POESIA: "L'ULTIMO RESPIRO"
2019
“L’ULTIMO RESPIRO” Il background della poesia di Roberto Zaoner, intitolato "L'ultimo respiro", è un omaggio al padre dell'autore, che spirò nell'ottobre del 2008 in un letto d'ospedale. La poesia riflette sull'irreprensibile condotta del padre, rispettoso e stimato, e sull'amore che ha donato al poeta, soprattutto la vita stessa. La poesia esprime anche l'amore e l'apprezzamento dell’autore per il padre, che "mi ha dato tanto nella sua vita e con amore: anzitutto la vita. I figli non dimenticano". L'ispirazione dietro "L'ultimo respiro" è stata il desiderio del poeta di onorare e ricordare il padre, scomparso, attraverso un omaggio poetico che riflette sulla vita virtuosa del padre e sul profondo legame tra padre e figlio. La lirica esprime il desiderio di vedere il padre splendente e celato di amori mai sopiti, rivelando un'intensa emozione e un profondo legame familiare. La poesia sviluppa immagini evocative e sentimenti di stupore, amore infinito e accettazione della morte come parte del ciclo della vita. Inoltre, l'autore riflette sul divino e sull'accettazione della propria fine, con un mix di tristezza e speranza nel futuro. L'uso di "l'ultimo respiro" è una rappresentazione simbolica della morte del padre, catturando la finalità e la gravità del momento. Serve come una metafora toccante che incapsula il tema centrale del poema: onorare la memoria del padre del poeta. Il titolo "L'ultimo Respiro" utilizza l'espediente letterario del simbolismo per trasmettere il significato più profondo e la risonanza emotiva del poema, che è un omaggio al defunto padre del poeta. Usando questo titolo simbolico, Zaoner è in grado di trasmettere la gravità e il significato del momento che sta commemorando, elevando la poesia oltre una semplice narrazione e impregnandola di un significato emotivo più profondo e di temi universali di amore, dolore ed esperienza umana. Il titolo simbolico è un potente espediente letterario che modella l’atmosfera generale e l’impatto della poesia. PREFAZIONE: Poesia dedicata a mio padre, che esalò l’ultimo respiro in un pomeriggio d’ottobre dell’anno 2008, in un letto d’ospedale, accompagnato da una, tante guide verso la luce eterna che si era meritata per la sua irreprensibile condotta qui sulla terra, rispettando il prossimo e ottenendo da quest’ultimo sincera gratitudine e molta stima. Dedicata a mio padre, che mi ha dato tanto nella sua vita e con amore: anzitutto la vita. I figli non dimenticano. TESTO: (per mio padre) Ascosa era la sua sembianza. Riluceva di raggi irradianti nella notte ombrosa la sua fonte come un baleno, guizzo luminoso. Timidamente come tratteggi incerti di un disegno mai compiuto appariva la vaga sua labbia innaturale con evanescenti riflessi, e come una barca da me tanto amata parea incagliarsi contro il massiccio scoglio nell’aria caliginosa. Illesa ne usciva e abilmente si districava nel suo cammino a formarsi, e nulla potevano nembi e cirri nell’oscurità. Acquattato me ne stavo e soffrivo di stupore perché non sapevo. E anelavo all’infinito amore. Orsù, mostrati agli occhi miei col fascino tuo splendente e celato di amori mai sopiti! Potresti mai fermarti ora che con la tua lucentezza ci neghi la visione delle stelle che ci guardano scintillanti nel firmamento? Alzo un braccio a indicar muto ai miei cari la tua presenza e fermare la tua corsa mentre ti stai formando al mio cospetto. Tenerti stretta a me vorrei scintillante d’amor luce la tua parvenza. Ma turberei in siffatto modo il disegno tuo divino che nella volta celeste giace e io morente non avrei più pace. D’un tratto non più orfica mi appari e mi sveli il tuo arcano silenzio. Una carezza d’aura sfiora la mia anima e con gli occhi socchiusi vedo confusamente voi che dalla finestra di questo luogo piangente di sofferenza, dolore e speranza, m’inganno tristemente d’esservi accanto a saziarmi dei miei ardori ancor affamati di vita rubandoli alla morte. Mi rivelasti o’ mio Altissimo: mia sembianza su carta svellesti dal tuo mobiletto, figlio mio, ma io la ricomporrò e non potrai sapere. Perché mi hai fatto questo? Non posso così assurgere al divino con la rabbia che è dentro di te. Ma io ti amerò sempre e risplenderò nelle alte vette. Non più uno ma tanti riflessi d’amori infiniti dai vivaci colori come caleidoscopi si svelano solo nella mia mente, e voi che siete accanto a me non vedete ciò che io vedo. Vogliono dolcemente tirar fuori l’anima da me morente e non soffrirò più nella valle di una terra insultata senza ormai più lacrime e angosce che sto lasciando col cuore quieto, stanco e speranzoso. Voglio andar via. Non piangete per me! Di là dal tempo capirete. Anch’io un giorno mi rifletterò a voi a consolarvi allorché abbandonerete senza più forze le vostre ansie di vita. diritti riservati Roberto Zaoner (03/07/2019, rimodulata nella 9^ strofa il 10/05/2022)
Informazioni generali
- Categoria: Poesia
- Eseguita il: 03 luglio 2019
Informazioni sulla vendita
- Disponibile: no
Informazioni Gigarte.com
- Codice GA: GA213856
- Archiviata il: 18/05/2024
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