Un ruscello di ombre
La galleria Tiziana Di Caro inaugura la nuova stagione con la terza mostra personale nei suoi spazi (Kemosabe, Salerno, 2013, It's a Zodiac Rain, Napoli, 2016) di Maxime Rossi (Parigi, 1980) intitolata 'Un ruscello di ombre' che inaugura venerdì 27 settembre 2019 alle ore 19:00 in Piazzetta Nilo, 7.
Il lavoro di Maxime Rossi si caratterizza per una molteplicità di tecniche utilizzate e la versatilità dei temi. La messa in discussione della logica di senso insieme al costante e alle volte caustico sarcasmo, sono elementi che caratterizzano profondamente la sua produzione. I cicli tematici che Maxime Rossi sviluppa non seguono una precisa cronologia: possono scomparire per poi tornare, alle volte anche dopo molti anni. I suoi punti di riferimento spaziano dalla storia dell'arte, alla cultura pop, passando per il fumetto o la musica, implicando sempre nuove collaborazioni con artisti, artigiani o esperti operanti in diversi ambiti e discipline.
Il titolo scelto per questa mostra, Un ruscello di ombre è, come afferma lo stesso Maxime Rossi, “inaspettato”, da non intendersi per il significato in relazione al progetto espositivo, quanto piuttosto per l'immagine che trasferisce, cioè per la visione che genera.
Le opere, appositamente realizzate per questa mostra, riprendono un progetto iniziato dieci anni fa, ed esposto nel 2012 al Palais de Tokyo in seno alla mostra personale Minah Dilemma e sono il risultato di un processo lento e casuale: si tratta di spartiti di Frédéric Chopin stampati in grandi dimensioni e poi adagiati in prossimità della tomba del compositore polacco al cimitero di Père Lachaise a Parigi. Essi vengono collocati sotto i salici piangenti che sporgono sopra la tomba, e ai cui rami vengono appesi dei pennarelli di vari colori. Mossi dal vento o dagli uccelli che su questi rami si poggiano, i pennarelli iniziano a gocciolare “macchiando” la carta e al contempo generando interferenze con la scrittura musicale. Il caso è il principale artefice di questi segni colorati che, intromettendosi, determinano delle variazioni emotive e immaginarie.
Grazie anche alla recente lettura del manga Boku no Chopin, Rossi è tornato nuovamente sul tema. Nel manga si racconta dell'amicizia tra il musicista polacco e Franz Liszt, e del loro approccio alla musica in una splendente Parigi. Ne deriva una nuova serie di spartiti, ancora una volta trattati col dripping come nel cimitero di Père Lachaise, ma c'è una variazione che caratterizza il progetto napoletano. Gli spartiti sono ancora più vibranti grazie all'utilizzo di delicati intagli di foglie e fiori di carta. Le opere di questa serie si completano di elementi che si sovrappongono, senza però essere mai carichi, anzi al contrario mantenendo una totale e rarefatta leggerezza.
La mostra si compone di un'imponente installazione intitolata Père Lachaise Vol. II che occupa le prime due sale della galleria, installazione che include varie sequenze di spartiti infilati in una struttura di fili sospesi. Tale struttura, immaginata come se fosse un magazzino, permetterà di guardare le opere solo lateralmente e di infilata, generando una fruizione non analitica che inibisce la contemplazione dei singoli dettagli. Questa struttura installativa genera un meccanismo perverso e paradossale per cui all'osservatore non verrà permesso di guardare le opere con chiarezza e anche lo sforzo più intenso non sarà mai tale da poter attingere alle immagini nella loro totalità. Questo ostacolo viene superato nell'ultima sala, dove le opere sono distribuite in totale libertà avvolgendo l'osservatore e rivelandosi in tutti i loro dettagli.
A differenza di molti altri progetti di Maxime Rossi queste opere evocano il silenzio e la calma, proprio nel rispetto della volontà di Frédéric Chopin che ha sempre preferito l'intimità al grande pubblico.
venerdì 27 settembre 2019
piazzetta nilo, 7 - NAPOLI - NAPOLI - Italy
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