all'eternità.

 

 

  

Roberto Zaoner

 (19/12/2021)

 

  

SINOSSI:

 

  

Questo è un breve racconto di cui ho voluto tributare un omaggio doveroso a mia nonna, di Benevento, che ha condotto una vita difficile e di stenti economici: una vita sfortunata e che il destino infausto le ha rubato il marito quando lei era ancora giovane e aveva davanti a sé una vita che le poteva riservare un futuro migliore. E invece, rimasta vedova, ha dovuto rimboccarsi le maniche e con una modesta pensione "tirare avanti la baracca" con tre figlioli da accudire.

 

 

Informazioni generali

  • Categoria: Poesia
  • Eseguita il: 19 dicembre 2021

Informazioni sulla vendita

  • Disponibile: no

Informazioni Gigarte.com

  • Codice GA: GA220178
  • Archiviata il: 02/11/2024

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