Ciclo
Uno scoppio, un crollo, un grido soffocato: per loro non c'era che un posto nelle tenebre. Discinte, scarmigliate, le donne corsero alla notizia tremenda: solo i vapori di zolfo della Gessolungo stavano ad attenderle. Sotto quelle macerie c'erano i loro figli, i loro mariti, i loro fratelli. Chiesero, pregarono, implorarono...il cielo era implacabilmente sereno. Il giorno dopo si celebrarono i solenni funerali "di lusso".
Totò Amico si trovò a passare in quel momento e ne ricevette una impressione straziante. Da quel giorno le "madri" divennero la tematica fondamentale della sua pittura. Sono vecchie madri dai volti emaciati dal dolore, distrutti dal tempo: ogni ruga è una incisione di sofferenza passata e pur sempre viva, lo sguardo è pieno di quell'amore che solo la maternità può generare in una donna e di quel senso di ribellione che solo un siciliano può profondamente capire e sentire. E, accanto alle madri, quei paesaggi di alberi senza fronde, di tronchi umani.
Nell'impressionismo diversi sono i pittori che hanno rappresentato alberi che tendono le "braccia" al cielo, Totò Amico, che in nessuna corrente particolare può inserirsi, rappresenta la tensione spasmodica dei tronchi verso il cielo: sono tronchi contorti, massicci, ma che ritraggono nelle linee e nei colori l'implacabile tragedia umana.
Nei paesaggi il colore si fa luce e in quella luce è un riverbero di vita, un'ansia di vivere che sconvolge. Nei suoi quadri che abbiamo potuto vedere in una recente mostra in una galleria d'arte nissena, è ravvisabile un'evoluzione coloristica che va dalle opere del '67 dalla varia tavolozza, a quelle del '68 in cui il colore si fa più acceso e intenso, i tramonti infuocati, a quelle del '69 che mostrano una tendenza viva al bianco e nero. Predominanti sono ovunque i grigi. Lo spazio - come bene lo definisce Addamo - "non tende a suggerire un al di là di esso, ma tende a riportarsi nell'interno del disegno stesso, dove luce e colore riescono a comunicare una perplessità esistenziale, la sottile intellettualistica inquietudine di un mondo senza storia. La Sicilia, ancora. Ma restituita così: nel panico mortale di un tramonto, nella malinconia chiusa che nasce da un tronco roso dal tempo, da linee di colline dove l'uomo non passa, da una pietra insensatamente presente e che ha riflessi talvolta d'acciaio"
Marisa Sedita [Docente di latino e greco]
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