Prorogata al 4 febbraio la mostra Il paradiso di Cuno Amiet, da Gauguin a Hodler, da Kirchner a Matisse
A causa del grande successo di pubblico riscosso, il Museo d'arte di Mendrisio ha deciso di prolungare la rassegna dedicata al pittore svizzero
Il paradiso di Cuno Amiet da Gauguin a Hodler da Kirchner a Matisse sta ottenendo un grande successo, oltre ogni aspettativa: l'affluenza del pubblico e le richieste di poter visitare l'esposizione sono tali che il Museo d'arte Mendrisio ha deciso di prolungarne l'apertura fino al 4 febbraio.
La rassegna del Museo d’arte di Mendrisio, la prima in Ticino e in area italiana, composta da circa settanta dipinti e una sessantina di opere su carta, ricostruisce il lungo e ricchissimo percorso pittorico di Amiet. Capolavori provenienti dalla Fondazione Amiet di Oschwand e da svariati tra i maggiori istituti museali della Svizzera: primo fra tutti il Kunstmuseum di Soletta, il quale vanta nelle sue collezioni alcuni tra i più significativi dipinti del pittore, seguito dal Kirchner Museum di Davos, il Kunstmuseum di Berna, il Kunsthaus di Zurigo, il Musée d’art et d’histoire di Friborgo, la Collection Pictet di Ginevra, l’Aargauer Kunsthaus, il Kunstmuseum di Olten, tra gli altri.
Esposte opere magnifiche come Ragazza bretone sotto gli alberi (1893), le tre versioni di Paradiso (quella, celebre, del 1894-1895, l’olio del 1900-1901 e l’ultima del 1958), Doppio ritratto (1903), Natura morta floreale (1904), Studio per “le ragazze gialle” (1905), ammirato da Kirchner, La ragazza gialla (1907), La raccolta delle mele (1907), Nudo femminile sdraiato con fiori (1912), Autoritratto davanti a un dipinto del giardino (1919), Liette (1932).
Amiet è noto per i suoi soggetti – i suoi paesaggi, le sue figure, le sue nature morte – sempre improntati a un forte senso di armonia e serenità.
Influenzato dalla forte spiritualità gauguiniana e Nabis, in una sorta di sacra unione uomo e natura e in parallelo all’esperienza francese dei Fauves vissuta all’insegna della ben nota joie de vivre, Amiet sviluppa nel tempo, senza mai venirne meno, un proprio codice di valori positivi, incentrat sul sentimento di pienezza e di felicità che si gode in un’esistenza trascorsa in armonia con il mondo esterno, pienamente appagata dalla bellezza della natura, dalle sue innumerevoli manifestazioni di luci e colori.
Amiet era senza dubbio, con Hodler, una delle figure di riferimento in ambito confederato, non solo per i suoi contemporanei, ma pure per artisti di una o due generazioni più giovani. All’interno del percorso il ruolo centrale occupato da Amiet nella storia artistica svizzera sarà testimoniato da una decina di puntuali confronti con artisti del panorama contemporaneo europeo da Paul Gauguin a Henri Matisse, da Giovanni Giacometti e Ferdinand Hodler a Ernst Ludwig Kirchner, da Alexej von Jawslensky e Marianne Werefkin a August Macke, da Gabriele Münter a Ernst Morgenthaler, così da poter ricreare nelle sale il clima nel quale si è mossa l’intera carriera di Amiet.
La qualità del suo colorismo, la sua inesauribile inventiva nella scelta e nella variazione dei soggetti, che lo avevano visto in prima fila nei radicali sviluppi dell’arte d’inizio Novecento, hanno attratto anche non pochi pittori ticinesi d’inizio secolo. Primo fra tutti Pietro Chiesa, ammiratore sia dei suoi temi, sia della sua linea stilistica, con il quale Amiet espose nel 1953 a Olten in una mostra di grande successo e che sarà ugualmente presente anche nella retrospettiva di Mendrisio.
A livello ticinese la mostra può contare sulla collaborazione di tutti i principali musei: MASI, Lugano; Pinacoteca Casa Rusca, Locarno; Museo comunale di Ascona; Fondazione Braglia, Lugano, i quali hanno acconsentito a prestare importanti capolavori delle loro collezioni anche a completamento della sezione dedicata ai confronti tra la produzione di Amiet e quella coeva internazionale.
La rassegna di Mendrisio, organizzata insieme alla Fondazione Amiet a Oschwand, si avvale della presenza nel Comitato Scientifico di Franz Müller, curatore del catalogo ragionato dell’opera di Cuno Amiet dagli esordi fino al 1960 per le edizioni ISEA/SIK, e di Aurora Scotti, tra i maggiori esperti di pittura italiana ed europea di fine secolo, entrambi anche autori di importanti contributi in catalogo. Questo sarà completato da un saggio di Simone Soldini, un testo sull’opera grafica a cura di Viola Radlach e dal consueto corpus di apparati a cura dei collaboratori scientifici del Museo d’arte Mendrisio.
ORARI:
-dal martedì al venerdì: 10-12 / 14-17
-sabato e domenica: 10-18
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