Mostra Caltanissetta Palazzo del Carmine
In più io vi trovo una vitalità nuova, un desiderio prorompente di vita, che nelle prime opere appariva velato da una nota di pessimismo (ricordo i suoi patetici "Suonatori" e certe sue "Donnine" ), a parte il dramma apertamente espresso nella "morte" dei minatori e nel dolore delle madri "i cui volti si raccolgono come grappoli di pena dietro il primo piano di vacua solennità dei prelati", così stupendamente definite da Leonardo Sciascia.
Di quel tema è presente alla mostra una intensa splendida variante.
La sua attenzione si appuntava allora con altrettanta partecipazione tanto su quel dolore che sulle piccole cose ed il risultato era sempre controllato sia sul piano formale che su quello contenutistico.
Che in questa mostra prevalga, con poche eccezioni, siffatta tendenza vitalistica mi pare un fatto positivo. Totò Amico esprime ancora tutto se stesso e chiarisce altri aspetti della sua personalità creativa, che non tollera facilmente remore al suo libero espandersi, nel desiderio di realizzarsi interamente nell'accettazione totale della realtà più viva, di cui sceglie e seleziona gli aspetti più rispondenti alle sue esigenze di uomo e artista.
Da qui l'apparente allentarsi dell' "impegno", di cui, forse non si avverte sempre la tensione; ma è pur sempre un "impegno", e difficile anche da sostenere, il ricercare continuo di questa realtà tanto discussa e sempre in pericolo di essere estromessa dall'arte, salvo a rientrarvi per vie traverse sotto strane e sofisticate giustificazioni formali - la pop art, ad esempio - con un distacco tanto più freddo quanto più legato alla brutalità dell'oggetto proposto.
Ma l'espressione figurativa del nostro artista non corre il rischio di queste contaminazioni, che sarebbero estranee ai suoi interessi umani.
Il suo tratto, i suoi colori, con prevalenza dei rossi e dei turchini, saturi ed elaborati e talora violenti, mantengono un vigore così comunicativo che qualificano l'opera tanto sul piano formale che su quello espressivo. Anzi il dualismo non si pone affatto ed ogni problematica viene meno dinanzi a tanto rigoglio di vita espresso da "questi turbinanti volti femminili" le cui chiome sensuali disegnano viluppi ondulati di linee: i volti si assiepano, sospinti nell'angolo del foglio e l'ampio vuoto opposto ne esalta la presenza.
Tra queste composizioni trova posto la natura in certi aspetti aspri e rigogliosi, di rocce scoscese e alberi contorti, dalle chiome folte con i rami tesi tragicamente, come braccia contro cieli intensi.
La forza del tratto, accompagnato dalla espansione irruente dei colori, riscatta sempre l'opera dal pericolo della banalità illustrativa.
Il pittore esteriorizza il suo estro in queste figurazioni assecondando il suo fondamentale bisogno di esprimere interamente l'ampia gamma di percezioni, di constatazione di esperienze attinte dalla nostra realtà, che nel dolore e nella gioia dell'essere avrà sempre da dirci qualcosa di nuovo.
Infatti nuovi interessi già premono accanto ai motivi che l'artista va ancora sviluppando, e gli altri documentano la fondamentale unità e continuità del suo "iter".
E' sempre la grande realtà, nella sostanza, che Totò Amico continua ad interrogare e rivedere con rinnovato interesse e calore umano.
Gino Cannici [Docente Storia dell'arte]
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