Gruppo E: Le storie di ieri
Opere di Marco Bellomi, Giulio Belloni, Sabrina Bonetta, Ivano Boselli, Massimo Bruna,Valentina Carrera, Cislaghi Artist, Raffaele De Francesco, Francesco Epis, Paolo Lo Giudice, Monica Mietitore, Giuseppe Orsenigo, Lyudmila Vasilieva
inaugurazione 25 gennaio ore 18
la mostra proseguirà fino al 1 febbraio 2017
Orari:
dal mercoledì al venerdì dalle ore 15.00 alle ore 19.00
sabato e domenica dalle ore 11.00 alle ore 19.00
Ingresso libero
GRUPPO E: LE STORIE DI IERI
Per la quarta stagione della sua vita il Gruppo E, formato da fotografi e artisti contemporanei, raccoglie le proprie opere presso lo Spazio E di Milano.
Ogni stagione è stata legata a temi forti che hanno stimolato intellettualmente non solo chi doveva presentare il proprio contributo, ma anche l’eterogeneo pubblico del Naviglio milanese che ha saputo cogliere il forte impatto emotivo di una collettiva quando questa si fa forte di una valida idea portante.
Se la prima stagione era stata dedicata alle caratteristiche della personalità umana, la seconda alle tematiche legate alla figura di Leonardo da Vinci e la terza ai cinque elementi soprattutto nella loro accezione più spirituale, ora la stagione del Gruppo E del 2017 azzarda l’apertura ad un’altra arte: quella della musica.
Per cinque appuntamenti mensili lo spunto sarà dato da una famoso brano di musica contemporanea: Fabrizio De André, Nick Cave, Bob Dylan, Roberto Vecchioni, David Bowie.
Con gennaio e la coincidenza della mostra con il Giorno della Memoria il primo brano scelto è stato quello scritto da De Gregori e reso celebre dalla voce di De André: Le storie di ieri.
La storia della canzone è ben conosciuta e arricchita da un notevole contributo critico che negli anni l’ha presentata come poesia antifascista e manifestazione di una certa irrequietezza di fronte al movimento neofascista che portò alla fondazione, con la nascita della Repubblica Italiana, dell’MSI di Almirante. Fondamentalmente il testo è un dialogo generazionale di reciproca diffidenza e critica tra un’Italia illusa dal fascismo e un’altra Italia che invece vuole e ottiene una trasformazione, il tutto visto con uno sguardo disilluso che fatica a tracciare i confini tra il Bene e il Male.
Il nucleo tematico intorno al quale si è chiesto agli artisti di riflettere è quello rappresentato dalla chiusura della canzone, quando “Il bambino si è stancato di seguire gli aquiloni […] Guarda il muro e si guarda le mani”: dopo gli entusiasmi per la ricerca della libertà e la lotta e il sangue e le lacrime e le cicatrici in un percorso che è quasi un gioco per diventare grandi, adulti, si è obbligati a sedersi e a tirare le somme, spesso notando che il passato e il presente sono più simili di quanto si crede, che per arrivare al Bene si è dovuto fare del Male, che nulla è rimasto di quello per cui si era alzata la testa. Per la propria sopravvivenza è bene trovare una risposta che ci consoli, magari concentrando l’attenzione su valori più alti, su ideali che vadano aldilà delle singole vite, che facciano apparire la distruzione come secondaria. A volte questo processo è ipocrita e tende solo a ripulire in apparenza una coscienza macchiata, quando però si è retti dal principio assoluto e innegabile del Bene si è davvero trovata la risposta. (Alessandro Baito)
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