PAOLO ICARO Tensioni
PAOLO ICARO
Tensioni
A cura di Marco Meneguzzo
7.12.2013 . 8.02.2014
“Tensioni” è la parola che accomuna tutti i lavori di Paolo Icaro, scelti appositamente dall’artista per gli spazi di Studio la Città: si tratta di opere recenti, risalenti al massimo alla seconda metà degli anni Novanta, in cui si evidenzia e si sperimenta il senso fisico e mentale della “tensione”. Una lunga striscia di acciaio armonico che si autodispone sul pavimento o una fascia d’acciaio che si flette sotto il peso del gesso (serie di opere che costituiscono il nucleo della mostra) sono l’immagine – e la realtà – di una tensione, che si trasferisce immediatamente dalla realtà visiva al significato metaforico: una realtà instabile, forzata, che aspira a tornare a uno stato di quiete, che cerca il “luogo” migliore dove stare, sono tutte situazioni della materia di Icaro, ma anche della sua – e nostra – condizione esistenziale. E tutto avviene per piccoli spostamenti, per varianti minime, per movimenti impercettibili, perché la tensione è nella natura delle cose, ma non sempre si vede: ecco allora che l’artista “rende visibile l’invisibile” che quotidianamente ci circonda. Marco Meneguzzo, 2013
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Paolo Icaro, da un testo di Lara Conte
Un percorso alla ricerca di una nuova grammatica del fare scultura. Un’esigenza necessaria di mettere tutto, sempre, in discussione. Decostruire per ricostruire: ovvero Faredisfarevedere. Una vocazione del fare che oltrepassa la dimensione compiuta e immutabile dell’oggetto per esplorare il divenire; che esperisce una nuova situazione scultorea, la quale scorre accanto all’artista, nello stesso spazio dell’esistenza. Nei due decenni fondativi della sua ricerca – gli anni Sessanta e Settanta -, Icaro ha oltrepassato territori – in transito, negli anni Sessanta, da Torino a Roma, Da New York a Genova, e più stabile, negli anni Settanta, oltreoceano, a Woodbridge nel Connecticut con permanenze in Italia ogni anno, nel periodo estivo. Ha esplorato materiali; ha forzato i confini del linguaggio della scultura sino a raggiungere il grado zero per rifondare una nuova grammatica del fare […].
Lara Conte, Paolo Icaro 1967-1977
Cenni biografici:
Paolo Icaro Chissotti è nato a Torino nel 1936.
Studia musica e nel 1955 si iscrive alla Facoltà di Lettere presso l’Università di Torino. Nel 1958, abbandonati gli studi universitari, comincia a praticare la scultura nello studio di Umberto Mastroianni. Nel 1960 si trasferisce a Roma, dove nel 1962 ha la sua prima mostra personale alla Galleria Schneider. Nel 1964 ottiene il premio del Ministero per il Commercio con l’Estero alla III Biennale d’Arte della Ceramica di Gubbio. Nel 1965 è invitato alla IX Quadriennale di Roma.
Nel 1966 si trasferisce a New York, dove risiede sino al 1968. Oltreoceano nascono le Forme di spazio (1967), ribattezzate subito dopo Gabbie, strutture in profilati metallici in cui la scultura da occupare lo spazio si fa luogo, origine di spazio. Nel 1967 ha una personale alla Galleria La Tartaruga di Roma ed è invitato da Germano Celant a partecipare alla mostra Arte Povera Im-Spazio che ha luogo alla Galleria La Bertesca di Genova – città dove si trasferisce al ritorno in Italia. Nel 1968 inaugura una mostra personale alla Bertesca il cui titolo, Faredisfarerifarevedere, è paradigmatico della sua poetica. “Icaro esplora lo spazio: uno spazio da esperire col corpo, da misurare in senso fisico e mentale, da ricercare nel divenire del tempo. Uno spazio da raccontare, dove progetto e accidentalità, sacrale intimità e sottile ironia si fondono, conducendo la ricerca verso un continuo faredisfarerifarevedere della forma e del pensiero” (Lara Conte).
Fra il 1968 e il 1969 partecipa alle principali rassegne dell’avanguardia artistica internazionale che sanciscono l’affermazione di tendenze come l’arte povera, l’arte concettuale e la process art. Realizza infatti azioni al Teatro delle mostre, Galleria La Tartaruga, Roma (1968); a Arte povera più azioni povere, Amalfi (1968); è invitato a Op Losse Schroeven. Situaties en cryptostructuren, Stedelijk Museum, Amsterdam (1969); e a When Attitudes Become Form, curata da Harald Szeemann presso la Kunsthalle di Berna (1969).
Nel 1971 si trasferisce nuovamente negli Stati Uniti, nel Connecticut, dove soggiorna per tutto il decennio. Durante gli anni Settanta realizza cicli di lavori come I luoghi del punto e le Misure intime – percorsi di misurazione del corpo declinati attraverso l’utilizzo di materiali plastici diversi. Si avvicina allora al gesso, materiale che agisce sul tempo, conservando l’impronta del gesto rapido che lo ha plasmato. “Solo – o combinato con la pietra, il vetro, il legno, il piombo, la carta – […] il gesso diviene per lui materia d’eccellenza, in grado di restituire stati differenti dei volumi (levigatezze, scontrosità, solidità, fluidità), la loro tensione ed energia” (Mario Bertoni).
All’inizio degli anni Ottanta si trasferisce definitivamente in Italia. Nel 1982 tiene una mostra personale al PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano. Nel 1987 è invitato per una personale alla Palazzina dei Giardini di Modena presentata da Dore Ashton e Pier Giovanni Castagnoli.
Nel corso degli anni Settanta e Ottanta sono numerose le mostre personali in importanti gallerie europee e americane fra le quali si ricordano: Verna, Zurigo (1972, 1974, 1978, 1985); Françoise Lambert, Milano (1976); Marilena Bonomo, Bari (1976); Massimo Minini, Brescia (1977, 1982, 1989); Paul Maenz, Colonia (1978), Hal Bromm, New York (1978, 1979); Jack Tilton, New York (1985, 1986, 1989).
Nel 1990 viene pubblicata la monografia curata da Mario Bertoni (Essegi, Ravenna). Nel 1995 Danilo Eccher cura una sua mostra antologica alla Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Trento.
Nel corso degli anni Novanta è invitato a partecipare a numerose mostre collettive. Si segnalano: Arte italiana degli ultimi quarant’anni. Materiali anomali, Galleria d’Arte Moderna, Bologna (1997); Au rendez-vous des amis. Identità e opera, a cura di Bruno Corà, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato (1998); Immagini. Arte italiana dal 1942 ai nostri giorni, a cura di Fabrizio D’Amico, European Central Bank, Francoforte (2000).
Nel 2006 è presente alla rassegna Museo Museo Museo. 1998-2006 Duecentocinquanta nuove opere per la GAM, curata da Pier Giovanni Castagnoli presso Torino Esposizioni, dove viene esposto il nucleo di opere acquisito dalla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino nel 2005. Nell’ottobre 2007 è invitato da Luigi Ballerini a realizzare un intervento permanente per l’Italian Department della UCLA – University of California a Los Angeles. Prende parte a numerose mostre collettive, fra cui Time & Place: Milano – Torino. 1958-1968, a cura di Luca Massimo Barbero (2008) e Italics. Arte italiana fra tradizione e rivoluzione 1968-2008, a cura di Francesco Bonami (2008-2009).
Fra le personali degli ultimi anni si segnalano: Modalità, Lorenzelli Arte, Milano (2006-2007); Faredisfarerifarevedere, a cura di Mario Bertoni, Centro d’Arte e Cultura Chiesa di San Paolo, Modena (2008); Le pietre di marmo, mostra omaggio nell’ambito della XXV Biennale di Scultura di Gubbio, a cura di Giorgio Bonomi (2008); Biografia ideale, a cura di Ludovico Pratesi, Centro Arti Visive Pescheria, Pesaro (2009); 15 Stele 15, a cura di Lara Conte, Galleria Niccoli, Parma (2010); Su misura, a cura di Lara Conte e Mauro Panzera, Galleria Il Ponte, Firenze (2011); I do as I did, Lorenzelli Arte, Milano (2011); You, Space, Camec, La Spezia; Paolo Icaro. 1967-1997, Galleria P420, Bologna, a cura di Lara Conte; Living in America: sculptural events in Woodbridge, Galleria Studio G7, Bologna, a cura di Martin Holman.
Vive a lavora a Tavullia, in provincia di Pesaro.
sabato 7 dicembre 2013
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