La pittura di ogni artista è naturalmente legata alla sua storia, e la storia di Mirabasso, come quella di ogni pittore, comincia dal momento in cui si manifesta la sua vocazione, che in lui si rivela negli anni della prima adolescenza, quando si scopre abilissimo in quella che Michelangelo chiamava " l'arte di far figure". E seguendo, senza peraltro conoscerla, la lezione che De Chirico impartiva da fanciullo a se stesso, si esercita a dipingere riproducendo le opere d'arte studiate sui libri e nelle sale dei musei. Fra le copie in scala di celebri dipinti, anche una deposizione di Raffaello acquistata dal Museo Borghese come esempio di studio dei classici. Libero esercizio di artista, dunque, e diligente studio per il conseguimento di un diploma di Belle Arti daranno solide basi al suo fare arte. Un complementare studio delle arti grafiche e un'esperienza di lavoro creativo, che porta a farsi elemento prezioso nel campo della grafica editoriale e pubblicitaria, contribuiranno ulteriormente a rendere più completa e più varia la sua formazione. A questo ricco entroterra propedeutico al suo mandato di pittore va unita, non secondaria, quella scelta di vita che semplicemente sta tutta nella massima di Cecil Bacon che dice " Un uomo non è un uomo se non ha avuto un figlio, costruito una casa, piantato un albero". Mirabasso ha conficcato profonde radici in un territorio esemplare per edificare: la serena terra di Francesco d'Assisi, e ha edificato quella casa della vita che si chiama famiglia, avuto due figli e piantato più di un albero perchè la sua solida origine è contadina, e sulla terra del nonno, durante le felici stagioni estive della sua infanzia, ha presto conosciuto l'ineffabile rapporto con la natura che ha solo chi ha messo a dimora una pianta e l'ha vista crescere. La scelta di allontanarsi dal caos metropolitano per vivere immerso nella quiete di una dimensione a misura d'uomo, appare oggi, osservando la pittura di Mirabasso come una tra le più sicure della sua vita. Perchè è da questo solido intreccio della preparazione artistica con la sua vita che nasce la sua pittura. La connotazione più evidente di questa pittura intanto è la sua verticalità. Questo tendere all'alto privilegiando la forma eretta, cuspidale, sono segno evidente di una limpida vocazione alla spiritualità che si afferma non solo nelle architetture dei palazzi, delle case, dei campanili, perfino dei cipressi disseminati tra le architetture, che si innalzano lanceolati, puntando verso l'alto come indicazioni. Una spiritualità che tuttavia non si sposa con l'austerità che sembra ineludibile respirando il clima dell'Umbria. Mirabasso si specchia semmai nella sua solarità. I cieli che definiscono l'orizzonte dei suoi paesaggi murati sono accesi dal rosa gaudioso delle albe estive o dall'azzurro intenso delle terse giornate primaverili che annunciano fioriture odorose. Questi paesaggi, dove si respirano l'Umbria e la sua leggenda, ma anche la grazia di ogni luogo del nostro Paese delle città murate (Pienza, Feltre, Lucera o qualunque altra città italiana salva entro mura medioevali, ciclopiche o messapiche, comunque risparmiata dallo scempio edilizio degli ultimi decenni ) fra queste case, castelli, campanili, archi e cipressi si affacciano anche volti più che altro femminili di fresca dolcezza o severi profili riguardati dalla storia che ne variano l'incanto. Pittura in apparenza semplice in virtù della sua linearità, al contrario la costruzione matematica dei paesaggi murati di Mirabasso rivela l'armonia delle prospettive equilibrate da un sapiente movimento di assonanze e dissonanze, sintesi di tutte le lezioni della grande pittura, dalle prospettive giottesche a quelle dei cubisti.
Credo che sovrammettendo le linee di un pentagramma alle "picche" di questi cipressi "d'impari altezza" potremmo leggere una sequenza di note capaci di corrispondere a una delicata armonia. Perchè questi quadri sono compenetrati da un segreto e musicale incanto, risultato anche, non secondario, di un raffinare la pittura, come nell'arte di Mirabasso, fino al cesello. Poi si scopre che all'interno della grazia estetica dei suoi paesaggi vive soprattutto ciò che più attrae e li rende tanto comunicativi: la loro capacità di recare un messaggio rasserenante.
Berenice Jolena Baldini [Critico d'Arte.]
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