Achille Perilli. Beyond
ACHILLE PERILLI. BEYOND
14 novembre 2019 - 29 febbraio 2020
Palazzo Petrangeli, Bagnoregio (VT)
Vetrya Corporate Campus, Orvieto (TR)
a cura di Davide Sarchioni
con la collaborazione di Nadja Perilli
Vernissage:
14 novembre, ore 18.30
Palazzo Petrangeli, Via Roma 28 - Bagnoregio VT
15 novembre, ore 18.30
Fondazione Luca e Katia Tomassini
c/o Vetrya Corporate Campus, Via dell'Innovazione 2 - Orvieto TR
La Fondazione Luca e Katia Tomassini e Il Comune di Bagnoregiosono lieti di presentare “Achille Perilli. Beyond”, l'importante progetto espositivo dedicato a uno dei grandi protagonisti dell'astrazione in Italia che è stato recentemente celebrato con un'ampia retrospettiva al Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo nel 2018 e con una mostra alla Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra a Ottobre 2019.
La mostra è curata da Davide Sarchioni con la collaborazione di Nadja Perilli e sarà articolata in due sedi distinte con doppia inaugurazione: giovedì 14 novembre alle 18.30 a Palazzo Petrangeli di Bagnoregio (VT) e venerdì 15 alle 18.30 al Vetrya Corporate Campus di Orvieto (TR).
Achille Perilli (Roma, 1927) è un maestro riconosciuto che ha contribuito a segnare profondamente le vicende dell'arte italiana e internazionale del Novecento a partire dal secondo dopoguerra quando, con le significative esperienze nell'ambito del gruppo “Forma” fondato nel 1947, sancisce la prima fase importante di una straordinaria avventura creativa condotta per oltre settant'anni con grande rigore, coerenza e lucidità intellettuale, sia sul piano artistico che su quello teorico, rispondendo attraverso i linguaggi dell'astrazione e con inusitata libertà e destabilizzante inventiva, alle problematiche poste dalla cultura visiva contemporanea di ogni epoca che ha attraversato.
Mosso da una peculiare capacità di guardare oltre, Perilli ha spinto la sua creatività in direzioni sempre più poliedriche, spesso anticipando i tempi, studiando, assimilando e reinterpretando di volta in volta e in senso evolutivo le istanze delle avanguardie non figurative (da Kandinsky a Mondrian, da Klee a Malevi?) insieme ai nuovi linguaggi a lui coevi in ogni possibile declinazione e sperimentazione.
Uno degli aspetti fondanti della sua ricerca è l'interesse sulle questioni della “forma” in relazione allo “spazio”, inseguendo costantemente l'idea di associare con soluzioni sempre nuove e cariche di sensibilità poetica, la razionalità con l'inconscio, la libera forma lirica con lo spazio rigido e geometrico, individuando proprio nella geometria l'emblematico incontro scontro tra due mondi contrapposti.
Dopo i lavori degli anni Cinquanta, dopo i cosidetti “fumetti” dei Sessanta, caratterizzati da un segno pittorico libero e quasi calligrafico, ma articolato in rigide inquadrature come sequenze di una narrazione, Perilli approda alla definitiva svolta dell'”Irrazionale geometrico” dettata dalla necessità di sviluppare la ricerca di uno “Spazio Immaginario”, apparentemente illogico e irrazionale, descritto attraverso l'inesauribile formulazione di germinazioni geometriche in cui solidi e figure inverosimili sono articolati seguendo visioni e prospettive multiple, infinite combinazioni e possibilità di proliferazione per offrire punti di vista ambigui, contradditori e labirintici che travalicano i limiti della prospettiva tradizionale e compongono un gioco infinito di rimandi e di concatenazioni.
Si tratta della continua messa in discussione e dell'analisi critica dello spazio razionale astratto e geometrico, con le sue implicazioni politiche, sociologiche e culturali, quale specifica rappresentazione del mondo, proponendone l'incessante riformulazione, spingendosi oltre ogni regola e ordine costituito per indagare la percezione della realtà e codificarne il senso più vero e profondo. L'artista ritorna alla geometria per trasgredirne le regole dall'interno e sovvertirne il senso distruggendo i suoi fondamenti e le sue certezze, costruendo tra la forma e il colore una dimensione di assoluta e “folle” libertà immaginativa.
Perilli ha continuato imperterrito fino a oggi a sviluppare tale direzione di ricerca in un “continuum” di approdi sempre nuovi ed esaltanti, tutt'oggi di sorprendente attualità e vitalità estetica, come nella selezione di lavori recenti degli anni 2000 che costituiscono il fulcro di questa mostra presentata in due atti, tra Bagnoregio e Orvieto, concepiti come complementari, l'uno come continuazione dell'altro.
A Orvieto, negli spazi di Vetrya, la Fondazione Luca e Katia Tomassini fa da contrappunto presentando una serie di 26 piccole e coloratissime composizioni insieme a una rigorosa sequenza di 13 dipinti di medie e grandi dimensioni a fondo nero realizzati tra il 2008 e il 2015, in cui le articolazioni cromatiche e strutturali delle forme si accentuano vivacissime in contrasto con l'oscurità che le avvolge, ponendole sfrontatamente alla ribalta senza nessuna modulazione o ripensamento e sembrano dilatarsi fino a emergere nello spazio fisico, come una dichiarazione decisa ed estrema. Si tratta di immaginifiche e proliferanti strutture eseguite sulle tonalità degli azzurri e dei verdi, con improvvise accensioni del giallo o del rosso che descrivono spazi virtuali analoghi a certe configurazioni digitali tridimensionali. Qui, più che altrove, l'artista sembra guardare al futuro (“In viaggio verso il futuro”, 2009), in sintonia con la nuova dimensione ubiquitaria offerta da internet e dai social-network, attraverso formulazioni geometriche che conquistano spazi inesplorati, frutto del nostro inconscio e della nostra percezione.
A Bagnoregio, nelle sale di Palazzo Petrangeli, si snoda un percorso assai variegato che affronta sinteticamente diversi e importanti momenti di ricerca, anche distanti nel tempo, accostando le numerose tele recenti, ora dai cromatismi accesi e brillanti ora ora giocate sulle tonalità degli ocra e dei marroni e in cui alle “geometrie irrazionali” si sostituisce la bidimensionalità di un “tracciato topografico”, ad alcuni lavori legati alle esperienze del gruppo “Forma” come “Paesaggio astratto” del 1947, recentemente esposto nella grande retrospettiva dell'Ermitage del 2018, e “A di grande spazio” del 1951. La mostra esprime quella peculiare versatilità dell'artista individuabile anche nell'utilizzo di medium differenti, esemplificati dalla serie dei raffinatissimi lavori su carta degli anni Ottanta, alcune storiche sculture totemiche degli anni Sessanta, le cosiddette ”Colonne” istoriate, le ceramiche e le terrecotte degli anni Novanta con i “Bistorti” e le “Argille”, materiali che sanciscono un legame emblematico con questo territorio dove Perilli e la sua fimiglia vive da molti anni.
La mostra “Achille Perilli. Beyond”, che raggruppa complessivamente una selezione di 68 lavori, sarà aperta al pubblico dal 14 novembre 2019 al 29 febbraio 2020 presso Palazzo Petrangeli di Bagnoregio (VT) e da venerdì 15 novembre al 29 febbraio 2020 presso la Fondazione Luca e Katia Tomassini, negli spazi del Vetrya Corporate Campus di Orvieto (TR).
È organizzata da Fondazione Luca e Katia Tomassini e il Comune di Bagnoregio, in collaborazione con Vetrya, Casa Civita, Archivio Achille Perilli e Terramedia-LaDI Art di Isaco Praxolu.
La mostra sarà seguita dalla pubblicazione di un catalogo con riproduzioni fotografiche delle opere, degli allestimenti e con diversi contributi critici.
venerdì 15 novembre 2019
via dell'innovazione 2 - Orvieto - Terni - Italy
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