quo vadis
mista, 2024
STEFANO RICCIQuo Vadis?L’opera polimaterica di Stefano Ricci prende vita dopo una settimana trascorsa a Torre di Ruggiero, inCalabria, durante una residenza d’artista per il progetto Riciclart. Diversi oggetti di scarto trovati e raccoltipasseggiando nell’antico borgo diventano protagonisti dell’opera, dialogando con altri elementi plasticiinseriti dall’artista e parte della sua ricerca. A questi si aggiungono anche oggetti scartati e donati dagliabitanti del luogo.Elementi artificiali, come fili o resti di vecchie antenne, e sagome di animaletti in legno, forse realizzate daibambini di Torre di Ruggiero, alludono sia alla natura minacciata dai cambiamenti in atto che all’incubonucleare. Amalgamati da un dialogo cromatico di pigmenti terrosi, questi elementi costituiscono una sortadi mappa cromatica e concettuale di legami nascosti, temi da sempre oggetto della sperimentazionedell’artista, che opera da oltre trent’anni.In alto a sinistra dell’opera si trova ciò che resta di una vecchia finestra, utilizzata come cornice odiaframma di vite vissute, dalla quale spuntano tralci di vite, richiamando l’iconologia paleocristiana earcaica. Le spirali dei tralci si insinuano in un libro da cui emerge l’incipit del testo, scritto in corsivo edisseminato tra i diversi colori del quadro, che diventa così emblema e titolo dell’opera.La parte terminale di uno dei tralci di vite sigilla una piccola ampolla di vetro contenente l’acqua prelevatadalla sorgente sacra del luogo, una sorta di segno rivelatore aperto all’interpretazione di ciascuno di noi.Sulla fronte del calco in gesso del volto dell’artista sono presenti altri elementi, come un chakratratteggiato, un filo metallico spinato o la riproduzione pittorica del volto stesso, che suggeriscono ladissoluzione dell’ego.Le criticità globali vengono esorcizzate richiamando le origini archetipiche di una terra appartenuta almondo greco, corrispondente al luogo che ospita l’evento. Nella vela e nella spirale della prua disegnatavengono inglobati altri “frammenti di viaggio”: alcuni provengono da necropoli etrusche, altri dallo scambiocon gli altri quattro artisti durante la realizzazione delle opere, e altri ancora sono piccoli doni dei visitatori.In un atto performativo che richiama antichi riti divinatori, l’artista consuma una nocciola proveniente dalterritorio.La forma di una grande nave greca diventa dunque un auspicio collettivo a ricercare l’energia e la volontàper tracciare nuove rotte esistenziali. “Quo vadis?” si trasforma nella domanda urgente che l’umanitàintera, in questo momento di crisi epocale, dovrebbe porsi con rinnovata energia.
STEFANO RICCIQuo Vadis? ENGLISH VERSIONStefano Ricci multimedia work came to life after a week spent in Torre di Ruggiero, Calabria, during anartist residency for the Riciclart project. Various discarded objects found and collected while walkingaround the ancient village became central to the piece, interacting with other plastic elements introducedby the artist as part of his research. Additional discarded items donated by local residents were alsoincorporated into the artwork.Artificial elements, such as wires or remnants of old antennas, and wooden shapes of smallanimals—perhaps made by the children of Torre di Ruggiero—evoke both nature threatened by currentchanges and the nuclear nightmare. Blended together through a chromatic dialogue of earthy pigments,these elements create a kind of chromatic and conceptual map of hidden connections, themes that havealways been subjects of the artist’s experimentation for over thirty years.In the upper left corner of the artwork, there is what remains of an old window, used as a frame or lensinto past lives, from which grapevines emerge, recalling early Christian and archaic iconography. The spiralsof the vines weave into a book from which the opening lines of a text emerge, written in cursive andscattered among the various colors of the painting, thus becoming the emblem and title of the work.The end of one of the grapevine tendrils seals a small glass vial containing water from the sacred spring ofthe area, serving as a sort of revealing sign open to interpretation by each of us. On the forehead of theplaster cast of the artist's face, there are other elements, such as a sketched chakra, a barbed metal wire,or a painted reproduction of the face itself, which suggest the dissolution of the ego.Global crises are exorcised by recalling the archetypal origins of a land once part of the Greek world,corresponding to the location hosting the event. In the sail and the spiral of the drawn prow, other"fragments of the journey" are incorporated: some come from Etruscan necropolises, others fromexchanges with the four other artists during the creation of their works, and still others are small gifts fromvisitors. In a performative act reminiscent of ancient divination rituals, the artist consumes a hazelnut fromthe local area.The form of a large Greek ship thus becomes a collective wish to seek out the energy and determination tochart new existential courses. “Quo Vadis?” transforms into the urgent question that humanity as a whole,in this moment of historical crisis, should ask itself with renewed vigor.
Informazioni generali
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Categoria: Arte Materica
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Codice: pitt.
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Eseguita il: 24 agosto 2024
Informazioni tecniche
- Misure: 200 cm x 120 cm x 3 cm
- Tecnica: mista
Informazioni sulla vendita
- Disponibile: no
Informazioni Gigarte.com
- Codice GA: GA217782
- Archiviata il: 20/09/2024
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